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Stampe

ORTELIUS Abraham

Fori Iulii, Vulgo Friuli Typus

1570

250,00 €

Antiquarius Libreria

(Roma, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1570
Luogo di stampa
Anversa
Formato
245 X 190
Incisori
ORTELIUS Abraham
Descrizione
M. Van den Broecke "Ortelius Atlas Maps" (2011), n. 129.

Descrizione

Carta geografica tratta dal ' Theatrum Orbis Terrarum, edizione francese. Originariamente la carta del Friuli compare in un foglio con il lago di Como - che deriva da quella di Paolo Giovio - e con la mappa del Lazio. Dal punto di vista cartografico si tratta di una derivazione della carta di Giovanni Andrea Vavassore, che rappresenta la più antica carta a stampa dell’area. Non è certa, come afferma parte della letteratura, la sua diretta derivazione dal manoscritto realizzato dal pittore udinese Giovanni Antonio Cortona, databile a prima del 1554. L’opera del Guadagnino, infatti, si mostra più accurata nella rappresentazione del rilievo montano, oltre ad un’evidente scrupolosità nella fitta riproduzione dei bacini dei tre fiumi maggiori, l’Isonzo, il Tagliamento e il Livenza. Le differenze maggiori con il modello del Cortona riguardano la toponomastica, infatti il Vavassore riporta solo i grandi centri abitati, castelli, abbazie, santuari e punti strategici di chiaraimportanza militare ed economica. Carta tratta dal ' Theatrum Orbis Terrarum ' e che è considerato il primo vero “atlante” moderno. L’opera fu pubblicata in 7 lingue e 36 edizioni, per il quale – nel 1570 - Ortelius ottenne il ' privilegio, ovvero una sorta di diritto d'autore che impediva ad altri cartografi di pubblicare i propri lavori. Il ' Theatrum ' rappresentava il lavoro più avanzato del lavoro della descrizione cartografica. L’Ortelius vi raccolse il sapere geografico e cartografico del suo tempo, proponendo in 147 spettacolari tavole incise l’immagine più fedele del mondo allora conosciuto e, in alcune straordinarie “carte storiche”, regioni e itinerari tratti dalla letteratura, dalla mitologia, dalla tradizione. Ortelius fu anche il primo a citare le fonti, menzionando i nomi dei cartografi nel “catalogus auctorum”. Dal 1598 al 1612 le edizioni postume del ' Theatrum ' furono realizzate dal suo collaboratore Johannes Baptiste Vrients. “Questa piccola carta del Friuli è inserita nella prima edizione del noto Thea/trum / Orbis/Terrarum di Abraham Oertel (Abrahamus Ortelius, da cui la comune denominazione italiana di Ortelio), apparsa ad Anversa nel 1570, nella quale costituisce la metà inferiore della facciata destra della tavola 35. Qui riproduciamo l'esemplare che abbiamo tratto dall'edizione del 1575, che si conserva presso la Biblioteca Generale dell'Università di Trieste (A.N. 2), ?upando la stessa posizione, però nell'ambito della tavola 46. Le due rappresentazioni sono identiche. Si tratta di una stampa da incisione in rame, delimitata da un rigo nero ed arricchita da una fascia ornata: essa misura mm 178x277. Nel cartiglio è riportato il titolo "FORI IV LII, VVL=/GO FRIV=/LI TYPVS.". Immediatamente sotto, nell'angolo a sinistra, c'è la dichiarazione del privilegio. L'orientazione non è indicata, ma è quella consueta. La scala, che è segnata in basso al centro, sopra il rigo marginale, è divisa in sette parti (= mm 64). Anche questa è una rappresentazione molto nota e molto citata, ma il solo ad averla accuratamente esaminata e studiata è stato il Cucagna. Abbiamo già ricordato come questa carta appartenga al filone che, per comodità, potremmo chiamare vavassoriano, ma che, tuttavia, vada ricondotta ad un modello più antico, che ci rimane ignoto. Ne dà chiara prova il suo stesso contenuto, perché se lo scheletro è uguale alla rappresentazione del La vera descritione Del Friuli di Giovanni Andrea Vavassori, non è difficile cogliere, rispetto ad essa delle notevoli divergenze nella nomenclatura e qualche novità nelle legende. "Queste divergenze - dice il Cucagna - sono di per sé già significative perché o si spiegano attribuendo all'Ortelio una discreta conoscenza della regione rappresentata e la capacità di cambiare la grafia di qualche toponimo, senza