In-8° (20,4 x 14 cm), pp. 434, (2), legatura editoriale con sovraccoperta illustrata a colori. Qualche traccia d'uso e del tempo alla legatura e alla sovraccoperta, in particolare, alla prima, capitello superiore parzialmente sfilacciato, alla seconda, piccoli strappi, senza perdite, nel bordo inferiore della parte che copre il dorso del volume, ben rimarginati con carta giapponese applicata nella parte interna. Con otto illustrazioni a colori di Luigi Broggini. All'occhietto, ex libris inciso, di cm 6,8 di altezza per cm 4,9 di larghezza, raffigurante un contadino appoggiato ad una vanga, con, in basso, la firma autografa di Piero Gigli ("Piero Gigli 1946"). Qualche piccolo segno d'umido ai tagli. Margini delle pagine leggermente arrossati, per il resto buon esemplare. Traduzione dall'inglese di Giulio Monteleone. Prima edizione mondadoriana. Nella collana «Il Ponte. I grandi narratori italiani e stranieri». Un ex libris identico a quello applicato al volume è custodito presso la Biblioteca Comunale di Finale Emilia, tra le carte di Piero Gigli: l'ex libris in questione è unito ad un foglietto che riporta la scritta "opera di Ottone Rosai". Per i rapporti tra i due artisti, nel volume Piero Gigli. Percorsi di un artista nel Novecento, a cura di Magda Cristofori, Finale Emilia, Baraldini, 2000, a pagina 560, è riportato un breve scritto di Rosai a Gigli, un commento positivo a Brividi, opera del finalese. Piero Gigli nacque a Finale Emilia nel 1897. Eroe della Grande Guerra, più volte ferito nel corso dei combattimenti, insignito della medaglia d'argento al valor militare, dopo aver partecipato a importanti rassegne letterarie, aderì all'esperienza di Marinetti, di cui fu amico e compagno; nel 1918 fu tra i fondatori del Movimento Futurista di Milano e di Genova. Sempre nel 1918 creò e diresse a Milano la rivista Il Montello. Tra le sue attività artistico-culturali, la pittura ebbe un ruolo di primaria importanza: come pittore futurista prese parte a mostre ed esposizioni nazionali ed internazionali, firmando le opere con il suo pseudonimo, "Jamar 14". Tra il 1926 e il 1928 collaborò con prose e poesie alla rivista fiorentina Solaria. Fu amico di Ada Negri, Eva Amendola, Sibilla Aleramo, Fortunato Depero, Balla e De Chirico. Fascista della prima ora, nel maggio del 1943, nel corso di una riunione cui prendeva parte anche Mussolini, disse chiaramente, con toni critici, quello che pensava dello stato, della nazione e della guerra, riscuotendo l'approvazione di molti partecipanti al consesso, che si complimentarono con lui per aver avuto il coraggio di dire la verità. Dopo la riunione, mentre rincasava, venne arrestato e passò due mesi in carcere: una volta scarcerato, decise di “autoesiliarsi” a Finale Emilia. Finì così per “Jamar 14” il sogno futurista di cambiare il mondo, che lui, come molti altri italiani ed intellettuali, aveva visto incarnato nel Duce. Dedicherà il resto della propria vita alla poesia dialettale e alla critica d'arte. Sue poesie, novelle, saggi, articoli sono comparsi su numerose riviste e quotidiani nazionali. È morto nel 1987.