Dettagli
Anno di pubblicazione
1776
Descrizione
. . , <BR>Album in Folio oblungo, cm 38x53, cartonato semirigido marmorizzato coevo, composto da 11 fogli di carta vergata, di cui 6 bianchi e 5 con disegni architettonici manoscritti delineati ad inchiostro nero e rifiniti ad acquerello grigio, tutti firmati "Luigi Trezza Arch.° del." o simili, mentre il primo riporta anche la data 1776. I disegni riportano i seguenti titoli: Pianta fondamentale della Porta Nuova di Verona; Prospetto riguardante la città; Prospetto riguardante la campagna; Veduta geometrica del fianco destro; Spaccato per metà della Fabbrica la cui sezione è parallela alle facciate. In perfetto stato di conservazione, salvo minime abrasioni della legatura. <BR>Documento di grande qualità di esecuzione ed importanza, opera del maggior architetto veronese a cavallo fra fine Settecento ed inizio Ottocento, attivo non solo a carattere locale ma in contatto con tutti i maggiori architetti italiani del periodo fra cui i milanesi Giocondo e Giacomo Albertolli, Giovanni Antolini e Leopoldo Pollack, i veneti Ottavio Bertozzi Scamozzi, Gianantonio Selva e Tommaso Temanza, il ticinese Giacomo Quarenghi, con cui Trezza rimase in relazione anche dopo il suo trasferimento in Russia. Fu anche grazie all'esperienza del viaggio e a questa fitta rete di relazioni se l'attività di Trezza, nella maturità, ancorché quasi esclusivamente localizzata nella natia Verona, non ebbe mai carattere provinciale.<BR><BR>Luigi Trezza (1752-1823), allievo di Adriano Cristofali, fu sovrintendente al censimento casatico di Verona alla destra dell'Adige e come il suo maestro si dedicò al disegno architettonico. Entrò in proficuo contatto anche con Alessandro Pompei e Girolamo dal Pozzo, principali esponenti di quella classe nobiliare cittadina particolarmente impegnata nella promozione e nell'esercizio dell'architettura, nel segno di un ritorno al rigore del classicismo, secondo l'esempio e l'esortazione di Scipione Maffei. In questo clima Trezza compì la sua formazione anche mediante lo studio analitico e il rilievo di rilevanti exempla del classicismo cinquecentesco: a Verona, soprattutto sulle orme delle opere lasciate da Michele Sammicheli. Ancorché poi rimasti nel suo personale archivio professionale, questi studi, eseguiti su suggerimento dell'autorevole Dal Pozzo, non corrispondevano tanto o soltanto a una sua propria esigenza formativa, ma anche a un'originaria commissione dell'allora console inglese a Venezia, Joseph Smith. Molti anni più tardi maturò anche l'idea, priva di concreta attuazione, di comporre gli studi sammicheliani in una raccolta di incisioni a stampa. Nel 1771 Trezza ottenne il titolo di pubblico ingegnere, preliminare all'avvio di un'attività autonoma, ma l'anno successivo, ancora a bottega da Cristofoli, collaborò - firmando anche alcuni disegni - alla redazione del progetto del porticato per il teatro Filarmonico, probabilmente l'ultima opera di architettura civile del suo maestro. (Treccani, Dizionario degli italiani)<BR>