Dettagli
Anno di pubblicazione
1816
Autore
Lingeri, Luigi (Acqui 1761-1833)
Editori
DALLA STAMPERIA DI CARLO ODICINI
Soggetto
acqui terme, acque termali, terme, piemonte
Descrizione
Genuino esemplare in barbe, brossura con segni d’uso (macchie d’inchiostro sul piatto anteriore, piccola lacuna sul posteriore, strappo alla base del dorso) me complessivamente ben conservato.
Descrizione
Opuscolo in dodicesimo cm 17x11, originale brossura d’attesa con cucitura a vista, pp 60. Segnatura: 1-212 36. Genuino esemplare in barbe, brossura con segni d’uso (macchie d’inchiostro sul piatto anteriore, piccola lacuna sul posteriore, strappo alla base del dorso) me complessivamente ben conservato. Raro opuscolo dell’abate Luigi Lingeri, composto nell’inverno 1815 e pubblicato l’anno seguente. Le 154 stanze descrivono in tono colloquiale e ironico la Bollente e la città di Acqui, i suoi monumenti, il Monte Stregone e le fonti termali secondarie, gli edifici dei bagni e la terapia termale; in calce all’opera alcune note esplicative. Il poemetto spesso divaga offrendo spunti sulla storia recente e sagaci commenti dell’autore, che rivolgendosi direttamente al lettore coniuga illustrazione didascalica e divertissement scherzoso in quello che è in fondo un amoroso ritratto della sua città e dei suoi concittadini: «Per certi versi la Bollente non è che un pretesto o, se vogliamo, un punto di partenza obbligato per una rassegna di mirabilia» nel quale il narratore «illustra, spiega, racconta senza accorgersi di trasformare, di excursus in excursus, l’originario proposito didascalico in una celebrazione della piccola patria acquese» (Prosperi). Il tono modesto e discorsivo ben si presta inoltre alla descrizione di scene di vita quotidiana, ad esempio quando l’abate narra dell’interruzione della sorgente in occasione del terremoto di Lisbona, e del conseguente malcontento della cittadinanza, costretta a scaldare l’acqua con grande dispendio di risorse, in particolare i macellai, e i Cuochi, e i Prestinari, e le Serventi / che tant’uso ne fan nei lor men rari / bisogni, ed i Barbier, che sì frequenti / sono ad usar cald’acqua, e i Calzolari / per ammolir le sole renitenti così come i poveri e i ricchi avari, e infine gli Ebrei, che usano l’acqua della Bollente per le loro abluzioni rituali. L’abate Lingeri, di antica famiglia acquese dedita alle professioni liberali, non condivise le simpatie giacobine dei fratelli e si mantenne su posizioni conservatrici e antilluministe: sovente nel poemetto lamenta i giorni empj della Gallica Epidemia, e dipinge Napoleone come un emissario infernale del Tartereo Regno. Anche negli studi privilegiò l’archeologia e nel poemetto afferma: «cento pezzi ho estratto e rari e veri». Non in ICCU né in OCLC. Noto a Manno (Bibliografia storica degli stati sardi, vol. 2, p. 40, n. 6913) che segnala una risposta anonima in versi dialettali, mai stampata. Su Luigi Lingeri e sul poemetto si vedano gli studi di G. L. Rapetti Bovio della Torre e C. Prosperi in Letteratura e terme, atti del convegno 2004.