Libri antichi e moderni
NAPPINI, Bartolomeo (1637-1717)-AFFÒ, Ireneo (1741-1797)
Sonetti pedanteschi di don Polipodio Calabro, pedagogo e pastore, per la prima volta da un fedelissimo MS. raccolti, e pubblicati da Mastro Erenio Calepodigero. Centuria prima [-terza]
Giacomo Beniamino Kross di Danzica, regio-ducal stampatore, 1769-1770
250,00 €
Govi Libreria Antiquaria
(Modena, Italia)
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Dettagli
Descrizione
Rara prima edizione, edita per le cure di Ireneo Affò, delle rime fidenziane del poeta arcade calabrese Bartolomeo Nappini. Cresciuto a Roma, dove esercitò dapprima l'avvocatura presso la Camera Apostolica, quindi prese gli ordini e divenne canonico di Santa Maria in Rotonda, fu tra i fondatori dell'Accademia degli Infecondi. In vita pubblicò solo qualche poesia d'occasione sotto lo pseudonimo di don Polipodio Calabro (cfr. B. Nappini, Rime pedantesche, a cura di P. Crupi, Soveria Mannelli, 2005).
“Lasciò la raccolta completa delle sue rime in due codici manoscritti, oggi conservati nella biblioteca Casanatense di Roma (nn. 3941 e 5192). Un'ampia selezione di sonetti ‘fidenziani' in tre centurie fu stampata a Guastalla nel 1769-70 a cura del letterato bussetano Ireneo Affò col titolo Sonetti pedanteschi di Don Polipodio Calabro, pedagogo e pastore: poiché della tiratura rimasero invenduti parecchi esemplari, l'editore Giacomo Beniamino Kross li rimise in commercio dotandoli di un nuovo frontespizio (Rime pedantesche di celebre autor calabrese sopra varj morali, critici, e dilettevoli argomenti secondo il gusto del presente secolo), che falsamente li faceva figurare stampati a Londra nel 1780 a cura di Aristarco Scannabue, cioè Giuseppe Baretti, in realtà del tutto ignaro della cosa” (S. Franchi, Nappini, Bartolomeo, in: “Dizionario Biografico degli Italiani”, vol. 77, 2012, s.v.).
Ireneo Affò nacque a Busseto il 10 dicembre 1741. Entrato fra i minori osservanti insegnò filosofia e teologia nelle scuole dell'ordine, finché nel 1768 fu nominato professore a Guastalla dall'infante don Ferdinando. A Guastalla visse per dieci anni, facendo fruttuose ricerche nel locale archivio e compiendo studi di letteratura italiana. Scoprì infatti due nuovi codici recanti una lezione dell'Orfeo del Poliziano diversa dalla ‘vulgata' ed apprestò un'edizione dell'Orfeo tragedia di messer Angelo Poliziano (Venezia, 1776). Inoltre nella Dissertazione sopra i Cantici volgari di S. Francesco d'Assisi (Guastalla, 1777) si propose, valendosi di un codice da lui scoperto, di dare una lezione esatta del Cantico delle Creature e di togliere a S. Francesco tutti gli altri cantici a lui erroneamente attribuiti. Compilò quindi per i giovani un Dizionario precettivo critico ed istorico della poesia volgare (Parma, 1777).
Nel 1778, su proposta di P.M. Paciaudi, Affò fu nominato vicebibliotecario a Parma. Nel 1785 successe come bibliotecario allo stesso Paciaudi morto in quell'anno. A questo ufficio si aggiunsero poi quelli di storiografo ducale e di professore onorario di storia nella locale università. Dal settembre del 1781 al maggio del 1782 compì ricerche in archivi e biblioteche a Roma e in altre città d'Italia. Tra il 1785 e il 1787 pubblicò a Guastalla, in quattro volumi, la Storia della città e ducato di Guastalla.
Da questo momento in poi si dedicò esclusivamente alla storia parmense. I cinque volumi delle Memorie degli scrittori e letterati parmigiani videro la luce a Parma tra il 1789 e il 1797. Altra opera di vastissimo disegno, ma interrotta dalla morte dell'autore, è la Storia della città di Parma (Parma, 1792-95, 4 volumi), che non va oltre il 1346 e fu anch'essa, come le Memorie, continuata da Angelo Pezzana, il quale diede inizio al volume quinto che giunge al 1374, lasciato inedito dall'Affò. L'opera è così ricca di notizie e di documenti che fece guadagnare al suo autore il titolo di ‘padre della storiografia parmense'.
Notevolissima, considerando anche le sue numerosi occupazioni di ufficio e di ministero, fu la produzione dell'Affò: non meno di centotrentatrè opere, tra edite ed inedite, e molte per di più voluminose. Oltre alle giovanili rime sacre e profane, serie e giocose, Affò fu au