Prima edizione. A cura della "Associazione Mariologica Interdisciplinare Italiana". Presentazioni di Stefano De Fiores e Vincenzo Molinaro. Cm.24x17. Pg.XII, 318. Brossura editoriale. Illustrazioni. Collezione di studi e testi di mariologia "Monumenta Italica Mariana", n°1. "Ippolito Marracci, primogenito di una famiglia agiata, nacque il 18 febbraio 1604 a Torcigliano, borgo situato nella vicaria di Camaiore, in Versilia, da Antonio e Margherita di Michele Marracci. Dal 1619 studiò retorica a Lucca presso la scuola della Congregazione dei chierici regolari della Madre di Dio, ordine fondato nel 1574 da Giovanni Leonardi nel contesto della spiritualità postridentina. Probabilmente a seguito all’educazione religiosa impartitagli dai genitori e alla frequentazione di ambienti della religiosità mariana (la Congregazione della Madonna della Neve, istituita a Lucca dai padri di S. Maria Cortelandini per l’istruzione religiosa dei giovani), il Marracci decise di vestire l’abito della Congregazione nel 1621, scelta che avrebbero fatto in seguito anche i fratelli Ludovico, Francesco, Fulgenzio e il padre (entrato come membro laico dopo la morte della moglie). Dopo aver trascorso a Roma il periodo del probandato, emise i voti il 24 marzo 1623 e nel 1629 fu consacrato sacerdote a Lucca. Per completare gli studi teologici tornò a Roma, dove fra il 1629 e il 1632 studiò presso il Collegio romano sotto la guida di Giovanni De Lugo, che influenzò in maniera determinante le sue posizioni a sostegno dell’Immacolata Concezione. Dal 1635 divenne parroco di S. Maria in Campitelli a Roma, centro della Congregazione dei chierici regolari della Madre di Dio. Tre anni dopo fu nominato rettore della comunità e primo assistente del generale. Avrebbe nuovamente ricoperto quest’ultimo incarico nei periodi 1641-44 e 1669-72. Pervasa di spiritualità mariana, l’esistenza del Marracci fu contraddistinta dall’impegno profuso nello sviluppo di questo tipo di pietà attraverso una vastissima operazione di carattere bibliografico, finalizzata a raccogliere in una sorta di summa tutto lo scibile sulla figura della Madre di Dio. Nonostante alcune delle sue opere siano andate perdute durante il periodo della soppressione napoleonica degli ordini religiosi (il fratello Ludovico ne aveva classificate 115), se ne contano ancora oggi 84, di cui 32 a stampa e 52 manoscritte. L’opera che lo fa considerare tuttora il «bibliografo della Madre di Dio» è la "Bibliotheca Mariana" (Roma 1648; una recente edizione ibid. 2005): un repertorio alfabetico degli autori (ben 2678) che a partire dal I secolo fino alla prima metà del Seicento si sono occupati di mariologia. La Bibliotheca, in cui fu dato ampio spazio alla biografia dei personaggi citati, fu arricchita successivamente da un’Appendice edita nel 1683 da Peter Ketteler a Colonia. Nella "Ideae bibliothecae magnae Marianae", completata nel 1650 e rimasta manoscritta (Roma, Biblioteca della comunità religiosa dell’Ordine della Madre di Dio, Mss., MI.B.LVII), il Marracci illustrò il progetto di pubblicare una raccolta di tutti gli scritti mariani a partire dall’origine del cristianesimo. Si tratta della serie da lui curata dei "Marialia", che secondo il suo piano avrebbero dovuto essere editi in sedici volumi. Il primo fu il Mariale di S. Germano ("S. Germani patriarchae Constantinopolitani Mariale"), ricco di note e citazioni di testi patristici (Roma 1650). Seguirono il "Leonis imperatoris Mariale", l’"Isidori archiepiscopi Thessalonicensis Mariale" (ibid. 1651), l’"Adae abbatis Perseniae Mariale" (ibid. 1652) e infine il "S. Iosephi Himnographi Mariale" (ibid. 1652), tradotto dal greco dal fratello Ludovico. Alcuni di questi testi, redatti fra il 1650 e il 1655, rimasero manoscritti, come nel caso dei Marialia di Andrea di Creta, di Giorgio di Nicomedia, di Giovanni Crisostomo, di Giovanni Damasceno e del Mariale apostolicum. In questo tentativo di sistematizzare la mariologia va anche collocata la serie di scritti, tutti pubblicati a Roma, dedicati a personaggi autorevoli, laici ed ecclesiastici, legati al culto dell’Immacolata Concezione. Ne fanno parte i Pontifices maximi Mariani (1642), i Fundatores Mariani (1643), gli Apostoli Mariani (1643), i Reges Mariani (1654), i Purpura Mariana (1654), i Caesares Mariani (1656), gli Antistites Mariani (1656), le Heroides Marianae (1659), i Principes Mariani (1660), i Prophetae Mariani (il cui manoscritto risulta smarrito) e i Religiosi Mariani (Roma, Biblioteca della comunità religiosa dell’Ordine della Madre di Dio, Mss., MI.B.II). Incentrata sul simbolismo legato alla figura di Maria è poi la "Polianthea Mariana", edita postuma a Colonia nel 1683, ricca di esempi tratti dalle Scritture e dalla letteratura religiosa. A partire dalla seconda metà del XVII secolo il Marracci partecipò attivamente al dibattito teologico sulla concezione della Vergine Maria. Strenuo immacolatista, fu molto vicino alle posizioni di alcuni teologi che si erano chiaramente espressi in materia (come il francescano Pedro de Alva y Astorga e il gesuita Théophile Raynaud), contrapponendosi ai domenicani. Nelle due opere manoscritte "De ecclesiastica Marianae Conceptionis celebritate" (ibid., MI.B.XXIV, cc. 1r-86v) e "De legitimo fidelium sensu in ecclesiastica Marianae Conceptionis" (ibid., cc. 87r-126v) – redatte nel 1659 – il Marracci sosteneva la validità della tesi immacolatista con argomenti tratti dalla teologia tomista e con uno studio attento del significato della festa liturgica della Concezione della beata Vergine. La produzione controversistica del Marracci sul tema dell’Immacolata Concezione attirò su di lui le critiche dell’Ordine domenicano, in particolare di Vincent Baron che, a partire dal 1662, fu fra i suoi maggiori detrattori. Gli attacchi di Baron furono causati dalla pubblicazione dell’opera del Marracci "Fides Caietana controversia b. Virginis Mariae" (Firenze 1655), una critica del "Tractatus de Conceptione" del cardina Codice libreria 109713.