















Libri antichi e moderni
Carlo Felice Colucci, Maria Luisa Spaziani
LE VANE OCCASIONI (ULTIMI VERSI). (AUTOGRAFATO CON DEDICA)
Guida Editori, 2008
39,99 €
Studio Maglione Maria Luisa
(Napoli, Italia)
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Dettagli
Descrizione
Queste isole d'azzurro hanno forse paradossalmente la funzione che una lega impura riveste nella fabbricazione dell'oro, che se fosse sempre a ventiquattro carati non si presterebbe alle manipolazione dell'arte. Deve arrivare a diciotto carati, nelle mani dell'orafo. Dopo il saggio di Marco Forti, che apre Il Tempo del seme, sarà difficile agli esegeti di Colucci trovare qualcosa di nuovo, e questa breve nota sarà fatalmente incompleta anche se qui parliamo di una nuova raccolta. Le vane occasioni. Il suo mondo interiore qui non varia se non di poco; e non varia la metrica: se si eccettui l'assoluta predominanza dell'endecasillabo come nella precedente raccolta. E troviamo i sapidi inserti di parole moderne e certe volte inedite in poesia come cubalibre, no global, effetto serra, cyborg, staminali, etc. oltre alle inevitabili incursioni nel linguaggio o gergo scientifico dell'autore che, medico, si ricorderà sempre di essere alle prese con la fantasia del suo privilegiato mestiere. Per non parlare delle molte citazioni messe in versi da prose famose, come l'inizio del Processo: "Qualcuno doveva aver calunniato J.K./ché senza aver fatto nulla di male/una mattina fu tratto in arresto".
Luigi Baldacci all'Autore (lettere autografe):
Firenze, 20 gennaio 2001
"(...) Intanto queste poesie sono tutte fortemente risentite. Così ricche - direi - della sua presenza. Belle."
Firenze 8 giugno 2002
"(...) Quanto a me, le sue poesie le trovo ricche di infinite risorse ed echi di vita. Al tempo stesso un po' difficili, ma questa è cosa che tengo per me."
E quando sarà l'ora vestimi tu di sogni, piano per non lacerarli, e in bianco e nero, sarà meglio, non rider troppo di quei fantasmi né delle bambole in vetrina, i lustrini e quanti pupi, quanti in sogno doppiati d'amore, vestimi d'aria e d'inganni la piccola vita avvolta nel sonno, vestimi d'ombre e di sogni oggi che spesso devo mendicare un po' d'affetto, i giorni della merla vana risposta di parole a realtà, vestimi solo di attimi e di sogni quando sarà l'ora, fa piano,
col sogno e l'aria cantami una nenia di' che avevamo le ossa di vetro e un rosario di silenzi.
Ciò che caratterizza la poesia di Carlo Felice Colucci è il costante lavoro sul significante a cominciare da la Pagaia dove già si formulano i primi contatti linguistici innovativi, che si faranno più chiari e distinti in Placebo, in una temperie stilistica di ironia tragica di sequenze appositive e comportamenti verbali nel rispetto però delle forme linguistiche e del nucleo del sintagma. (Lanfranco Orsini, Otto-Novecento tra poesia e prosa, Napoli, S..E.N., 1980,); per poi passare, attraverso l'avanguardia con grande intelligenza e saggezza, (G.B. Squarotti: dai Postermetici alla postavanguardia, in Letteratura Italiana Contemporanea, Lucarini, 1982 vol. III,); pervenendo con Preghiera occidentale ad uno dei documenti poetici tra i più significativi degli anni Ottanta. La poesia di Colucci, prevalentemente logica e antropocentrica, gira intorno al tema della memoria e al dramma della vita in cui vengono esaminati e ritracciati i filamenti della realtà con conclusivi epitaffi e infausti pronostici per tutti. Si fanno così strada gli spazi del tempo dove mancano i giorni per seminare o per sperare e la Morte ha le sembianze dell'arrotino nel volume Il viaggio inutile. Questa visione culturale e psicologica viene correlata alla vita, con l'occhio spietato del medico-poeta che ricorre ad un glossario scientifico per analizzare, con metafore e sintagmi, il destino dell'uomo.
In questo caso, l'unica solidarietà possibile di fronte al negativo, è la propria testimonianza esposta a quelle scarne profezie / tumori adiesse denutrite magie. Il futuro si identifica con il lessico del nichilista tout court, e il risultato è un evidente schiacciamento dell'esistenza fuori da ogni considerazione metafisica, in un pessimismo che appartiene alla stirpe di Eduard von Harmann, che identificò l'Universo con il male e ne rimpianse l'esistenza. (Giancarlo Rugarli, Il Mattino, 20 luglio 2003).
