Questo sito usa cookie di analytics per raccogliere dati in forma aggregata e cookie di terze parti per migliorare l'esperienza utente.
Leggi l'Informativa Cookie Policy completa.

Libri antichi e moderni

Dante Alighieri.

La Divina Commedia. Con una breve, e sufficiente dichiarazione del senso letterale diversa in più luoghi da quella degli antichi Comentatori.

Verona, Presso Gioseppe Berno, 1749., 1749

1500,00 €

Mediolanum Libreria Antiquaria

(Milano, Italia)

Parla con il Libraio

Metodi di Pagamento

Dettagli

Anno di pubblicazione
1749
Autore
Dante Alighieri.
Editori
Verona, Presso Gioseppe Berno, 1749.

Descrizione

Tre volumi in-8°; LXII, 1 c.b., 2 tavv. f.t. (ritratto di Dante tratto da un dipinto di Bernardino India e pianta dell'Inferno secondo la descrizione di Antonio Manetti fiorentino, incisi in rame da Michael Heylbrouck da disegno di Michelangelo da Cornale), 336 pp. - 355 pp. - 378 pp., 1 c.b. Legatura coeva in tutto cartoncino ricoperto in carta marmorizzata, titolo manoscritto al dorso del primo volume (minime tracce d'uso la dorso, assenti le carte di guardia del terzo volume ed i titoli al dorso del secondo e terzo). Buon esemplare genuino a pieni margini con barbe. Ex libris novecentesco. Importante edizione settecentesca della Commedia, che riporta per la prima volta il celebre commento del padre gesuita Pompeo Venturi nella sua integrità: “Di quest’opera occorre riconoscere innanzitutto il rilevante merito storico di aver riproposto, a distanza di oltre un secolo e mezzo dalle edizioni di Alessandro Vellutello (1544) e di Ludovico Dolce (1555), il testo integrale e commentato del poema dantesco (riprodotto nella lezione fissata dalla Crusca nel 1595), segnando di fatto l’inizio della moderna critica dantesca” (DBI).
Il Venturi aveva redatto un commento per l’edizione lucchese del 1732, riproposto poi nel 1739, ma era rimasto deluso dal “trattamento riservato al proprio lavoro, stravolto e deturpato dalle pesanti manomissioni dei curatori” (DBI). Aveva perciò revisionato il proprio intervento per questa edizione veronese del 1749, che, nonostante la profonda critica rivolta al testo del poema, otterrà una straordinaria fortuna fino al principio dell’Ottocento. Il lavoro di Pompeo Venturi rappresenta il culmine del travagliato rapporto tra la Compagnia di Gesù e Dante: egli “privilegia il versante confessionale ai danni di quello filologico-letterario, poiché mira ad un'esegesi esplicativa ‘al servizio di Dio’. Stando a Venturi, Dante non possiede le credenziali né di buon poeta (usa parole non autorizzate dalla Crusca e non capite dai suoi lettori), né di buon cristiano (per If. XIX 109 distorce la Bibbia contro la Chiesa, come gli eretici” (Spera, p. 180).
Il commento di Venturi rimase un termine di confronto vincolante per i dantisti, in particolare per quelli veronesi, come dimostra l’intervento, assai critico, di Filippo Rosa Morando (‘Osservazioni sopra il Commento della D.C. stampato in Verona l’anno 1749’, Verona, Ramanzini, 1751), ma anche quello di Giuseppe Torelli, entrambi discepoli di Scipione Maffei, e tra i principali promotori a Verona del culto di Dante a quell’epoca. Mambelli 61. Fiske I, p. 10. De Batines I, p. 109. F. Spera, “Stella forte: studi danteschi”, (2010).