Sette Sere

16mo, br. ed. Basta scorrere líindice degli argomenti di questo ciclo di conferenze ñ la Divina Commedia, líincubo, Le mille e una notte, il buddhismo, la poesia, la Cabbala, la cecit‡ ñ per rendersi conto che in quelle sette sere del 1977 Borges volle offrire al pubblico un compendio dellíintera sua esperienza di lettore e di scrittore. Un lettore ´edonistaª, che esorta ad affrontare la Commedia ´con la fede di un bambinoª e in generale a ignorare la storia della letteratura, perchÈ solo i testi contano, e líemozione estetica che sanno procurarci. E proprio per trasmettere questa gioiosa, leggera forma di edonismo, Borges, memore dei 'confabulatores nocturni' che si dice svagassero líinsonnia di Alessandro il Macedone, punteggia ogni conversazione di racconti: il dantesco ´episodio di Ulisseª, líincubo di Wordsworth, la ´storia dei due che sognaronoª delle Mille e una notte, la leggenda del Buddha e quella del golem. Ma cíË di pi˘: mentre discorre affabilmente dei libri che lo hanno appassionato, vediamo delinearsi le idee che questi hanno depositato nelle sue opere, tracciando un sentiero luminoso: líidea che la realt‡ Ë uníillusione, un grande sogno che, se vogliamo, possiamo chiamare Dio; che anche il testo Ë ´il mutevole fiume di Eraclitoª, giacchÈ ogni lettura (o rilettura, o ricordo di quella lettura) lo rinnova; che inventare Ë ricordare, e la letteratura, di conseguenza, infinito reimpiego di materiali preesistenti. Il lettore e lo scrittore ñ ne abbiamo qui la conferma ñ nel caso di Borges coincidono miracolosamente.