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Libri antichi e moderni

Antonio Labacco

Libro d'Antonio Labacco appartenente a l'architettura nel qual si figurano alcune notabili antiquita' di Roma

Presso Girolamo Porro, 1576

1500,00 €

Coenobium Libreria

(Asti, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1576
Luogo di stampa
Venetia
Autore
Antonio Labacco
Editori
Presso Girolamo Porro
Soggetto
simple, architettura, archeologia romana

Descrizione

In folio (cm 28,5 x 42), carte (1) con frontespizio inciso all'acquaforte + (1 bianca) + tavole numerate da 3 a 33 (seppure con errori) per un totale di 26 tavole incise all'acquaforte di cui 3 su foglio doppio e 1 pianta ripiegata finale su 3 fogli con il Tevere, il Porto di Traiano e di Claudio. Legatura in cartonatura settecentesca. Si tratta della variante editoriale B dell'opera senza la carta iniziale con il testo intitolato "Delli porti di Claudio e Traiano". Non compare neppure il foglio con "Antonio Labacco alli lettori" (al suo posto e' presente una carta bianca). Edizione tardo cinquecentesca di quest'importante opera uscita in edizione originale nel 1552 e poi piu' volte ristampata nel Cinquecento e oltre (1557, 1559, 1567, 1576, 1584, 172, 1773). Antonio Labacco (Vercelli, 1495 – Roma, 1570), architetto, fu allievo di Antonio da Sangallo il Giovane. Qui presenta le ricostruzioni di alcuni antichi monumenti romani come l'Arco e il Foro di Traiano, il Tempio di Castore e Polluce, il Mausoleo di Adriano (l'odierno Castel S. Angelo), il Porto di Triano e alcuni templi non identificati ricostruiti sulla base di descrizioni ricavate da testi classici e dalla visita alle loro rovine. Il grande talento di Labacco si esprime percio' nel campo della misurazione e della restituzione grafica dell'architettura piuttosto che in contributi originali. "Il suo Libro propone un numero limitato di edifici romani, scelti in maniera piuttosto casuale ("alcune notabili antiquita' di Roma"), che vengono riprodotte pero' nel modo piu' accurato e completo. Come nella 'Regola' di Vignola, la rappresentazione grafica deve rendere superflue le lunghe spiegazioni ("maggior frutto si cava de gli buoni esempi in poco tempo che non si farebbe leggendono i scritti in molto maggiore") ed e' a questo scopo che Labacco cerca, come Vignola, di perfezionare con ogni mezzo la tecnica delle illustrazioni di architettura" (Richard James Tuttle, 'Jacopo Barozzi da Vignola', 2002, p. 361. Cfr. Thomas Ashby, 'Il libro d'Antonio Labacco appartenente all'architettura', in 'La bibliofilia', 1914-1915, n. 16, p. 305).
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