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Libri antichi e moderni

Balla, Giacomo

Il vestito antineutrale. Manifesto futurista [SECONDA EDIZIONE]

Direzione del Movimento Futurista (stampa: Tip. A. Taveggia),, 1914

950,00 €

Pontremoli srl Libreria Antiquaria

(MILANO, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1914
Luogo di stampa
Milano,
Autore
Balla, Giacomo
Pagine
pp. [4] con 6 illustrazioni dell’artista in bianco e nero nel testo.
Editori
Direzione del Movimento Futurista (stampa: Tip. A. Taveggia),
Formato
in 4° (290 x 230),
Soggetto
Futurismo
Descrizione
autocopertinato a bifolio,

Descrizione

MANIFESTO Seconda edizione, definitiva. Ottimo esemplare (da segnalare per estremo scrupolo la brunitura al dorso e alla piegatura orizzontale; due brevissime lacerazioni al bordo esterno del secondo foglio). La seconda edizione, da collocare dopo la manifestazione interventista di Roma di metà dicembre, inverte i disegni degli abiti tra prima e seconda pagina; in prima pagina la didascalia diventa: «Abito portato dal parolibero futurista Cangiullo nelle dimostrazioni dei Futuristi contro i professori tedescofili e neutralisti dell’Università di Roma (11-12 dicembre 1914)»; viene cassata la dicitura «Approvato dalla Direzione del Movimento Futurista e da tutti i Gruppi Futuristi Italiani» (p. [3] della prima tiratura). «On 10 December the Futurist went to La Sapienza University, entered a lecture hall, stood on the desk, broke a bottle of water and a glaass, and shouted anti-Austrian slogan. They were quickly ejected from the building but returned the following day. The nature of the second demonstration was similar to that of the previous day, with the creative addition of Cangiullo unbuttoning his overcoat to unveil Balla’s anti-neutralist suit» (Daly, «Italian Futurism and the First World War», p. 25). -- Il primo gesto editoriale futurista in chiara direzione interventista, dopo lo scoppio della guerra europea, è proprio il manifesto di Giacomo Balla, che era apparso in una prima versione francese datata 20 maggio 1914 dal titolo «Le vêtement masculin futuriste», e il cui rilancio in italiano è ora preparato in chiave interventista con una circospezione ben esemplificata dalle parole di Carlo Carrà a Giovanni Papini verso la fine di agosto: «Con Marinetti pensavamo da qualche giorno di lanciare un manifesto per spingere gli italiani alla guerra, ma essendovi una censura terribile non si sa come fare per dargli poi la diffusione che richiederebbe per riuscire efficace» (Il carteggio Carrà-Papini, Rovereto-Milano, 2001, p. 54 n. 58). -- «Rispetto al testo in francese, la versione italiana, antineutrale, e quindi esplicitamente politica, inserisce alcuni frasi evidenziate in neretto di contenuto politico, quasi mimetizzate nel lungo testo Il manifesto si apre con due citazioni di Marinetti che ben poco hanno a che fare con la moda. Una è la famosa frase tratta dal Manifesto del Futurismo (“Glorifichiamo la guerra, sola igiene del mondo”), l’altra, ancora più significativa vista la data del manifesto, è il grido in favore del generale Vittorio Asinari di Bernezzo lanciato da Marinetti nel corso della prima Serata futurista al teatro Lirico di Milano, nel febbraio del 1910 (“Viva Asinari di Bernezzo!”). Il generale era stato messo a riposo nel 1909 per aver pronunciato un discorso in favore delle terre irredente soggette all’Austria» (Versari, p. 105). -- «Balla accosta ogni singolo abito a un appartenente all’avanguardia futurista: a Marinetti spetta l’abito tricolore; a Francesco Cangiullo il “vestito bianco- rosso-bleu”; a Carlo Carrà il “vestito rosso in un sol pezzo” [antenato della famosa «tuta» inventata dal futurista Ernesto Thayaht nel 1920]; a Umberto Boccioni l’abito “bianco-rosso-verde” e a Luigi Russolo un “maglione verde e giacca rossa e bianca”» (Pautasso, p. 47). Bibl.: Tonini, I manifesti del futurismo italiano, nn. 81.3; Versari, Guerrapittura (in «L’Italia nella Grande Guerra», cur. De Maria, Roma 2017: 101-112); Pautasso, Moda futurista, pp. 35-53

Edizione: seconda edizione, definitiva.