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Libri antichi e moderni

Bandi, Carlo [Bauer, Riccardo (Milano 1896 1982)]

PARTITO D’AZIONE E SOCIALISMO. Dicembre 1943.

[L’Italia Libera], 1943

40,00 €

Bosio Dedalo M. Libreria Antiquaria

(Torino, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1943
Luogo di stampa
[Milano]
Autore
Bandi, Carlo [Bauer, Riccardo (Milano 1896 1982)]
Editori
[L’Italia Libera]
Soggetto
politica, antifascismo, partito d’azione, costituente
Descrizione
Buono stato, per esposizione alla luce scolorita una porzione dell’ultima pagina.

Descrizione

Opuscolo spillato, pp. (2) 18 incluse copertine. Buono stato, per esposizione alla luce scolorita una porzione dell’ultima pagina. Opuscolo clandestino di Riccardo Bauer, antifascista collaboratore di Gobetti (ne La Rivoluzione Liberale) e cofondatore con Ferruccio Parri de il Caffé, più volte arrestato come dirigente di Giustizia e Libertà e dal 1943 eletto nell'esecutivo centrale del Partito d'Azione e responsabile della partecipazione del partito alla lotta armata. All’indomani del congresso clandestino del Partito d’Azione (settembre 1943) Riccardo Bauer pubblicò due libelli che chiarivano la sua posizione all’interno del movimento: «Partito d’Azione e Socialismo» e «Partito d’Azione, liberalismo e liberismo», poi ripubblicati nel 1957 nel volume Alla ricerca della libertà. Nel primo opuscolo, qui proposto, Bauer spiegava «che il Partito d’azione era sì “severo e intransigente assertore della libertà politica” ma che sul piano più propriamente economico-sociale non poteva non ritenere “l’economia liberistica oggi superata”, con la conseguenza di giudicare “fondamentale” —una volta abbattuto il fascismo — dare vita a una vera e propria “trasformazione dell’economia”» (Colombo, Riccardo Bauer e le dimissioni dal Partito d’azione, Italia Contemporanea 231, giugno 2003). Bauer vedeva il Partito d'Azione come entità rivoluzionaria ma rifiutava il primato dell'economia e l'idea di un partito proletario e «classista»; questa riflessione e il contemporaneo acuirsi dei contrasti interni al movimento lo portarono ad allontanarsi dalla vita politica, dimettendosi dal Partito e dalla Costituente nel febbraio 1946.
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