Dettagli
Anno di pubblicazione
1853
Editori
Tipografia del Progresso
Soggetto
RISORGIMENTO BRESCIA TITO SPERI RIPATRONSONE ASCOLI PICENO, MARCHE MERCANTINI PRIME EDIZIONI
Descrizione
In 8°; 150, (2 b.) pp. e una c. di tav. con bel ritratto di Tito Speri. Senza brossura ma non slegato. Qualche leggera macchiolina di foxing e fioritura dovuta alla qualità della carta utilizzata e presente nella maggior parte delle copie conosciute. Prima edizione di questa celebre raccolta di componimenti dedicata al grande patriota bresciano, Tito Speri, composti dal celebre poeta originario di Ripatronsone (Ascoli Piceno, Marche). I componimenti qui presenti sono fra i più celebri del Risorgimento. Alla fine del volume sono presenti 10 pagine con i "Nomi e Cognomi che si sono potuti ricavare dei morti delle dieci giornate di Brescia del 1849" con anche il mestiere, l'età ed il modo in cui ognuno venne ucciso. Mercantini, figlio del cagliese Domenico Mercantini, servitore e uomo di fiducia di monsignor Luigi Ugolini, e della ripana Barbara Morelli, di antica famiglia artigiana, il nacque a Ripatransone nel 1821. Accondiscendendo ai desideri di Ugolini il padre gli impose al battesimo, in onore del vescovo, il nome Luigi.[1] Nel 1824 si trasferì con la famiglia a Fossombrone al seguito del vescovo. Studiò nel seminario forsempronese; nel 1841 divenne bibliotecario della Biblioteca comunale, per assumere poi l'insegnamento di retorica ad Arcevia. Si sposa nel 1845 con Anna Bruni; la moglie muore però dopo soli otto mesi per una malattia incurabile. Segnato da questo evento, Mercantini nondimeno si accende di entusiasmo per le riforme di papa Pio IX, salito al soglio pontificio nel 1846. Nel 1849 partecipa alla difesa di Ancona che, avendo aderito alla Repubblica Romana, era assediata dagli Austriaci. Dopo la presa della città va in esilio nelle isole ioniche di Corfù e Zante. Là conosce altri noti esuli come Daniele Manin, Niccolò Tommaseo e Gabriele Pepe. Rientra in Italia nel 1852. Si stabilisce a Torino dove fa parte degli ambienti patriottici piemontesi. Nel 1854 diviene docente di letteratura italiana nel Collegio femminile delle Peschiere; si risposa un'altra volta con Giuseppa De Filippi, giovane pianista di appena vent'anni. Dal matrimonio avrà cinque figli: Adele, Corinna, Mario, Costanza e Guido. Nel 1856 diviene direttore di quello che potrebbe considerarsi come antesignano dei periodici femminili, La Donna; vi collaborano, tra gli altri, Niccolò Tommaseo e Francesco Dell'Ongaro. Nel 1858 fa la conoscenza di Giuseppe Garibaldi, ed è Garibaldi stesso che lo invita a comporre un inno. Nasce così la Canzone Italiana, musicata da Alessio Olivieri, assai più nota come Inno di Garibaldi (Si scopron le tombe, si levano i morti
). Altro inno patriottico scritto da Mercantini è Patrioti all'Alpe andiamo, musicato da Giovanni Zampettini. Nel 1860 fonda un quotidiano, il Corriere delle Marche (l'odierno Corriere Adriatico); viene nominato docente di storia e di estetica all'Accademia delle Belle Arti di Bologna. Il 3 febbraio 1861 viene eletto deputato alla Camera dei deputati del Regno d'Italia nel collegio di Fabriano (Ancona), con voti 157 su 195 votanti, ma la sua elezione viene annullata. Nel 1865 è nominato docente di Letteratura italiana presso l'Università di Palermo. A Palermo fonda il giornale La Luce e continua a scrivere versi; nel capoluogo siciliano muore il 17 novembre 1872 ed è stato sepolto nel Cimitero di Santa Maria di Gesù. A parte le leggere macchioline di foxing in buono stato di conservazione.