Pianta archeologica a proiezione verticale con alzato incisa da Etienne Duperac per l’editore Lorenzo Vaccari. Ricostruzione ideale della Roma Antica eseguita dal Duperac dopo un serio esame della pianta Severiana e della pianta archeologica di Pirro Ligorio, il maggiore studioso dei monumenti antichi di Roma dell’epoca. All’interno della città, è delineato ciascun edificio, riportando i nomi di quelli principali; questi includono il Colosseo, il Pantheon, le Terme di Diocleziano e il Circo Massimo. Fuori città sono contrassegnati le tenute di campagna (per esempio, i Giardini di Domiziano), i monumenti funerari (come i Mausolei di Adriano e di Augusto, ed i circhi di Nerone e Adriano). La lastra è stata intagliata dall’incisore ed editore parigino Étienne Dupérac, che si fece chiamare Stephanus durante il suo periodo di lavoro a Roma (1569-1582). Nella dedica a Carlo IX, l’autore stesso spiega come questa carta sia il frutto di quindici anni di studio di tutte le rovine e dei monumenti della Roma Antica e dei testi letterari correlati. In particolare, viene riportato un dettagliato resoconto della scoperta della pianta Severiana, i cui resti furono scoperti nella chiesa dei SS. Cosma e Damiano nel 1562. Hülsen segnala come unico esemplare originale conosciuto quello conservato al British Museum, che reca il nome dello stampatore Francesco Villamena. Inoltre, aggiunge che, nel catalogo della stamperia dei Vaccari è annoverata la “Roma antica d’otto fogli reali, intagliata per mano di Stefano Duperach Parisino”, a lui sconosciuta. Frutaz obietta giustamente che la tiratura di Villamena sia solo una ristampa, databile ai primi del ‘600, quando l’editore era attivo a Roma. Nelle nostre ricerche, abbiamo finalmente rinvenuto un esemplare originale della pianta, finora sconosciuto, che è assolutamente da identificarsi con la “Roma antica d’otto fogli reali” del catalogo Vaccari, citata da Hülsen. Infatti l’esemplare, conservato nella collezione cartografica della Newberry Library di Chicago, reca proprio l’imprint di Lorenzo Vaccari, editore anche della raccolta I Vestigi dell’Antichità di Roma Raccolti et Ritratti in Perspettiva con ogni diligentia da Stefano Dv Perac Parisino (1575). Tra il 1649 ed il 1660, Gian Giacomo de Rossi ne pubblica una ristampa, utilizzando i medesimi rami (presumibilmente acquisiti dalla bottega del Villamena), ma aggiungendo scene dell’Antica Roma e una legenda tipografica con 159 richiami a monumenti. L’opera è descritta nell’ultimo catalogo della tipografia de Rossi, redatto da Lorenzo Filippo nel 1735 (p. 16, n. 1) come “Roma Antica di Stefano du Perac Parigino intagliata a bulino da Francesco Villamena co’ trionfi de Romani antichi, intagliati a bulino da Jacopo Lauro in dodici fogli reali grandi”. Dunque le tavole aggiuntive dei trionfi sono, secondo il catalogo, incise da Giacomo Lauro. Tale attribuzione viene respinta da Ashby e quindi da Hollstein, che attribuisce la lastre a Peter de Jode. La tipografia de Rossi fu venduta da Lorenzo Filippo, costituendo il fondo principale della neonata (1738) Calcografia Camerale (poi Regia, quindi Nazionale e oggi Istituto Centrale per la Grafica), luogo in cui sono ancora conservati i rami originali, erroneamente sotto il nome di Francesco Villamena. In alto, lungo il bordo superiore, è impresso il titolo: URBIS ROMAE SCIOGRAPHIA EX ANTIQUIS MONUMENTIS ACCURATISS. DELINEATA. A sinistra lo stemma con la sigla S.P.Q.R. (Senatus Populus Que Romanus). Nel cartiglio in basso a destra, con la raffigurazione dei gemelli Romolo e Remo, troviamo incisa la dedica: KAROLO IX GALLIARUM REGI CHRISTIANISSIMO STEPHANUS DU PERAC PARISIENSIS Quanta fuerit veteris illius popuki R. potentia atque amplitudo, karole regu[m] maxime, omnes sciunt:quae autem ipsius urbis, antiquis temporibus, maiestas ac pulchritudo, non alinde melius ac certius cognosci potest, quam ex admirabilibus veterum aedifitioru[m] vestigiis, q. Vertical projection