LIBRORarissima edizione pre-originale di «Pinocchio».Le prime tre annate complete del «Giornale per i bambini», dal n. 1 dell’Anno I (7 luglio 1881) al n. 52 dell’Anno III (28 gennaio 1886). Raccolgono l’intero «Pinocchio», nello specifico pubblicato nei seguenti fascicoli: Anno I, nn. 1, 2, 5, 7, 10, 11, 16, 17; Anno II, nn. 7-12, 18-22, 47, 48, 50-52; Anno III, nn. 3, 4. Esemplari complessivamente in ottime condizioni (leggere fioriture su pochissimi fascicoli, qualche antico intervento di restauro), molto freschi.La nascita del mito di Pinocchio avvenne in un freddo giorno di dicembre del 1880: dopo «una nottataccia di sfortuna più cocciuta del solito» (Parenti, p. 140) Carlo Lorenzini, in arte Carlo Collodi, scrittore richiesto e affermato, ma col vizio del gioco e sempre in bolletta, decise di cedere alle lusinghe dell’amico Guido Biagi, che si accingeva ad allestire il «Giornale per i bambini» raccogliendo contributori: «Ti mando questa bambinata — aveva scritto Collodi a Biagi, spedendogli i primi tre capitoli — fanne quel che ti pare; ma se la stampi pagamela bene per farmi venire la voglia di continuare» (si cita da Castellani Pollidori, p. XIV). E così, di lì a qualche mese, nello specifico il 7 luglio 1881, uscì il primo numero del «Giornale per i bambini», che alle pp. 3 e 4 stampava i primi due capitoli della «Storia di un burattino», nucleo fondante del più importante romanzo italiano per l’infanzia. Con quell’incipit meraviglioso, rimasto nella storia della letteratura italiana: «C’era una volta. — Un re! — diranno subito i miei piccoli lettori. — No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno». -- Le vicende editoriali che portarono alla pubblicazione dell’intero romanzo sulle pagine del «Giornale» furono tutt’altro che lineari. Per quanto Collodi fosse pagato profumatamente (molto più di tutti gli altri collaboratori), non prese per nulla sul serio l’impegno con Biagi: tra ritardi, continui solleciti del direttore, ma anche e addirittura dei bambini, che nella «Posta al giornale» invocavano la rapida continuazione delle avventure, la pubblicazione si protrasse per oltre due anni: dal 7 luglio 1881 al 27 ottobre 1881, con molte interruzioni, uscì la prima parte intitolata «Storia di un burattino», che si conclude con l’impiccagione del protagonista; dal 16 febbraio 1882 al 25 gennaio 1883, ancora una volta a singhiozzo, fu stampata la seconda, sotto il nome «Avventure di Pinocchio». -- E tuttavia, è forse proprio in virtù di una modalità di scrittura non usuale, di un approccio altro rispetto alla forma libro e anche di una noncuranza all’esito finale del romanzo, che poté nascere il grande capolavoro di «Pinocchio»: «c’è da chiedersi che cosa sarebbe stato un “Pinocchio” scritto in altre condizioni, nato ad esempio in forma di libro e non di racconto a puntate. C’è da chiedersi se la tensione straordinaria che rende il racconto così vivido e zampillante quasi in ogni sua parte non tragga origine proprio dal fatto che esso è stato composto ed offerto al pubblico in porzioni staccate, in ciascuna delle quali dovevano rinnovarsi la felicità dell’invenzione, la magia della sorpresa e possibilmente la sospensione nel finale» (Castellani Pollidori, p. XVII). Bibl. M. Parenti, Rarità bibliografiche dell’Ottocento italiano, vol. I, pp. 148-152. O. Castellani Pollidori (a cura di), C. Collodi, Pinocchio. Edizione critica (Pescia 1983).
Edizione: rarissima edizione pre-originale di «pinocchio».