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Libri antichi e moderni

Autore: Chiara Frugoni, Contributi Di: Attilio Bartoli Langeli, Riccardo Luisi

L'affare migliore di Enrico. Giotto e la cappella Scrovegni

Einaudi 2008,

75,00 €

Medievale Libreria

(Pavia, Italia)

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Dettagli

ISBN
9788806184629
Autore
Autore: Chiara Frugoni, Contributi Di: Attilio Bartoli Langeli, Riccardo Luisi
Editori
Einaudi 2008
Soggetto
Arte-Pittura

Descrizione

XX-586 pagine. Cartonato con sovracoperta. gr 1400. Collana: Saggi. Commento dell'editore: Dante pose tra i dannati dell'Inferno il padre di Enrico Scrovegni, Rainaldo, bollandolo come usuraio. Per molto tempo questa condanna ha portato ritenere che il figlio avesse fatto erigere la cappella padovana per espiare i propri peccati di usura, e quelli del genitore. Il libro di Chiara Frugoni capovolge questa tenace interpretazione, accolta ancora di recente. Enrico, banchiere, imprenditore e uomo politico, attraverso Giotto volle proclamare il buon uso delle ricchezze, se impiegate in opere caritative, e presentarsi con il volto del mecenate. A questa tesi l'autrice giunge esaminando da una parte numerosissimi documenti d'archivio e il lungo e appassionato testamento del committente - rimasto fino ad oggi inedito, e qui pubblicato, tradotto e puntualmente commentato da Attilio Bartoli Langeli -, dall'altra analizzando scena per scena gli affreschi, riprodotti nel ricco apparato illustrativo. Un'attenzione particolare è riservata da Chiara Frugoni alla fascia dei Vizi e delle Virtù alternati a finti marmi (questi ultimi indagati nel loro significato da Riccardo Luisi), letta come la parte più personale di Enrico. Il saggio, intrecciando con grande finezza fonti testuali e iconografiche, disegna una biografia nuova e sorprendente di Enrico Scrovegni, desideroso di catturare attraverso il programma pittorico il consenso e la gratitudine dei concittadini.

«A cosa mirava Enrico, quando, all'incirca sulla trentina, cominciò a costruire la parva ecclesia"? Che cosa avrebbe voluto diventare? Probabilmente in questa fase della vita l'ambizioso Scrovegni vedeva per il suo futuro più profili possibili: grande banchiere, influente uomo politico, uomo di potere e forse addirittura al potere; per questo cercava di tenere aperta ogni eventualità. […] Attraverso gli splendidi affreschi Enrico Scrovegni volle istituire un colloquio continuo con la sua città e presentarsi ancora con un altro profilo, quello del mecenate. Facendo un uso caritatevole delle ricchezze accumulate le rimetteva in circolo, beneficando i padovani di doni spirituali. Inoltre, chi si ricorderebbe oggi di Enrico se non ci fosse stato Giotto? In definitiva quelle pitture furono il migliore affare del grande finanziere»."
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