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Libri antichi e moderni

Cecco D'Ascoli.

(L'Acerba). Lo illustre poeta Ceco Dascoli: con commento novamente trovato et nobilmente historiato, revisto, et emendato, et da molte incorretione extirpato et dal' antiquo suo vestigio exemplato.

5000,00 €

Mediolanum Libreria Antiquaria

(Milano, Italia)

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Dettagli

Autore
Cecco D'Ascoli.
Lingue
Italiano

Descrizione

(In fine: Venezia, Gio. Andrea Valvassori detto Guadagnino, 1546). In-8ø; CXVI cc., 3 cc. (ultima bianca assente); legatura d'amatore del '900 in tutto marocchino, titolo in oro al dorso, filetto in oro ai piatti e agli orli, filetto interno in oro, tagli dorati. Grande incisione xilografica al frontespizio ripresa da un'incisione di Giulio Campagnola, un'altra figura a piena pagina raffigurante due astronomi, quello di destra che regge un grande astrolabio; 7 immagini astrologico-cosmologiche a mezza pagina e 69 vignette di carattere simbolico-esoterico nel testo. Marca tipografica al colophon. Strappetto restaurato senza alcuna perdita alla c. LXV e rinforzo ad un angolino dell'ultima, minime occasionali tracce d'uso. Esemplare proveniente dalla collezione privata di G.U. Lanfranchi (ex libris a stampa al contropiatto anteriore). Rara edizione figurata del famoso poema di Cecco d'Ascoli. L'Acerba tra i secoli XV-XVI fu pi— volte ristampato e dest• molta curiosit…, sebbene di ciascuna emissione sopravvivano pochi esemplari per ragioni censorie, dato che l'autore fu giustiziato dall'inquisizione come eretico. Cecco, al secolo Francesco Stabilini, nacque ad Ascoli nel 1269; insegn• astrologia e medicina a Bologna e a Firenze dove appunto fu accusato di eresia, processato ed infine condannato al rogo nel 1327, avendo sostenuto tesi anticattoliche, come la maggior efficacia dell'influenza astrale rispetto alla Grazia divina. Verso la fine della sua vita scrisse il poema che lo ha reso celebre, in uno stile popolaresco e fortemente antiaccademico. Nel descrivere l'essenza della natura, dai cieli a tutti i fenomeni terreni, Cecco attinge a lapidari e bestiari, a vari testi allegorico-esoterici e a trattati astrologici medievali; l'autore difende a spada tratta l'astrologia contro tutti i detrattori e mostra aperto disprezzo per la Commedia dantesca. Si ricordino in proposito i celeberrimi versi: "Qui non si canta al modo delle rane, / qui non si canta al modo del Poeta / che imaginando finge cose vane". Non a caso il titolo del poema fu ripreso nel 1913 da Giovanni Papini nella famosa rivista Lacerba, di ispirazione futurista, che citava programmaticamente nella testata il primo verso della terzina qui sopra citata. Essling 1336. Sander 1893. Cantamessa 1587, p. 533. Riccardi I, 2, 474 (s.v. Stabili). Biblioteca Magica Casanatense 1137 (s.v. Stabili, altra ed.). Houzeau-Lancaster 1724 (altra ed.).