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Libri antichi e moderni

Finazzi, Marco

OTTO FOTOGRAFI ITALIANI D’OGGI.

Istituto Italiano d’Arti Grafiche, 1942

180,00 €

Bosio Dedalo M. Libreria Antiquaria

(Torino, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1942
Luogo di stampa
Bergamo
Editori
Istituto Italiano d’Arti Grafiche
Curatore
Finazzi, Marco
Soggetto
fotografia
Descrizione
Esemplare con mancanze sulla tela del dorso, cifra sul frontespizio, internamente ben conservato.
Lingue
Italiano

Descrizione

Legatura editoriale con dorso in tela, cm 20x24, pp 125 (1), fotografico in nero. Bianca pagina 75, che secondo la didascalia dovrebbe ospitare la quarta fotografia di Alex Franchini Stappo, “La grande porta” - questa è presente alla pagina numerata 73, al posto di “Case”, che risulta quindi omessa in questo esemplare. I testi di presentazione dei fotografi (ciascuno presente con un piccolo ritratto e 4 scatti), furono composti, d’intesa con Giuseppe Cavalli (Lucera 1904 - Senigallia 1961), da Mario Finazzi (Bergamo 1905-2002) cui si deve anche la cura grafica del volume. Libro/manifesto del “Gruppo degli Otto”: Vincenzo Balocchi, Giuseppe Cavalli, Walter Faccini, Mario Finazzi, Alex Franchini Stappo, Ferruccio Leiss, Ermanno Marelli, Federico Vender. Raccolti attorno all’avvocato Vincenzo Cavalli, vicino agli ambienti di Casorati, Cagli e Donghi, gli Otto propongono una fotografia raffinata e antiretorica, un’estetica metafisica e distante tanto dagli stilemi della propaganda di regime quanto dal realismo di indagine sociale e dal pittorialismo romantico «per esprimere piuttosto un concetto di fotografia "pura", semplice nella forma, sempre essenziale e rigorosa, e dal tono "alto", lattiginoso, fattori questi che attribuivano all'immagine un valore estetico, estraneo al soggetto, ma determinato piuttosto dal "modo" in cui questo era stato visualizzato fotograficamente.» (Italo Zannier, DBI sub Voce Cavalli, Giuseppe). Da questa ricerca nascerà il Manifesto della Bussola, pubblicato da Cavalli con Finazzi, Leiss, Vender e Luigi Veronesi nel maggio 1947 sulle pagine della rivista Ferrania: «Noi crediamo alla fotografia come arte (…) Chi dicesse che la fotografia artistica deve soltanto documentare i nostri tempi, commetterebbe lo stesso sorprendente errore d'un critico d'arte o letterario, che volesse imporre a pittori o poeti l'obbligo di trarre ispirazione da cose ed avvenimenti determinati e solo da quelli, dimenticando, con siffatta curiosa pretesa, l'assioma fondamentale che in arte il soggetto non ha nessuna importanza».
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