incorrere in errori; oppure possono già far sospettare che l'Ortelio non abbia avuto sott'occhio proprio la stampa del Vavassori". La do. Map taken from ' Theatrum Orbis Terrarum, French edition. Originally the map of Friuli appears in a sheet with Lake Como-derived from that of Paolo Giovio-and with the map of Latium. Cartographically it is a derivation of Giovanni Andrea Vavassore's map, which is the oldest printed map of the area. It is not certain, as some of the literature asserts, that it is directly derived from the manuscript made by the Udine painter Giovanni Antonio Cortona, which can be dated to before 1554. Guadagnino's work, in fact, is more accurate in its depiction of the mountain relief, as well as evident thoroughness in the dense reproduction of the basins of the three major rivers, the Isonzo, Tagliamento, and Livenza. The major differences with the Cortona model concern toponymy; in fact, Vavassore reports only the major settlements, castles, abbeys, shrines and strategic points of clear military and economic importance. Map taken from the ' Theatrum Orbis Terrarum, which is considered the first true modern "Atlas". The work was published in 7 languages and 36 editions, for which - in 1570 - Ortelius obtained the privilege, a kind of copyright that prevented other cartographers from publishing his works. The ' Theatrum ' represented the most advanced work of cartographic description. Ortelius collected in it the geographical and cartographic knowledge of his time, proposing in 147 spectacular engraved plates the most faithful image of the world then known and, in some extraordinary "historical maps", regions and routes taken from literature, mythology, tradition. Ortelius was also the first to cite sources, mentioning the names of cartographers in the "catalogus auctorum". From 1598 to 1612 the posthumous editions of the ' Theatrum ' were made by his collaborator Johannes Baptiste Vrients. “Questa piccola carta del Friuli è inserita nella prima edizione del noto Thea/trum / Orbis/Terrarum di Abraham Oertel (Abrahamus Ortelius, da cui la comune denominazione italiana di Ortelio), apparsa ad Anversa nel 1570, nella quale costituisce la metà inferiore della facciata destra della tavola 35. Qui riproduciamo l'esemplare che abbiamo tratto dall'edizione del 1575, che si conserva presso la Biblioteca Generale dell'Università di Trieste (A.N. 2), ?upando la stessa posizione, però nell'ambito della tavola 46. Le due rappresentazioni sono identiche. Si tratta di una stampa da incisione in rame, delimitata da un rigo nero ed arricchita da una fascia ornata: essa misura mm 178x277. Nel cartiglio è riportato il titolo "FORI IV LII, VVL=/GO FRIV=/LI TYPVS.". Immediatamente sotto, nell'angolo a sinistra, c'è la dichiarazione del privilegio. L'orientazione non è indicata, ma è quella consueta. La scala, che è segnata in basso al centro, sopra il rigo marginale, è divisa in sette parti (= mm 64). Anche questa è una rappresentazione molto nota e molto citata, ma il solo ad averla accuratamente esaminata e studiata è stato il Cucagna. Abbiamo già ricordato come questa carta appartenga al filone che, per comodità, potremmo chiamare vavassoriano, ma che, tuttavia, vada ricondotta ad un modello più antico, che ci rimane ignoto. Ne dà chiara prova il suo stesso contenuto, perché se lo scheletro è uguale alla rappresentazione del La vera descritione Del Friuli di Giovanni Andrea Vavassori, non è difficile cogliere, rispetto ad essa delle notevoli divergenze nella nomenclatura e qualche novità nelle legende. "Queste divergenze - dice il Cucagna - sono di per sé già significative perché o si spiegano attribuendo all'Ortelio una discreta conoscenza della regione rappresentata e la capacità di cambiare la grafia di qualche toponimo, senza incorrere in errori; oppure possono già far sospettare che l'Ortelio non abbia avuto sott'occhio proprio la stampa del Vavassori". La documentazione più importante in questo senso deriva dall'esame delle numerose legende nuove, da quelle, cioè, che non sono semplice traduzione latina di quelle vavassori. Cfr.
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