Bulino, 1544, datato e firmato in lastra in basso a destra ANT LAFRERY SEQUANI FORMIS. Esemplare nel primo stato di tre per Alberti, stato unico per Rubach, che non descrive le ristampe di Paolo Graziani e Pietro de Nobili. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “agnello nel cerchio con stella” (cfr. Woodward n. 160), con margini su tre lati e rifilata al rame in alto, in ottimo stato di conservazione. La lastra deriva dall’incisione di Enea Vico per Antonio Salamanca (Hülsen 1921, n. 30f); per Hülsen anche questa tavola potrebbe essere assegnata al Vico. Iscritto nel basamento della colonna: S. P. Q. R. / IMP. CAESARI DIVI NERVAE. F. NERVAE. / TRAIANO AVG. GERMANIC. DACICO / PONT. MAX. TRIB. POT. XVII. COS. VI. PP / AD. DECLARNDVM. QVANTAE ALTITV / DINIS MONS ET LOCVS SITE GESTVS. “Si tratta dell’edizione della Colonna Traiana successiva a quella per i tipi di Salamanca del 1540. La colonna coclide occupa in verticale tutto lo spazio della lastra, l’immagine è inserita in un contesto urbano. La stampa rappresenta con sufficiente precisione lo stato del monumento antico. Nonostante l’apparente somiglianza tra l’incisione del Lafréry e quella del Salamanca in realtà sono differenti la scala di misurazione, le proporzioni e il punto di vista infatti l’incisione del Lafréry si pone da un punto di vista più basso riproducendo un effetto più grandioso della base che appare più grande, inoltre c’è una sostanziale diversità delle figurine in basso e il tratteggio del cielo si differenzia notevolmente, ed infine le scene della colonna sono opposte a quelle rappresentate dal Salamanca. «Questa colonna […] Paolo III la levò alle monache della quale si servivano per campanile, e la campana era su nella finestra dello stremo di essa colonna» (Anonimo chigiano G. II 64, p. 319)” (cfr. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). L’opera appartiene allo ' Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. La lastra figura nell'Indice del Lafreri al n. 140, descritta come Colonna di Traiano della parte di fuori, con la demostrazione della parte di dentro. Lo ' Speculum ' ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anche francesi: curioso vedere come alcune tavole vengano ristampate a Parigi da Francois Jollain alla metà del XVII secolo. Engraving, 1544, dated and signed in plate at lower right ANT LAFRERY SEQUANI FORMIS. Example in the first state of three for Alberti, only state for Rubach, who does not describe reprints by Paolo Graziani and Pietro de Nobili. Magnificent proof, printed on contemporary laid paper with watermark "lamb in circle with star" (cf. Woodward no. 160), with margins on three sides and trimmed to copperplate at top, in excellent condition. The plate is derived from Enea Vico's engraving for Antonio Salamanca (Hülsen 1921, no. 30f); for Hülsen this plate could also be ascribed to Vico. Inscribed in the base of the column: S. P. Q. R. / IMP. CAESARI DIVI NERVAE. F. NERVAE. / TRAIANO AVG. GERMANIC. DACICUS / PONT. MAX. TRIB. POT. XVII. COS. VI. PP / AD. DECLARNDVM. QVANTAE ALTITV / DINIS MONS ET LOCVS SITE GESTVS. "This is the edition of the Trajan Column subsequent to that for the Salamanca types in 1540. The coclid column occupies vertically the entire space of the plate, the image is set in an urban context. The print represents with sufficient accuracy the state of the ancient monument. Despite the apparent similarity between Lafréry's engraving and Salamanca's engraving in reality the scale of measurement, the proportions and the point of view are different in fact Lafréry's engraving is placed from a lower point of view reproducing a more grandiose effect of the base appearing larger, furthermore there is a substantial diversity of the figurines at the bottom and the hatching of the sky differs considerably, and finally the scenes of the column are opposite to those represented by Salamanca” (translation from C. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). The work belongs to the Speculum Romanae Magnificentiae, the earliest iconography of ancient Rome. The Speculum originated in the publishing activities of Antonio Salamanca and Antonio Lafreri (Lafrery). During their Roman publishing careers, the two editors-who worked together between 1553 and 1563-started the production of prints of architecture, statuary, and city views related to ancient and modern Rome. The prints could be purchased individually by tourists and collectors, but they were also purchased in larger groups that were often bound together in an album. In 1573, Lafreri commissioned a frontispiece for this purpose, where the title Speculum Romanae Magnificentiae appears for the first time. Upon Lafreri's death, two-thirds of the existing copperplates went to the Duchetti family (Claudio and Stefano), while another third was distributed among several publishers. Claudio Duchetti continued the publishing activity, implementing the Speculum plates with copies of those "lost" in the hereditary division, which he had engraved by the Milanese Amborgio Brambilla. Upon Claudio's death (1585) the plates were sold - after a brief period of publication by the heirs, particularly in the figure of Giacomo Gherardi - to Giovanni Orlandi, who in 1614 sold his printing house to the Flemish publisher Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, on the other hand, sold his own plates to the publisher Paolo Graziani, who partnered with Pietro de Nobili; the stock flowed into the De Rossi typography passing through the hands of publishers such as Marcello Clodio, Claudio Arbotti and Giovan Battista de Cavalleris. The remaining third of plates in the Lafreri division was divided and split among different publishers, some of them French: curious to see how some plates were reprinted in Paris by Francois Jollain in the mid-17th century. Different way had some plates printed by Antonio Salamanca in his early period; through his son Francesco, they goes to Nicolas van Aelst's. Other editors who contributed to the Speculum were the brothers Michele and Francesco Tramezzino (authors of numerous plates that flowed in part to the Lafreri printing house), Tommaso Barlacchi, and Mario Cartaro, who was the executor of Lafreri's will, and printed some derivativ. Cfr.