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Libri antichi e moderni

Vicini, Gio. Battista (Dedica Dell’Autore)

La Commedia dell’Arte e la Maschera. Due Epistole in versi Martelliani del Sig. Abbate Gio. Battista Vicini al Sig. Abbate Pietro Chiari.

450,00 €

Bongiorno Paolo Libreria

(Modena, Italia)

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Dettagli

Autore
Vicini, Gio. Battista (Dedica Dell’Autore)
Soggetto
commedia dell’arte - maschere - letteratura

Descrizione

Senza indicazioni tipografiche, ma Modena, 17. In 8vo (cm. 20,2); cartoncino coevo con bellissima carta dorata impressa con foglie e melograni; pp. XLIV, (4). Interessante e colto libretto sulla Commedia dell’arte e le Maschere. Sono citati: Tabarrino, Arlecchino, Lucinda, Colombina, Brighella, Pantalone. Giovanni Battista Vicini nell’elenco degli Accademici Fluttuanti di Finale Emilia è descritto come Professore di Poesia Italiana nel Collegio de’ Nobili di San Carlo di Modena. Nell’Accademia dei Dissonanti di Modena, dove era aggregato, si legge che ’Nato a Finale nel 1709 e morto a Modena nel 1782. Abate, appartenente all’Arcadia, poeta primario di Corte e storico di Correggio. Alcuni suoi scritti in versi sono ricordati dal Tiraboschi. Appartenne alla Colonia Erculea dell’Arcadia con il nome di Filidoro Meonidese’. Un tranquillo professore, parrebbe. Salvo che un testimone d’eccezione, Carlo Goldoni, assiste ad una scena molto particolare, attraverso la quale e per quanto poi si leggerà in L. A.Muratori, Vicini appare una personalità molto diversa. In mezzo a una grande folla vidi un patibolo alto cinque piedi, sul quale stava un uomo a testa scoperta e con le mani legate: era un abate, che conoscevo, letterato assai illuminato, celebre poeta, conosciutissimo e stimatissimo in Italia: era l’abate G. B. Vicini. Un prete teneva in mano un libro; un altro interrogava il paziente, il quale rispondeva con alterigia; gli spettatori battevano le mani e lo incoraggiavano; i rimproveri aumentavano, l’uomo oltraggiato fremeva. Non potei resistere oltre; me ne andai pensoso, scosso, stordito; immediatamente fui assalito dai miei vapori; rincasai, mi chiusi in camera, immerso in tristissime riflessioni, umiliantissime per l’umanità. ‘Gran Dio!’ dicevo tra me, a che cosa non siamo esposti in questa breve vita che siamo costretti a trascinare? Ecco un uomo accusato d’aver tenuto discorsi scandalosi a una donna che era andata a confessarsi. Ma chi l’avrà denunciato? E’ stata la donna medesima. Cielo! Non è dunque punizione sufficiente essere disgraziati? (Carlo Goldoni, Memorie). Axs
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