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Stampe

FLORIMI Matteo

Algeri

1600

1300,00 €

Antiquarius Libreria

(Roma, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1600
Luogo di stampa
Siena
Formato
520 X 390
Incisori
FLORIMI Matteo

Descrizione

In alto al centro, lungo il bordo superiore, è impresso il titolo: ' ALGERI. ' Nel margine inferiore, disposta su sei colonne contenute in altrettanti riquadri, troviamo una legenda alfanumerica di 71 rimandi (A-Z, 1-48) a luoghi e monumenti notabili. Nell’ultimo riquadro di destra e disegnata la ' Schala di passa cinquanta ' (50 passi, pari a mm 17), seguita dall’imprint editoriale: ' Matteo florimi for. ' Orientazione mediante una rosa dei venti nel mare, con il nord-est in basso. Nella tavola sono presenti ulteriori indicazioni toponomastiche. Pianta prospettica della città, priva di data, firmata da Matteo Florimi. Come abituale per l’editore, si tratta di una fedele replica di un modello precedente, recentemente individuato in B/R: “Si tratta di una grande pianta, stampata su quattro fogli uniti, pubblicata a Venezia nel 1573, con privilegio pontificio decennale, e privilegio ventennale del Senato di Venezia e di ' Alfonso a Stuniga. Il lungo cartiglio, che contiene la dedica a Filippo II di Spagna, esplicita che l’immagine di Algeri e quella disegnata da ' Ioannes Paciceus ' (it. Giovanni Pacheco), e accresciuta e corretta da ' Alfonsus a Stuniga ' (it. Alfonso Zuniga, o Zunica, Sunica, de Stuniga), ' Hispanus, ovvero spagnolo anche lui come Pacheco. Riguardo il Pacheco, presso l’Archivio di Stato di Mantova e conservato un interessante e prezioso documento: la lettera che Giovanni Pacheco, in data 6 ottobre 1571 invia al principe di Mantova Vincenzo Gonzaga, per accompagnare il dono dell’incisione di Algeri. La data, dunque, costituisce il terminus ante quem dell’opera. Non abbiamo reperito alcuna notizia circa Alfonso Zuniga. Presumiamo che appartenga alla famiglia Zunica che, originaria della Spagna, fu portata a Napoli nel 1514 da ' Cristofaro Zuniga. La famiglia nobiliare si divide poi in molti rami. Si ha notizia di un Alfonso Zuniga, capitano di cavalleria, che nel 1532 ottenne in dono il feudo di Pescomaggiore e di Felitto per aver sedato la rivolta dei cittadini aquilani contro gli spagnoli. (cfr. Candida Gonzaga, ' Memorie ' delle Famiglie Nobili delle Provincie Meridionali d’Italia, vol 2, p. 210; e P. Cavallo, ' La Storia dietro gli scudi, vol. 3 ' – ' s. v. ' Zunica). La veduta e molto ricca di dettagli e precisa nelle indicazioni; senza dubbio si tratta della rappresentazione più completa di Algeri del XVI secolo, non sorprende, quindi, che diventerà il modello iconografico di tutta la produzione successiva, da Duchetti-Brambilla, a Cartaro, a Florimi. Lo stesso modello, di formato ridotto, e pubblicato da Braun & Hogenberg nel secondo libro (1575) del ' Civitates ' Orbis Terrarum, che ricalca solo la rubrica in italiano. Monchicourt, che evidentemente non conosceva questa grande veduta dello Stunica, a proposito di Algeri di Braun & Hogenber, aveva avanzato l’ipotesi che questa - o un’altra pianta analoga - potesse essere uno dei due ' “disegni” ' di Algeri ' – ' “uno a mano, et l’altro stampato” ' - che i cavalieri Francesco Lanfreducci e Gian Ottone Bosio, dichiarano di aver utilizzato per il loro rapporto presentato al Gran Maestro di Malta nel 1587. Infatti, nessuno dei due aveva mai visitato Algeri, pertanto il rapporto, come da loro stessi dichiarato, era un’opera di compilazione basata a partire dai racconti dei prigionieri corredata da due piante che si trovavano allegate alla relazione, ma che sono andate smarrite. La città e rappresentata in forma di trapezio, con il lato più lungo parallelo alla linea di costa. Lungo gli altri tre lati, un fossato pieno d’acqua costeggia le mura interrotte, a intervalli regolari, da torri quadrate e, nei punti strategicamente più importanti, da bastioni a forma di cuneo. A partire dall’angolo di destra, e seguendo le mura dal lato di terra, si incontra: il Baluardo de Baluet (cioe il Bastione di B?b al-W?d); il Baluardo