LIBROEdizione originale.Ottimo esemplare, freschissimo e pulito — il numero 1281 timbrato dall’editore al colophon — in brossura senza restauri (quasi insignificanti difetti perimetrali, tra cui qualche minuta lacerazione e i lievi segni dei fascicoli sul dorso): condizione molto rara per questa edizione popolare.Nell’ambito di un più ampio progetto di rilancio “pratico” della cucina futurista, cominciato l’anno precedente con l’inaugurazione della taverna futurista Santopalato a Torino, Fillia e Marinetti danno alle stampe questo volume, che sta alla cucina futurista così come l’Artusi sta alla cucina italiana: «[…] una specie di manuale dell’Artusi a rovescio, del duemila», come commenta uno dei primi recensori del libro (cit. in Pautasso, p. 60). Nelle sue oltre duecentocinquanta fitte pagine, vi è dentro tutto quello che uno vorrebbe sapere sull’argomento: manifesti (della cucina; contro la pastasciutta), rassegna stampa (italiana ed estera), descrizioni dei pranzi futuristi, ampia sezione con le ricette di piatti e delle «polibibite» (cocktail), tre immagini fotografiche (plastico di Guido Fiorini per ristorante futurista; cuochi futuristi della Taverna Santopalato; due pannelli decorativi di Prampolini) e otto disegni in bianco e nero raffiguranti alcune delle futuristiche vivande, opera di Fillia, Paolo Alcide Saladin, Mino Rosso e «dottor Vernazza». -- Il manuale rappresenta uno dei più concreti esempi di intervento avanguardista sulla vita comune, «ricostruzione futurista dell’universo», sbalorditivo nella sua complessità e articolazione, ma del tutto ironico, semplice e godibile nell’esposizione. Non a caso come editore fu scelto il popolare Sonzogno, con cui Marinetti collaborava già dal principio degli anni ’20, che ne procurò un lancio massiccio e del tutto inusuale per le tirature italiane dell’epoca: vennero stampate 6000 copie, tutte numerate a macchina alla prima carta, senza data ma nel maggio 1932 (la prima recensione individuata dagli storici è quella sul «Radiocorriere» del 14-21 maggio). Nonostante l’alta tiratura, il libro è oggi molto raro a trovarsi nella sua copertina originale in brossura e in buone condizioni: la qualità dell’edizione è infatti bassa, la carta utilizzata per gli interni molto economica e deperibile e quella satinata per la brossura leggerissima e soggetta a strappi e lacerazioni lungo il dorso. -- «Nel 1932 esce il libo “La cucina futurista”, curato da Marinetti e Fillia, con le ricette, le cronache dei primi banchetti e tutte le informazioni relative al primo anno di campagna gastronomica. […] Ma che si tratti d’una proposta soprattutto artistica appare chiaro fin dalle prime pagine, dove la nascita della cucina futurista viene narrata attraverso un racconto gastronomico, allegorico e fantastico, sulla scia di quelli di Apollinaire, intitolato “Un pranzo che evitò un suicidio”. [… Marinetti] descrive situazioni e immagini indubbiamente forti, che tra l’altro anticipano di diversi lustri il banchetto ideato da Meret Oppenheim per l’esposizione internazionale del surrealismo (1959-60) alla galleria Daniel Cordier […]. Ma l’ossessione del corpo femminile quale elemento rituale alimentare si ritrova anche negli esperimenti della Eat Art promossa da Daniel Spoerri, che nel 1970 espone opere commestibili di svariati artisti, come la donna di panpepato di Richard Lindner, decorata con glassata di zucchero colorato, e la “Gebratene Frau” (la donna arrosto) di Joseph Beuys. […] Battute, divertimenti, gioco di equivoci, azione, teatro, poesia, tutto questo concorre a elaborare la cucina futurista, il cui manuale si conclude con le vere ricette e un dizionario che riscrive il linguaggio culinario, ripulendolo dalle parole non prettamente italiane [… e inventando] neologismi che rientrano nel progetto di ricostruzione totale della vita e dunque anche del linguaggio, come “peralzarsi” (dessert), “polibibita” (cocktail), “prestoalsole” (picnic), “quisibeve” (bar), “traidue” (sandwich) […] ma anche termini molto complessi, basati su principi analogici, quali “conprofumo”, che indica l’affinità olfattiva di un odore col sapore di una data vivanda (esempio: rosa e poltiglia di patate), “disprofumo”, che sintetizza il complementarismo tra un profumo e un sapore (gelsomino e carne cruda), “conrumore”, che rivela un’affinità umoristica tra un rumore e un sapore (motore di motocicletta e sugo d’arancio), “dismusica”, che denota invece il complementarismo di una musica con una pietanza (Nona sinfonia di Beethoven e datteri alle acciughe)» (Salaris).Cammarota, Futurismo, 162; Salaris, Cibo futurista, pp. 62-67;. Pautasso, Cucina futurista (Milano 2015), pp. 55-75