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Libri antichi e moderni

Cantù Cesare

Margherita Pusterla. Racconto

G. Truffi, 1838

350,00 €

Gilibert Galleria Libreria Antiquaria

(Torino, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1838
Luogo di stampa
Milano
Autore
Cantù Cesare
Editori
G. Truffi
Soggetto
Letteratura italiana, Romanzi storici, Prime edizioni
Sovracoperta
No
Stato di conservazione
In ottimo stato
Lingue
Italiano
Copia autografata
No
Print on demand
No
Condizioni
Usato
Prima edizione
No

Descrizione

3 voll. in-8°, pp. 238; 228; 178; legatura coeva m. pelle marrone con decori in oro, titolo e tomaison in oro entro duplice tassello ai dorsi. Piatti marmorizzati. Frontespizi litografici figurati racchiusi da bordura, antiporte litografiche con scene del romanzo. Buon esemplare, leggermente rifilato. Prima edizione, priva di indicazioni di tipografo ai frontespizi (ma al colophon del terzo volume si legge: 'pubblicato il 9 settembre 1838 coi tipi di G. Truffi'), di uno dei più popolari romanzi storici del nostro Ottocento. Il Cantù scrisse questo romanzo storico nel solco manzoniano durante la sua prigionia nelle carceri austriache, dal novembre 1833 all'ottobre 1834, 'a quel che si crede, servendosi di carta destinata a servizi ben più modesti e facendo uso di stuzzicadenti, come penna, e di nero fumo di candela come inchiostro' (Parenti, 'Rarità Bibliografiche dell'Ottocento', I, pp. 76-78 e V, pp. 87-92). Al romanzo arrise subito largo successo; fu spesso ristampato e tradotto in molte lingue. Scrive Marino Berengo: 'La fama di questo scrittore scontroso, che spiace a tutti, ma sente il pubblico e sa che libri offrirgli e che linguaggio parlargli, si impone con un romanzo storico, Margherita Pusterla, scritto tra il '35 e il '36 e pubblicato a Milano - per le lunghe remore della censura - solo nel settembre 1838. 'Lettor mio, hai tu spasimato? No. Questo libro non è per te'. In questa apostrofe che apre il romanzo (e che suscitò, tra le altre, la spiritosa ironia di Giovanni Raiberti) è già racchiuso il gusto dell'esasperazione drammatica e dell'orrore. Antitedesca e guelfa, l'opera ha una crudezza e un compiacimento per i temi terrificanti, che la allontanano dal modello manzoniano; ma è anche pervasa da un'attenzione per la plebe lombarda e le sue consuetudini, che costituisce una sicura origine del suo successo.' (D.B.I., 18, 1975). Parenti, Prime edizioni, 119. Parenti, Rarità, cit.
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