Questo sito usa cookie di analytics per raccogliere dati in forma aggregata e cookie di terze parti per migliorare l'esperienza utente.
Leggi l'Informativa Cookie Policy completa.

Libri antichi e moderni

Chabrèe Dominique

Stirpium icones et sciagraphia cum omnibus, quae de plantarum natura, natalibus, synonymis, usu et virtutibus, scitu necessaria: quibus accessit scriptorum circa eas consensus, et dissensus. Authore Dominico Chabraeo med. doctore

apud Ioannem Anthonium Chouët, 1677

2200,00 €

Mazzei Libreria Antiquaria

(Bagnone, Italia)

Parla con il Libraio

Metodi di Pagamento

Dettagli

Anno di pubblicazione
1677
Luogo di stampa
Genevae
Autore
Chabrèe Dominique
Editori
apud Ioannem Anthonium Chouët
Soggetto
(Botanica - Erbari - Piante officinali)
Lingue
Italiano

Descrizione

In-4° (34,5 x 22 cm), pp. (8), 661 (i. e. 659, essendo stati saltati, nella numerazione delle pagine, i numeri 585-586, ma testo completo), (29), legatura cartonata coeva rivestita in carta, con qualche segno d'uso e del tempo: in particolare, al dorso, abrasioni alla carta e una piccola mancanza nella parte inferiore, ai piatti abrasioni alla carta negli angoli e ai labbri. Doppio frontespizio, il primo dei quali calcografico, inciso da Francesco Diodati per la prima edizione dell'opera, pubblicata nel 1666, raffigurante il re Salomone e l'imperatore Diocleziano che sorreggono un drappo recante il titolo del volume. Bella marca tipografica al secondo frontespizio. Con oltre tremila illustrazioni xilografiche in bianco e nero nel testo, raffiguranti specie vegetali, disposte su due colonne per pagina: ciascuna incisione è accompagnata da una breve descrizione, in latino, che, nonostante la sinteticità, consente all'autore di fare raffronti, parallelismi e riferimenti bibliografici. Al frontespizio con i dati tipografici, numero scritto a penna, da mano coeva, all'altezza della parte inferiore destra della marca tipografica. Minuscolo foro di tarlo, del diametro di poco più di un millimetro, a centro del piatto anteriore, della guardia anteriore e delle pagine fino a pagina 2. Errori nella numerazione delle pagine, compiuti in sede tipografica, ma testo assolutamente completo; qualche errore anche nella legatura dei fascicoli relativi agli indici, con pagine anticipate o posticipate rispetto alla loro corretta posizione. Nel margine bianco esterno dei fogli con le pagine 91-92, 125-126, 391-392 e del foglio con le ultime due non numerate, piccola mancanza, che non riguarda il testo, ben reintegrata con carta giapponese. Nota a penna di mano coeva nel margine inferiore del verso della prima carta con l'indice dei lemmi tedesco. Per il resto, esemplare molto ben conservato. Le illustrazioni, pur nelle dimensioni contenute (ciascuna misura all'incirca 9 x 4,5 cm) ben riproducono le specie che raffigurano. Il testo è seguito da una ricca appendice, che riporta una serie di addenda alle varie classi. Il volume è corredato di indici con indicazioni dei nomi delle piante in latino, tedesco, italiano e francese. Le ultime due pagine non numerate ospitano l'errata corrige. Nell'opera vengono descritte, con criteri tanto tassonomici che pratici, un numero elevatissimo di specie, suddivise in 40 classi. La prima classe è quella delle “pomiferae et pyra”, dove alle moderne Maloideae (meli, peri) vengono associati agrumi, fichi e piante da frutto esotiche. La seconda descrive, tra le altre piante, il pesco, l'albicocco, il mandorlo, il susino, il sorbo e diverse varietà di ciliegio. Nella