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Libri antichi e moderni

Beraldi, Girolamo Alias Altogradi, Lelio

Relatione di alcuni successi occorsi alla Repubblica di Lucca. Megli anni M.DC.XXXVIII. XXXIX. XL, unito con: Difesa per la Repubblica di Lucca, contro le censure fulminate da Monsig. Cesare Raccagni.

s.e., 1640

260,00 €

Bosio Giovanni Studio Bibliografico

(Magliano Alpi, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1640
Luogo di stampa
Colonia, ma Lucca
Autore
Beraldi, Girolamo Alias Altogradi, Lelio
Editori
s.e.
Soggetto
toscana giuridica, lucca
Sovracoperta
No
Copia autografata
No
Print on demand
No
Condizioni
Usato
Prima edizione
No

Descrizione

Due opere legate in folio (cm 22 x 31), legatura mod. carta decorata, pp (2), 36 per la prima opera; (2), (1) carta bianca, 44 per la seconda. Capilettera, testatine, finalini silografici, testo incorniciato da filettatura, la seconda opera ornata da doppia filettatura: nello spazio bianco tra i due filetti, i rimandi agli autori giuridici citati nel testo. Esemplare in buone condizioni, carta forte, bruniture ad alcune carte. Vicenda avvincente e narrata in toni autorevoli e appassionati dal giureconsulto Altogradi, celato sotto pseudonimo, in quest'edizione senza indicazione del tipografo e con luogo di stampa fittizio. Il suggestivo incipit dà subito al lettore la misura del fierissimoconcetto di libertà, che anima la Repubblica di Lucca: 'E' legge antichissima. per la quale si proibisce indifferentemente a qualsivoglia persona, con particolar pena il portar armi in quella Città.' 1638: un 'hortolano' e uno 'staffiero', con altri famigli e servitori del cardinal Marc'Antonio Franciotti novello vescovo della città, compiono reiterate infrazioni a tale civile consuetudine (che risale al 1383). La Repubblica incarcera i 'delinquenti', ma ne demanda la punizione al padrone, che, noncurante, li fa rilasciare senza sanzione alcuna. Questo accade più volte; con 'amaritudine' e sdegno, ma ancora fiduciosa, la Repubblica invia il suo ambasciatore Gentil'huomo Lucchesini prima da Sua Eminenza, poi, per conoscenza dei fatti, dal Pontefice stesso; in un primo tempo la benevolenza papale sembra volgere in favore dei lucchesi, ma presto intrighi prelatizi alla Corte romana intorbidano le acque, ritardando e complicando le comunicazioni tra offesi e offensore, intermediari, difensori più o meno disinteressati e solleciti. 1638/40: il Senato della Repubblica 'incarcera in secrete' Nicolao e Bartolomeo Franciotti, fratelli del cardinale, 'sospetti alla Repubblica per loro azioni e aderenze'. Irremovibile al maneggi cardinalizi per scagionare il parentado, la Repubblica afferma e ribadisce che i fratelli Franciotti non sono che 'sudditi. non esenti dal foro laico.'Nicolao resta in carcere, come pure il 'palafreniero'. Scatta fulminea la scomunica, da parte del cardinal Raccagni Commissario Apostolico, contro i Signori del Senato, il Bargello, i custodi delle carceri, il popolo stesso: l'Interdetto viene pubblicato in Città dopo una concitata baruffa extra muros con il Raccagni. La 'violenza', lo 'scandalo', l' 'offesa', questo vedersi trattati come 'membri putridi' o 'aspidi' da una Madre Chiesa per tanti secoli venerata con devozione, affliggono le 'coscienze innocenti' dei lucchesi, desiderosi solo di 'conservare inviolata quella a loro tanto dolce, e cara, libertà'. La seconda opera è un memoriale dettagliato dei fatti, destinato al Papa, intessuto di autorevoli richiami giuridici, che confuta punto per punto la liceità dei torti subiti e reclama a gran voce l'intervento di Urbano VIII, ribadendo la pietas secolare della Repubblica. Sei esemplari censiti nelle biblioteche italiane. Cfr Lozzi; Bocca; Melzi; Vinciana
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