Novo eretto da da Yahy? Ra?s: i due baluardi nuovi della Alcazaba, ed il baluardo di B?b’Az?n nell. At the top center, along the upper edge, the title: ALGERI. In the lower margin, disposed on six columns an alphanumeric legend of 71 references (A-Z, 1-48) to places and monuments notable. In the last right cartouche is drawn the ' Schala di passa cinquanta ' (50 steps, equal to mm 17), followed by the editorial imprint: ' Matteo florimi for. ' Orientation by a wind rose in the sea, with the North-East at the bottom. Additional toponymic indications are shown on the map. Map of the city, undated, signed by Matteo Florimi. As usual for the publisher, this is a close copy of an earlier model, recently identified in Bifolco-Ronca: “Si tratta di una grande pianta, stampata su quattro fogli uniti, pubblicata a Venezia nel 1573, con privilegio pontificio decennale, e privilegio ventennale del Senato di Venezia e di ' Alfonso a Stuniga. Il lungo cartiglio, che contiene la dedica a Filippo II di Spagna, esplicita che l’immagine di Algeri e quella disegnata da ' Ioannes Paciceus ' (it. Giovanni Pacheco), e accresciuta e corretta da ' Alfonsus a Stuniga ' (it. Alfonso Zuniga, o Zunica, Sunica, de Stuniga), ' Hispanus, ovvero spagnolo anche lui come Pacheco. Riguardo il Pacheco, presso l’Archivio di Stato di Mantova e conservato un interessante e prezioso documento: la lettera che Giovanni Pacheco, in data 6 ottobre 1571 invia al principe di Mantova Vincenzo Gonzaga, per accompagnare il dono dell’incisione di Algeri. La data, dunque, costituisce il terminus ante quem dell’opera. Non abbiamo reperito alcuna notizia circa Alfonso Zuniga. Presumiamo che appartenga alla famiglia Zunica che, originaria della Spagna, fu portata a Napoli nel 1514 da ' Cristofaro Zuniga. La famiglia nobiliare si divide poi in molti rami. Si ha notizia di un Alfonso Zuniga, capitano di cavalleria, che nel 1532 ottenne in dono il feudo di Pescomaggiore e di Felitto per aver sedato la rivolta dei cittadini aquilani contro gli spagnoli. (cfr. Candida Gonzaga, ' Memorie ' delle Famiglie Nobili delle Provincie Meridionali d’Italia, vol 2, p. 210; e P. Cavallo, ' La Storia dietro gli scudi, vol. 3 ' – ' s. v. ' Zunica). La veduta e molto ricca di dettagli e precisa nelle indicazioni; senza dubbio si tratta della rappresentazione più completa di Algeri del XVI secolo, non sorprende, quindi, che diventerà il modello iconografico di tutta la produzione successiva, da Duchetti-Brambilla, a Cartaro, a Florimi. Lo stesso modello, di formato ridotto, e pubblicato da Braun & Hogenberg nel secondo libro (1575) del ' Civitates ' Orbis Terrarum, che ricalca solo la rubrica in italiano. Monchicourt, che evidentemente non conosceva questa grande veduta dello Stunica, a proposito di Algeri di Braun & Hogenber, aveva avanzato l’ipotesi che questa - o un’altra pianta analoga - potesse essere uno dei due ' “disegni” ' di Algeri ' – ' “uno a mano, et l’altro stampato” ' - che i cavalieri Francesco Lanfreducci e Gian Ottone Bosio, dichiarano di aver utilizzato per il loro rapporto presentato al Gran Maestro di Malta nel 1587. Infatti, nessuno dei due aveva mai visitato Algeri, pertanto il rapporto, come da loro stessi dichiarato, era un’opera di compilazione basata a partire dai racconti dei prigionieri corredata da due piante che si trovavano allegate alla relazione, ma che sono andate smarrite. La città e rappresentata in forma di trapezio, con il lato più lungo parallelo alla linea di costa. Lungo gli altri tre lati, un fossato pieno d’acqua costeggia le mura interrotte, a intervalli regolari, da torri quadrate e, nei punti strategicamente più importanti, da bastioni a forma di cuneo. A partire dall’angolo di destra, e seguendo le mura dal lato di terra, si incontra: il Baluardo de Baluet (cioe il Bastione di B?b al-W?d); il Baluardo Novo eretto da da Yahy? Ra?s: i due baluardi nuovi della Alcazaba, ed il baluardo di B?b’Az?n nell’angolo opposto a quello di Baluet. Dalla parte del mare si trovano il baluardo di Cochiaperi e quello della Mar. Cfr.
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