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Stampe

Incisione d'allegoria e satira L'Italia si specchia nel Tevere Don Pirlone 1851

31,00 €

Il Tempo che fu

(Enna, Italia)

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Descrizione

Preziosa ottocentina allegorico - caricaturale Tema: L'Italia si specchia nel fiume Tevere Bella e rara incisione all'acquaforte di satira pungente e dissacrante sui Moti del 1848, detti anche Rivoluzione del '48 o Primavera dei Popoli, che sconvolsero l'Italia e tutta l'Europa nel 1848 e 1849. Estratta dall'introvabile: Don Pirlone a Roma. Memorie di un Italiano dal 1°settembre 1848 al 31 dicembre 1850. Autore: Michelangelo Pinto Editore: Alessandro Fontana Anno di pubblicazione: 1851 DON PIRLONE - 009/CIX Dimensioni Cm 22,00 x 16,00 Qualora vogliate delle scansioni migliori contattateci, soddisferemo ogni vostra richiesta. Contesto storico: I?moti del 1848, detti anche?rivoluzione del '48?o?Primavera dei popoli?furono un'ondata di?moti rivoluzionari?borghesi?che sconvolsero l'Europa nel?1848?e nel?1849. Scopo dei moti fu abbattere i governi della?Restaurazione?per sostituirli con governi liberali. Il loro impatto storico fu così profondo e violento che nel linguaggio corrente è entrata in uso l'espressione «fare un quarantotto» per sottintendere una improvvisa confusione e scompiglio. La prima agitazione europea del 1848 si verificò in Italia: la?rivoluzione siciliana?che esplose il 12 gennaio di quell'anno, che rappresentò la prima miccia dell'esplosione europea. L'insurrezione siciliana, infatti, spinse in un primo momento i Borbone a concedere il ritorno nell'Isola alla?costituzione del 1812. Seguì una rivoluzione a?Napoli, il 27, che costrinse, due giorni dopo,?Ferdinando II?a promettere una Costituzione, promulgata l'11 febbraio. Lo stesso 11 febbraio?Leopoldo II di Toscana, cugino primo dell'imperatore?Ferdinando I d'Austria, concesse la Costituzione, nella generale approvazione dei suoi sudditi. L'esempio borbonico fu seguito da?Carlo Alberto di Savoia?con lo Statuto Albertino e da?Papa Pio IX?con lo Statuto Fondamentale. Solo il re piemontese mantenne però lo Statuto. In Sicilia il parlamento proclamò in marzo l'indipendenza, che sarebbe durata fino al maggio?1849. Nel napoletano la concessione e la successiva repressione delle libertà costituzionali, portò dal maggio al settembre di quell'anno a una serie di moti. In tutto il?Regno Lombardo-Veneto?scoppiarono rivolte, come le?Cinque giornate di Milano?che sfociarono nella?prima guerra di indipendenza. Nello Stato Pontificio una rivolta interna estromise papa Pio IX dai suoi poteri temporali e portò alla costituzione della?Repubblica Romana. La rivoluzione delle?Cinque giornate di Milano?e altre proteste indussero il Re?Carlo Alberto?a dichiarare guerra all'Austria. Le truppe vennero presto sconfitte e solo quelle francesi poterono far retrocedere gli austriaci. La successiva ascesa al trono di?Vittorio Emanuele II?fece del?Piemonte?il motore propulsore del processo di?unificazione italiana?che tuttavia si sarebbe ottenuto solo nel?1861. Per quanto i Moti del ’48 furono sedati abbastanza velocemente, le vittime furono decine di migliaia:?il destino della democrazia europea ci è sfuggito di mano?dichiarerà?Pierre-Joseph Proudhon. Gli storici concordano che la Primavera dei popoli fu, alla fin fine, soprattutto un sanguinoso fallimento, se si eccettua la concessione dello?Statuto Albertino?nel?Regno di Sardegna?da parte di?Carlo Alberto di Savoia, l'unica costituzione non revocata di quelle concesse o votate nel 1848-49. Vi furono tuttavia radicali e notevoli effetti a lungo termine:?Germania?e Italia sarebbero presto arrivate all'unificazione facendo leva anche sulla necessità di?autodeterminazione dei popoli. Analogamente l'Ungheria?sarebbe giunta ad un parziale riconoscimento della propria autonomia (a discapito della popolazione?slava) grazie all'Ausgleich?del?1867. In?Prussia?e?Austria?fu abolito il? feudalesimo, mentre in?Russia?fu eliminata la?servitù della gleba nel 1861. Tavola allegorico - caricaturale sullo stato dell’Italia del tempo, incisione su rame ricca di significato e rappresentazione mediante satirica dissacrante della condizione della nostra penisola oppressa. Le tavole dell'opera furono in parte riprese dal giornale romano Don Pirlone, quotidiano, uscito dal 1 settembre 1848 al 2 luglio 1849 (con una interruzione dl 29 aprile al 7 maggio 1849), ma in parte furono realizzate appositamente per questa opera. Tra gli incisori sono presenti anche i nomi di Ratti, Vaiani, Monneret, Gallucci, Pichi, Masutti. Il titolo Don Pirlone deriva quasi sicuramente da una maschera creata dallo scrittore satirico Girolamo Gigli (1660 - 1722). Si trattava di una specie di Tartufo molieresco, ispirato ad una figura reale, il canonico Feliciati di Sarteano. Nei tre volumi l'avvocato Michelangiolo Pinto raccolse tutto il pubblicato del giornale, che fu il più temuto e allo stesso tempo il più apprezzato tra i molteplici giornali satirici che si pubblicavano nella Roma di Pio IX all'epoca delle grandi riforme volute dal Papa. I romani gli dedicarono perfino una canzone (Davanti un numero di gran persone - che mi salutano Viva Pirlone!)