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Libri antichi e moderni

Bertucci Giuseppe

Verona nel 22 settembre 1882 dopo l'innondazione

1882

1500,00 €

Perini Libreria Antiquaria

(Verona, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1882
Luogo di stampa
Verona
Autore
Bertucci Giuseppe
Soggetto
Verona Adige

Descrizione

In folio oblungo, mm 292x400. Raccolta di 15 fotografie di formato mm 150x220. Legatura editoriale in percallina scura con titolo in oro al piatto anteriore racchiuso da un elegante fregio. Rarissimo album fotografico che testimonia i danni causati dall'inondazione dell'Adige nel 1882. E' questa una delle due maggiori opere del fotografo "garibaldino", di grandissima importanza storica e rarissimo, completo e in questo stato di conservazione. La prima foto raffigura il re Umberto in visita alla devastazione cittadina con la delegazione dei notabili veronesi. Le altre belle raffigurano il ponte Nuovo crollato, il ponte Pignolo, via seghe S. Tomaso, via Binastrova, Castelvecchio, S. Stefano, Via Seminario, l'Adige a palazzo Canossa ed altre.<BR>Giuseppe Bertucci (1844 - 1926) è da sempre ricordato come il fotografo che documentò gli effetti della grande esondazione dell'Adige avvenuta a Verona nel settembre dell'anno 1882. Nacque a Bardi (Parma). Figlio di un notaio, la sua fu una famiglia caratterizzata da uno strenuo patriottismo in anni di dominazione austriaca. Il nonno, anch'egli notaio, subì nel 1882 una condanna a dieci anni di carcere, a causa delle sue idee liberali avverse al governo austriaco. Giuseppe Bertucci abbandonò gli studi a soli 15 anni per arruolarsi nelle truppe garibaldine. Partecipò con entusiasmo ad azioni di guerra nelle campagne del 1859, del 1860-1861 e del 1866, meritandosi una medaglia al valore. Le imprese militari lo condussero poi a Caffaro, a Bazzecca, Mentana e infine anche alla presa di Roma avvenuta nel 1870. Per circa dieci anni della sua vita, Bertucci si dedicò dunque alla causa garibaldina. Fino a questo punto, nella sua vita ancora non pare esservi traccia dell'attività che lo rese famoso in seguito, vale a dire quella di fotografo. Nel 1872 si sposò a Guastalla con Anna Achilini e dieci anni dopo, nel 1882, successivamente a una parentesi mantovana, realizzò quella che forse resta la più importante campagna fotografica della sua vita, quella relativa alla grande esondazione del fiume Adige a Verona, dove da poco si era appunto trasferito. Il lavoro gli venne al tempo commissionato dallo stesso Comune di Verona e fu volto a documentare gli effetti distruttivi prodotti dallo straripamento delle acque del fiume nelle zone del centro storico cittadino. In merito si legge in un articolo de L'Adige datato lunedì 2 ottobre 1882: "Tali vedute pel gusto con cui sono riprodotte e per la precisione d'ogni particolare, specialmente nel movimento dell'acqua, meritano i sinceri elogi". Lo Studio Fotografico di Giuseppe Bertucci a Verona era collocato proprio in prossimità delle rive dell'Adige, in stradone San Tommaso al civico 23, e fu anch'esso gravemente danneggiato dall'esondazione del fiume tra il 14 e il 17 settembre 1882. Pochi giorni dopo, il 27 settembre, a Verona giunsero in visita il Re Umberto I e il fratello Amedeo Duca d'Aosta. Entrambi furono fotografati proprio da Giuseppe Bertucci, impegnato a realizzare la documentazione fotografica dei danni riportati dal ponte Nuovo, tra le zone maggiormente colpite dalla piena. Furono in seguito proprio gli stessi Re Umberto e il Principe Amedeo ad attribuire a Bertucci, quale segno di riconoscimento ufficiale per il suo operato e "in onore della sua arte fotografica", due spille d'oro. Successivamente, tra il 1890 e il 1894, realizzò un'altra importantissima campagna fotografica, ancora una volta strettamente connessa al fluire delle acque dell'Adige. Si trattava della documentazione dei lavori di costruzione dei muraglioni che andarono ad arginare il corso del fiume per regolarizzarne l'alveo nel tratto urbano. Nel 1926 il "fotografo garibaldino" Giuseppe Bartolomeo Bertucci morì il 5 settembre nella sua casa di Verona in via Santa Maria in Chiavica al civico 4. Il suo Studio fotografico restò in funzione fino al 1960 grazie ai figli, Marco, Elvezia ed Ernesto che ne proseguirono l'attività, prima di cedere il patrimonio culturale prodotto dal padre nel corso della sua vita, alla Biblioteca Civica di Verona che tuttora conserva e tutela il ricco archivio d'immagini.<BR>
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