terza tratta di varie specie i cui frutti son denominati “nuces”, noci (dalla noce di Juglans regia alla noce moscata, dall'avellana ai pistacchi, dal cacao alle palme, ecc.); seguono la classe delle piante “aromaticae et odoratae” (alloro, lauroceraso, chiodi di garofano, cannella, sandalo, ecc.), dei piccoli frutti bacciformi (mirto, sambuco, ecc.), delle “bacciferae spinosae”, delle “glandiferae” (quercia, faggio, castagno, ecc.), degli alberi selvatici (tiglio, olmo, betulla, pioppo, frassino, salice, ecc.), delle “resiniferae” (abete, pino, larice, cipresso, ecc.), quella “de arboribus et fructibus scopariis” (tamerice, erica), delle “siliquiferae” (ginestre, alcune specie di trifoglio, colutea, ecc.), delle Cistaceae e delle Lamiaceae (eliantemo, rosmarino, ecc.), delle rose, delle piante dai frutti “cadentes” (vite, ribes, edera, pepe, cardamomo, ecc.), delle Cucurbitacee (zucche, melone, anguria, ecc.), delle Leguminose (piselli, fagioli, fave, lupini, arachidi, varie specie di trifoglio, ecc.), delle “frumentaceae” e delle “gramineae” (grano, segale, avena, panìco, molte varietà di gramigna, ecc.) delle “bulbosae” (cipolla, agli, porro, diverse varietà di giacinto, di narciso, di croco, di tulipano, di giglio, di iris, di orchidea, ecc.), delle Ranuncolaceae e delle Campanulaceae (ranuncolo, campanula, diversi tipi di digitale, ecc.), delle Brassicaceae (cavolo, rapa, rafano, senape, ecc.), delle “herbae capsulas, seu vascula ferentes” (nasturzio, thlaspi, ecc.), delle Malvaceae e delle Chenopodiaceae (malva, alcea, spinaci, bietole, ecc.), delle “lactucaceae” e delle “intybaceae” (vari tipi di lattuga, cicoria, indivia, radicchi, alcune varietà di corynza, ecc.), delle “capitatae non spinosae, ut scabiosae, iaceae et similes” (scabiosa, cardo, ecc.), delle “corymboides vel corymbiferae” (crisantemo, margherita, camomilla, dragoncello, artemisia, ruta, ecc.), delle “umbelliferae” (finocchio, aneto, piretro, ferola, pastinaca, coriandolo, sedano, cicuta, valeriana, ecc.), delle “verticillatae, et flores galeatos ferentes” (menta, melissa, origano, timo, salvia, ecc.), due classi, la XXIX e la XXX, delle “coronariae continens semen in vasculis” (garofano, basilico, papavero, anemone, varie specie di ranuncolo, ortica, lino, geranio, peonia, primula, ecc.), la classe delle “nervifoliae, ut plantagines, gentianae, poligonata” (piantaggine, lappolina, genziana, ecc.), delle “rotundifoliae” (viola, ciclamino, aristolochia, ecc.), delle “echia, buglossa, cynoglossae, heliotropia” (borragine, erba viperina, lingua di cane, ecc.), delle erbe e piante “malignae et venenatae” (solatro, morella, belladonna, mandragola, elleboro, tabacco, ricino, aconito, titimalo, euforbia, ecc.), delle “herbae crassifoliae et succulentae” (potulaca o porcellana, semprevivo, borracina, aloe, ecc.), delle “stellatae” (speronella, rubbia o robbia, spergola, asparago, ecc.), delle “saxatiles et capillares” (felci, muschi, ecc.), delle idrofite d'acqua dolce (ninfee, potamogeto, muschi, ecc.), delle idrofite marine (alghe e specie anomale come coralli e spugne, evidentemente ritenuti appartenenti al mondo vegetale) e, ultima classe, quella degli “excrementa terrae”, vale a dire funghi e tuberi. Dominique Chabrée (1610-1669), fu un medico e un botanico svizzero, attivo a Ginevra, Montbéliard e Yverdon. Tra il 1650 e il 1651 curò l'edizione della Historia plantarum universalis di Johann Bauhin e Johann Heinrich Cherler. Nel 1666 pubblicò la sua Stirpium icones et sciagraphia.