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Libri antichi e moderni

Argan Giulio Carlo

Paulucci

La Bussola, 1962

150,00 €

Gilibert Galleria Libreria Antiquaria

(Torino, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1962
Luogo di stampa
Torino
Autore
Argan Giulio Carlo
Editori
La Bussola
Soggetto
Arte, Pittura italiana del '900, Autografi
Sovracoperta
No
Stato di conservazione
Come nuovo
Lingue
Italiano
Copia autografata
Print on demand
No
Condizioni
Usato
Prima edizione

Descrizione

In-4°, pp.113, (3), legatura editoriale t. tela blu con titolo in bianco. Testo in italiano e in inglese. Illustrazioni in b.n. n.t. (anche applicate), 29 tavv. f.t. (sia a colori che in b.n.) applicate. Dedica autografa di Paulucci al frontespizio in data 1° marzo 1979. Perfetto stato. Prima edizione. 'Come si fa a parlare di Enrico Paulucci e non ribattere il solito tasto di quella che Calvino chiama la «proposta di felicità», continuamente, generosamente ripetuta nella sua pittura? Proprio Calvino ci avverte che la cordialità, la schiettezza saranno anche, ma non soltanto, belle doti di natura; non sono, in ogni caso, inviti alla leggerezza e all’irresponsabilità: «non è un discorso d’evasione, è un battere il chiodo secondo per secondo senza smettere mai: se la vita può essere così in un suo momento perché non può essere così in ogni caso?». Si può essere felici ed esortare ad esserlo, senza avere la testa nelle nuvole e non sapere in che mondo si vive; si può esortare alla felicità, ch’è anche una virtù, senza mettersi in contraddizione con la situazione storica, senza scappare, senza tradire. Se Paulucci cerca segni contrari a quelli diventati ormai emblematici dell’angoscia e della disperazione storiche, li cerca pur sempre nella storia della pittura moderna: si chiede che cosa significhino, se siano davvero fantasie senza costrutto, i messaggi di un Matisse, di un Dufy, perfino di un Mirò, accanto al dramma storico di un Picasso, alla tragedia degli Espressionisti, all’arte della rivolta e della negazione del mondo. Molti si chiedono se la pittura di Paulucci sia ancora figurativa benché gli oggetti non siano più riconoscibili; e come mai i valori rimangano gli stessi, o appartengano ancora allo stesso ordine, benché il valore dell’oggetto sia andato via via diminuendo fino a scomparire. La risposta è troppo facile: perché il valore che interessa Paulucci non è il valore dell’oggetto e perché una pittura può essere apertamente figurativa anche dopo l’eliminazione dell’oggetto. all’origine è sempre un’emozione: ma questa non viene decomposta e analizzata in un discorso logico e sintattico, bensì decantata ed eccitata, finché di essa non rimane che uno stato di entusiasmo o fervore ed il suo ritmo è il ritmo stesso della esistenza. E’ soltanto a questo livello, quando l’emozione non è più in contatto con le sue cause oggettive, né ha più bisogno di giustificare coi fatti il suo valore d’impulso, ch’essa può farsi comunicazione e discorso. Né ha più importanza sapere che cosa, di fatto, comunichi, se la naturalità del mondo oggettivo o quella dell’essere umano: è soltanto più la prova di un essere vivi, e vivi attraverso la comunicazione diretta col mondo e con gli altri.' (dallo scritto di Argan).