Il paesaggio esterno è marcatamente sassoso, tragico, freddamente lunare, ma di una luce che rischiara la memoria e gli immutati affetti verso i cari estinti, attraverso il recupero antologico di figure e volti che transitano in un'atmosfera sempre più mitica e sacrale, franta ed epigrafica, in vicende che rimarcano il senso proustiano del tempo, dove i suoni dell'anima si amplificano in un umanesimo esistenzialistico. A questo punto si potrà parlare di Colucci pure come di un poeta sotterraneo, in grado di sondare a fondo il vissuto esistenziale, fino a sezionarlo, penetrando lo sguardo o il bisturi nella tragicità della vita. (Giuseppe Zagarrio, da Febbre, furore e fiele, Mursia, 1983,), in una sorta di veggenzialità postuma. Ma forse non si capirebbe appieno il substrato più riposto e pregnante di codesta poesia, senza mettere mano ad un'altra icastica citazione: Eppure la lingua frantumata e sconnessa della preghiera di Colucci, se il lettore vi si abbandoni nel corso di una lettura partecipe, rivela un sottofondo, una musicalità di tono elegiaco che riesce ad organizzare fra loro i frammenti recuperati, a diventare essa stessa struttura sintattica, naturalmente in senso lirico, fissando un punto se non di salvezza, almeno di speranza. Si veda, per concludere, quello che resta di ciò che abbiamo definito il folclore medico: definizioni di stati patologici senza rimedi, di malattie incurabili, di rare e terribili varietà tumorali (e non ultime, di recente, le serie patologie personali dell'Autore). Come altrettante punte di iceberg questi sinistri avvertimenti ci inducono alla meditazione sul nostro destino fisiologico, guidandoci al recupero di profondità spirituali insospettate. (L. Sbragi, Nostro Tempo, 1982-1983,). E codesta la centralità concettuale di Colucci, donde partono le onde psicoespressive dentro un'operazione poetico/testamentaria che, attualizzando l'effimero dell'umanità, ci restituisce il caos delle cose e degli eventi: da cui è impossibile il tentare di uscire, se non dopo aver conosciuto (e vissuto) tutto il dolore possibile, che oggi il poeta preferisce darci in endecasillabi.
Descrizione bibliografica
Titolo: Le vane occasioni (ultimi versi).
Autore: Carlo Felice Colucci
Introduzione di Maria Luisa Spaziani
Editore: Napoli: Guida Editori, 2008
Lunghezza: 80 pagine; 22 cm
ISBN: 9788860424136
Collana: Orizzonti
Soggetti: Poesia Raccolte poetiche Antologie Collezionismo Libri rari fuori catalogo autografati Dedica autografa Versi Rime Poetica Letteratura italiana contemporanea Cultura napoletana Poeti napoletani Campobasso anni Settanta Ottanta Fenèste'int'o scuro Una vita fedele La pagaia Poésies Placebo Preghiera occidentale Check-up La bella afasia Memoria e fuga Fuochi spenti Il viaggio inutile Selected poems Romanzi La corsia I figli dell'arca I fuochi di Sant'Elmo Il gatto e il Rembrandt Saggi Elzeviri La parola perduta Racconti Non sparare all'ombra L'appello Critica letteraria Novecento Intellettuali Letterati Dialettica esistenziale Classica Poesie Giorgio Barberi Squarotti Domenico Rea Gaetano Salveti Linguaglossa Letizia Leone Steven Grieco Rathgeb Antonio Sagredo Giuseppe Talìa Luigi Fontanella Ugo Piscopo Agnisola Stefano Lanuzza Sebastiano Martelli Francesco D'Episcopo Pasquale Alberto De Lisio Ciro Vitiello G.B. Nazzaro Carlo di Lieto Mario Gabriele Produzione Speranza Introspezione Giornalismo Saggistica Duemila Endecasillabi Medici Follia Positano Capri Luoghi Spiagge Donne Amore Marco Forti Cubalibre Cyborg Forse Mirta Drammatici Giovinezza Da collezione Rarità Poetry Collections Anthologies Collectibles Rare out-of-print books Autographed dedication Verses Rhymes Poetics Contemporary Italian literature Neapolitan culture Poets Seventies Eighties Memory Journey Novels The cat Essays Elzevirs Stories Literary criticism Twentieth century Intellectuals Men of letters Existential dialectic Classical Hope Introspection Journalism Two thousand Endecasyllables Doctors Madness Places Beaches Women Love Drama Youth Collectible Rarities