Questo sito usa cookie di analytics per raccogliere dati in forma aggregata e cookie di terze parti per migliorare l'esperienza utente.
Leggi l'Informativa Cookie Policy completa.

Libri antichi e moderni

Sara Marini

Sull'autore. Le foreste di cristallo di Maria Giuseppina Grasso Cannizzo

Quodlibet, 2017

22,80 € 24,00 €

Quodlibet

(Macerata, Italia)

Parla con il Libraio

Metodi di Pagamento

Dettagli

Anno di pubblicazione
2017
ISBN
9788822901132
Autore
Sara Marini
Pagine
224
Editori
Quodlibet
Formato
212×143×25
Soggetto
Grasso Cannizzo, M. Giuseppina, Singoli architetti e studi di architettura
Stato di conservazione
Nuovo
Lingue
Italiano
Legatura
Brossura
Condizioni
Nuovo

Descrizione

Maria Giuseppina Grasso Cannizzo e le sue foreste di cristallo – per citare Ballard – sono l’oggetto di questo saggio monografico, ma, oltre a costituire un territorio nel quale viaggiare passando in rassegna architetture disegnate e costruite, sono anche un solido pretesto per ragionare sulle sorti dell’architettura. Il saggio è orchestrato sul numero quattro: quattro installazioni recentemente realizzate sono giustapposte ad altrettanti edifici costruiti dalla stessa Grasso Cannizzo, e quattro «teorie implicite» sono desunte dal fronteggiarsi delle opere. Le quattro teorie – Senza lingua, Costruire eredità, Risarcimenti e Artifici – corrispondono, in definitiva, alle visioni convergenti determinate dal rispecchiarsi degli otto progetti. Le contrapposizioni tra architettura e scrittura, tra installazioni effimere e costruzioni che si vorrebbero eterne sono predisposte per combattere il vento dal nulla, per continuare a desiderare e a scrivere architetture, ma sono chiaramente frutto dell’inevitabile opposizione dialettica tra Sara Marini e l’architetto siciliano, in un gioco di riflessi e proiezioni che prosegue da molti anni e di cui questo volume è un’espressione ormai matura. Se - come Grasso Cannizzo dimostra con il proprio lavoro - lo spazio respira, se le case sono animate, se le installazioni devono reagire al passaggio di luce e persone, allora certamente il sedime dell'effimero (fisico e concettuale) è una traccia indelebile, L'éphémère est éternel. Ma la riflessione opera al tempo stesso sulla specificità di un lavoro e sull'universalità della teoria, sicché l'epilogo non poteva che essere dedicato all'«autore generico», ovvero al fin troppo mitizzato concetto di autorialità, in architettura e no: «Leggere la via di un autore permette di arginare un ambito, attribuibile a un nome, di evidenziare la forma e la lingua di un campo di lavoro, di costruire un discorso perimetrato da materiali esistenti. Quindi se da un lato l'impossibilità di agire su una inscalfibile realtà sembra non solo confermare ma rafforzare la decretata scomparsa dell'autore, dall'altro la stessa condizione esistente si offre come materiale disarticolato ma utilizzabile, se investita di nuovo senso».