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Libri antichi e moderni

Nardi Jacopo

Istorie della città di Firenze ridotte alla lezione de' codici originali con l' aggiunta del decimo libro e con annotazioni per cura e per opera di Lelio Arbib

Società Editrice Storie del Nardi e del Varchi, 1842

120,00 €

Gilibert Galleria Libreria Antiquaria

(Torino, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1842
Luogo di stampa
Firenze
Autore
Nardi Jacopo
Editori
Società Editrice Storie del Nardi e del Varchi
Soggetto
Toscana, Storia locale
Sovracoperta
No
Stato di conservazione
In ottimo stato
Lingue
Italiano
Copia autografata
No
Print on demand
No
Condizioni
Usato
Prima edizione
No

Descrizione

2 voll. in-8°, pp. (2), XCIII, 506, (2); (2), 481, (3); legatura coeva m. pelle marrone con titolo e tomaisons in oro ai dorsi. Piatti telati, tagli azzurri. Ritratto del Nardi inciso su rame dal Rivera da invenzione di Tubino all'antiporta del primo vol. Ex-libris manoscritto coevo Emanuele d'Adda. Fioriture normali. Ottimo esemplare. Pregevole edizione critica ottocentesca, riscontrata nel testo dei codici antichi ed annotata dall'Arbib, di questa classica storia di Firenze, fra i migliori frutti della storiografia rinascimentale italiana. 'Ancora più importante sono le Istorie della città di Firenze, che iniziò a scrivere intorno al 1553 e lo tennero occupato per molti degli anni successivi. Rimasta incompiuta, l’opera fu pubblicata postuma a Lione nel 1582 dal tipografo Thibaud Ancelin. Le Istorie ripercorrono gli anni dal 1494 al 1538 pur dedicando alcune pagine anche a quelli 1375-1494 e alla guerra di Siena. Conformemente al suo ideale politico, Nardi si sofferma con maggiore attenzione sui due periodi repubblicani, trattando in maniera molto più sbrigativa gli anni del regime mediceo. L’ampio spazio riservato alle trattative del 1535-36 e agli eventi del 1537 successivi all’assassinio del duca non fanno che confermare che si tratta di un’opera militante e in buona parte autobiografica, nella quale Nardi intende illustrare le vicende repubblicane, che ha vissuto in prima persona, e non a fornire un resoconto equilibrato e uniforme di tutto il periodo da lui preso in esame. Le Istorie si distinguono comunque per una costante tensione interpretativa che ne fa un’opera di grande spessore culturale, oltre che intensa e avvincente, ben al di là dell’afflato politico filorepubblicano che la contraddistingue. La religiosità che a tratti affiora non impedisce al testo di tradire un certo pessimismo di fondo, inevitabile conseguenza di un bilancio politico che è anche il bilancio di un’esistenza fatta di speranze e delusioni.' (Stefano Dall'Aglio in D.B.I., 77, 2012).
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