Libri antichi e moderni
Dante Alighieri.
La Divina Commedia. Con una breve, e sufficiente dichiarazione del senso letterale diversa in più luoghi da quella degli antichi Comentatori.
Verona, Presso Gioseppe Berno, 1749., 1749
1500,00 €
Mediolanum Libreria Antiquaria
(Milano, Italia)
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Dettagli
Descrizione
Il Venturi aveva redatto un commento per l’edizione lucchese del 1732, riproposto poi nel 1739, ma era rimasto deluso dal “trattamento riservato al proprio lavoro, stravolto e deturpato dalle pesanti manomissioni dei curatori” (DBI). Aveva perciò revisionato il proprio intervento per questa edizione veronese del 1749, che, nonostante la profonda critica rivolta al testo del poema, otterrà una straordinaria fortuna fino al principio dell’Ottocento. Il lavoro di Pompeo Venturi rappresenta il culmine del travagliato rapporto tra la Compagnia di Gesù e Dante: egli “privilegia il versante confessionale ai danni di quello filologico-letterario, poiché mira ad un'esegesi esplicativa ‘al servizio di Dio’. Stando a Venturi, Dante non possiede le credenziali né di buon poeta (usa parole non autorizzate dalla Crusca e non capite dai suoi lettori), né di buon cristiano (per If. XIX 109 distorce la Bibbia contro la Chiesa, come gli eretici” (Spera, p. 180).
Il commento di Venturi rimase un termine di confronto vincolante per i dantisti, in particolare per quelli veronesi, come dimostra l’intervento, assai critico, di Filippo Rosa Morando (‘Osservazioni sopra il Commento della D.C. stampato in Verona l’anno 1749’, Verona, Ramanzini, 1751), ma anche quello di Giuseppe Torelli, entrambi discepoli di Scipione Maffei, e tra i principali promotori a Verona del culto di Dante a quell’epoca. Mambelli 61. Fiske I, p. 10. De Batines I, p. 109. F. Spera, “Stella forte: studi danteschi”, (2010).