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Libri antichi e moderni

TASSO, Bernardo (1493-1569)

Le lettere [...] Intitolate à Monsi.or d'Aras

Venezia, Vincenzo Valgrisi, 1549

850,00 €

Govi Libreria Antiquaria

(Modena, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1549
Luogo di stampa
Venezia
Autore
TASSO, Bernardo (1493-1569)
Editori
Venezia, Vincenzo Valgrisi
Soggetto
Ars Epistolica
Stato di conservazione
Buono
Lingue
Italiano
Legatura
Rilegato
Condizioni
Usato

Descrizione

8vo. (32), 477, (3) pp. a-b8, A-Z8, AA-GG8. With the printer's device on the title-page and at the end. Early 20th century half-calf, spine in compartments with red label and gilt title lettering. Old entry of ownership of Giovanni Maria Porta.
Basso, pp. 146-147; Edit 16, CNCE 36130; Quondam, p. 312.
 
FIRST EDITION of the first two books of Bernardo Tasso' letters, which were reprinted in 1551 and 1553. A third book of 7 letters was added for the first time in Valgrisi's edition of 1557. In 1559 the ten-year-privilege granted to Valgrisi came to an end and the definitive edition containing the fourth and final book (4 letters) was issued at Venice by Girolamo Giglio in the same year. From then on the collection was reprinted by many different typographers (Sansovino, Giolito, Lorenzini, Bertano, etc.) more than fifteen times until the end of the century.
These four books form the so-called first volume of Bernardo Tasso's epistolary. The second volume was the property of Gabriele Giolito de' Ferrari, who first printed it at Venice in 1560 and again in 1574 (cf. B. Tasso, Lettere, secondo volume, A. Chemello, ed., Sala Bolognese, 2002, passim).
The present edition is dedicated by the author to Antoine Perrenot de Granvelle, better known as Monsignor d'Arras, and to Ferrante Sanseverino, Prince of Salerno. The dedications, from Salerno, are undated, but presumably written in 1547.
“Tutti i commentatori sono concordi nel giudicare la lettera a Ferrante Sanseverino che nel primo volume delle Lettere di Bernardo Tasso segue la dedica a Monsignor d'Arras, come una seconda dedicatoria; in verità, pur essendo chiaro, anche per sua posizione (tra i testi preliminari), che si tratta di un esplicito omaggio a quello che allora era il protettore e datore di lavoro del Tasso, e nonostante il suo contenuto prefatorio, non si può parlare stricto sensu di dedica, perché mai è espressa letteralmente la volontà del dono dell'opera, che anzi si spiega essere stata affidata al patrocinio (‘sotto l'ombra e sotto la protezione') di Monsignor d'Arras […] Il primo volume di lettere di Bernardo Tasso è dedicato a ‘Monsignor d'Aras', ovvero ad Antoine Perrenot di Granvelle, vescovo di Arras, ministro imperiale di Carlo V. Una lettera pubblicata nello stesso epistolario scritta a Baldo Granato da Anversa (senza data ma risalente al 1544), dà notizia della consegna da parte di quest'ultimo di un ‘dono, che è picciolo, & basso' del Tasso al Perrenot. Di questo dono, Tasso dice: ‘Et mi rendo certo, che non la bellezza delle lettere mie, ma la gentilezza della sua natura l'abbia mosso a laudarle', e prosegue ‘con le chiavi del vostro favore m'havete aperta questa porta del suo servitio'. Tasso si riferisce alle lettere che già circolavano manoscritte, dedicate a Monsignor d'Arras, che poi sono confluite in questo primo volume dell'epistolario, con il medesimo dedicatario. Nel 1547 Bernardo Tasso fu accolto direttamente nella Corte imperiale, dove rimase almeno fino al gennaio del 1548; tra tutti i dignitari con cui stabilì o rafforzò proficui legami ‘quegli [...] col quale ei contrasse più stretta servitù, fu il celebre Monsignor Perenotto, allora Vescovo d'Arras, poi cardinale di Granvela, personaggio di grande mente, e di non minore autorità in quella Corte'. Pagamento di un debito quindi, ma anche costituzione di un credito per successive richieste di intercessione presso l'imperatore. La dedica a Monsignor d'Arras, in verità, è assai parca di lodi nei confronti del destinatario: solo nel rappresentarlo topicamente come sostegno solido per la costruzione a suo dire fragile rappresentata dalla raccolta di lettere, Tasso ricorda ‘l'altezza de la virtù, & de l'auttorità' del Perrenot, e poco avanti lo definisce ‘persona di perfetto giudicio'. Solo verso la fine della dedica Bernardo, riprendendo l'immagine della statua e del suo solido piedistallo che aveva tratteggiato nella prima parte della dedica, ricorda