archaeological map, engraved by Etienne Duperac for the publisher Lorenzo Vaccari. Ideal reconstruction of Ancient Rome carried out by Duperac after a serious examination of the Severian map and the archaeological work by Pirro Ligorio, the greatest scholar of ancient monuments in Rome at the time. Inside the city, each building is outlined with the names of the main ones; these include the Colosseum, the Pantheon, the Baths of Diocletian and the Circus Maximus. Outside the city are marked the country estates (for example, the Gardens of Domitian), the funerary monuments (such as the Mausoleums of Hadrian and Augustus, and the circuses of Nero and Hadrian). The plate was carved by the Parisian engraver and publisher Étienne Dupérac, who called himself Stephanus during his period of work in Rome (1569-1582). In the dedication to Charles IX, the author himself explains how this work is the result of fifteen years of study of all the ruins and monuments of Ancient Rome and related literary texts. In particular, a detailed account is given of the discovery of the Severian map, the remains of which were discovered in the church of Saints Cosma and Damiano in 1562. Hülsen reports as the only known original example the one preserved at the British Museum, which bears the name of the printer Francesco Villamena. Furthermore, he adds that the catalogue of the Vaccari print shop includes the "Roma antica d’otto fogli reali, intagliata per mano di Stefano Duperach Parisino”, unknown to him. Frutaz rightly objects that the Villamena's edition is only a reprint, datable to the early 17th century, when the publisher was active in Rome. In our research, we finally found an original example of the map, hitherto unknown, which is absolutely to be identified with the "Ancient Rome of eight royal sheets" of the Vaccari catalogue, quoted by Hülsen. In fact the exemplar, preserved in the cartographic collection of the Newberry Library of Chicago, bears the imprint of Lorenzo Vaccari, publisher also of the collection I Vestigi dell'Antichità di Roma Raccolti et Ritratti in Perspettiva con ogni diligentia by Stefano Dv Perac Parisino (1575). Between 1649 and 1660, Gian Giacomo de Rossi published a reprint, using the same plates(presumably acquired from the Villamena workshop), but adding scenes from Ancient Rome and a typographical legend with 159 references to monuments. The work is described in the last catalogue of de Rossi's printing house, edited by Lorenzo Filippo in 1735 (p. 16, n. 1) as "Roma Antica di Stefano du Perac Parigino intagliata a bulino da Francesco Villamena co’ trionfi de Romani antichi, intagliati a bulino da Jacopo Lauro in dodici fogli reali grandi”. ' So the additional plates of the triumphs are, according to the catalogue, engraved by Giacomo Lauro. This attribution is rejected by Ashby and then by Hollstein, who attributes the plate to Peter de Jode. The de Rossi printing house was sold by Lorenzo Filippo, constituting the main fund of the newborn (1738) Calcografia Camerale (later Regia, then Nazionale and now Istituto Centrale per la Grafica), where the original plates are still preserved, mistakenly under the name of Francesco Villamena. Example of the third state of four (cfr. Bifolco-Ronca, p. 2359) with the imprint Cura et Tipis Io. Iacobi de Rubeis in Romae ad Templ. Stae. Mae. De Pace cum Privil. Sum. Pont. Excudebat Romae Io. Iacob. De Rubeis. The work belongs to the ' Speculum Romanae Magnificentiae, the earliest iconography of ancient Rome. ' The ' Speculum ' originated in the publishing activities of Antonio Salamanca and Antonio Lafreri (Lafrery). During their Roman publishing careers, the two editors-who worked together between 1553 and 1563-started the production of prints of architecture, statuary, and city views related to ancient and modern Rome. The prints could be purchased individually by tourists and collectors, but they were also purchased in larger groups that were. Cfr.