Dettagli
Anno di pubblicazione
1935
Collana
[collezione di «Poesia»],
Editori
Guanda (Stabilimento Tipografico G. Ferraguti & C.),
Formato
in 16° (193 x 127 mm),
Edizione
Edizione originale.
Soggetto
Poesia Italiana del '900
Descrizione
brossura stampata a due colori al piatto e al dorso, nella classica grafica di «Poesia» di Guanda (riquadro reticolato in verde chiaro, titolo in sanguigna); catalogo editoriale in quarta di copertina;
Descrizione
LIBROEdizione originale.Esemplare numero 149/300, in più che buone condizioni di conservazione (brunito ai bordi e sul dorso della copertina; uniformemente brunito all’interno).Opera prima tirata in sole 300 copie numerate nella raffinata collezione di poesia dell’appena nato editore modenese Guanda, «prima verifica di un ventenne poeta nutrito di avide e spasmodiche letture: in questo libretto le “Confessioni” di Sant’Agostino possono benissimo incrociarsi con la “Saison en enfer” di Rimbaud e un primo accostamento a Hölderlin convive con una affettuosa lettura di poeti del “Frontespizio”, come Betocchi e Papi» (Verdino, Luzi: L’opera poetica, I Meridiani, p. XIII). Mario Luzi proveniva da studi e letture inconsuete per un poeta: «La mia ambizione era la filosofia. Al liceo spesso marinavo la scuola per andare a leggermi in pace i miei filosofi, specialmente Sant’Agostino di cui il decimo libro delle “Confessioni” doveva poi diventare il mio breviario per tanti aspetti. Fu quello l’unico periodo nel quale frequentai le biblioteche. Lessi allora anche taluni scrittori moderni come Mann (“Disordine e dolore precoce”) e Proust. Soprattutto il “Dedalus” di Joyce mi colpì in pieno petto. Mi accorsi che i veri filosofi del nostro tempo erano alcuni grandi scrittori e la vocazione infantile per la poesia si confortò» (Acrocca, Ritratti su misura di scrittori italiani, Venezia 1960, p. 252). Filosofo e francesista — come dimostrano i primi libri non poetici (“L’opium chrétien”, Guanda 1938, ovvero rielaborazione della tesi di laurea su François Mauriac; “Un’illusione platonica”, Rivoluzione 1941) — fondamentale per Luzi fu l’ambiente fiorentino, approcciato dal lato universitario (Bigongiari, Macrì, Bo,Traverso) prima che da quello delle «Giubbe rosse». L’esordio poetico fu assai tormentato: di una prima, intensa produzione 1934-1935 — i cui autografi, perduti, sono riemersi nel 2001 e pubblicati nel 2003 (ma vedi anche l’edizione della “Barca” con gli autografi, a cura di Petrini, 2005) — Luzi selezionò ventun componimenti da sottoporre all’editore modenese Ugo Guandalini, che — su modello gobettiano — aveva appena fondato una minuta ma assai vivace casa editrice: «Guanda mi risponde con una lettera lusinghiera, dice di aver esclamato il classico: ecco un poeta. E facendo proposte e accettando docilmente controproposte vuol pubblicare. Io sono tormentatissimo esasperato dal fatto che le poesie non sono tutt’e venti ma pochissime solo di mia piena soddisfazione [.] A Guanda non piaceva il titolo La barca, ma io ho insistito su quello. È significativo e appartiene a un oggetto reale senza essere fraseologico e troppo apertamente logico come lo sono anche i migliori e più concreti di questi ultimi anni, “Realtà vince sogno”, “Sentimento del tempo”. Il titolo insomma è lirico, almeno quello» (lettera a Bigongiari, agosto 1935, in Verdino cit., p. 1318). «La barca» venne ben recepito sia dai colleghi già affermati sia dai coetanei (memorabile la recensione del giovane Caproni sul «Popolo di Sicilia» del 29 novembre 1935). A riguardare oggi il catalogo, fu probabilmente il primo titolo in un certo senso epocale pubblicato dall’editore, in quel prototipo di collana poetica — incunabolo della poi celebre «Fenice» — che timidamente affiancava la collezione ammiraglia dei «Problemi d’oggi». Ospitò anche l’esordio di Petroni («Versi e memoria», 1935) e la seconda raccolta di Gatto («Morto ai paesi», 1937).