In-8°, (17,2x11,2 cm), pp. XVI, 200, legatura coeva in pergamena con titoli manoscritti al dorso. Qualche normale traccia d'uso e del tempo alla legatura. Timbro coevo d'appartenenza, un po' sbiadito, al frontespizio (vedi foto). Nel margine esterno del foglio con le pagine XI-XII e nel margine inferiore di quello ospitante le pagine 1-2, strappetto, senza perdite, ben rimarginato con carta giapponese. Piccole fioriture e segni d'umido, per il resto, buon esemplare. Domenico Chelucci nacque a Lucca nel 1681. Compiuti gli studi inferiori, entrò in seminario, decidendo poi di far parte della Congregazione delle scuole pie. Nel marzo 1699 fu accettato tra i novizi nella casa generalizia della Congregazione e secondo l'uso scolopio cambiò il nome di battesimo in quello di Paolino di S. Giuseppe. Nel 1705 fu ordinato sacerdote e nominato professore di retorica presso la casa generalizia della Congregazione. Nel 1706, Clemente XI gli affidò l'educazione del nipote Alessandro Albani, futuro cardinale e suo protettore assiduo, e nel 1713 gli fece conferire la cattedra universitaria di retorica alla Sapienza. La risonanza delle sue lezioni ed il successo delle orazioni tenute in occasione dell'inaugurazione degli anni accademici, stampate a più riprese, fecero di lui quasi un'autorità ufficiale in materia di stile latino. La sua attività didattica non si svolse però solo alla Sapienza, né i suoi scritti si limitano alle orazioni: rientrato a Roma, la sua Congregazione gli affidò l'insegnamento della matematica al Nazareno, insegnamento che tenne per ventuno anni. Nell'ambito di questo incarico rientra la stesura di due manuali di matematica esplicitamente previsti per l'uso didattico: le Institutiones arithmeticae (Roma, 1733) e le Institutiones analyticae earumque usus in geometria (ibid., 1738). Il carattere didattico, più che privare di importanza questi scritti, circoscrive l'ambito entro cui vanno valutati. Si è nella fase in cui, dopo l'opera dei pionieri secenteschi in matematica e fisica, si va costituendo un uso scolastico, con relativa dotazione manualistica. In questo processo di costituzione della nuova trattatistica, che doveva necessariamente essere caratterizzata da esposizioni di tipo sistematico-riassuntivo, gli scritti matematici del Chelucci rivestono, e non solo per l'Italia, un ruolo importante, grazie a pregi di chiarezza e ordine espositivo. Queste sue opere ebbero un notevole successo e ampia diffusione: le Institutiones arithmeticae, arricchite in seguito di appendici, avranno una seconda edizione romana (1749), tre napoletane (1755, 1778, 1786) e ben quattro veneziane (1761, 1770, 1782, 1795); le Institutiones analyticae, arricchite anch'esse d'una appendice De constructione problematum solidorum, avranno due altre edizioni romane (1745 e 1752), due napoletane (1755 e 1778), due veneziane (1770 e 1771) ed una viennese (1761). Il Chelucci scrisse inoltre un De locis geometricis ed un Calculus infinitorum, rimasti inediti e conservati con scritti minori nell'Archivio degli scolopi a Roma. Nel maggio 1718 Chelucci divenne rettore del Nazareno, incarico che mantenne, con alcune interruzioni, fino al 1733. Nel 1751, divenuto preposito generale del suo Ordine, ottenne dal pontefice la giubilazione dall'insegnamento universitario. La sua salute cominciò però a declinare verso la fine del 1753: morì a Roma il 17 gennaio 1754 (cfr. la voce CHELUCCI, Domenico, in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 24, Roma, Treccani, 1980). Index capitum: Caput I. De calculo integrorum; Caput II. De calculo denominatorum; Caput III. De calculo fractorum; Caput IV. De fractionibus decimalibus; Caput V. De extractione radicum; Caput VI. De regulis arithmeticis; Caput VII. De progressionibus arithmeticis, & geometricis, earumque regulis; Caput VIII. De logarithmis, eorumque natura, atque usu; Appendix. Praxeon chronologicarum.