Questo sito usa cookie di analytics per raccogliere dati in forma aggregata e cookie di terze parti per migliorare l'esperienza utente.
Leggi l'Informativa Cookie Policy completa.

Libri antichi e moderni

Vito Teti

Il patriota e la maestra. La misconosciuta storia d'amore e ribellione di Antonio Garcèa e Giovanna Bertòla ai tempi del Risorgimento

Quodlibet, 2012

26,60 € 28,00 €

Quodlibet

(Macerata, Italia)

Parla con il Libraio

Metodi di Pagamento

Dettagli

Anno di pubblicazione
2012
ISBN
9788874624195
Autore
Vito Teti
Pagine
366
Collana
Lavoro critico (6)
Editori
Quodlibet
Soggetto
Risorgimento, Biografie: generale, Liberazione e indipendenza nazionale, post-colonialismo, Storia d’Europa, Storia locale, Italia
Stato di conservazione
Nuovo
Lingue
Italiano
Legatura
Brossura
Condizioni
Nuovo

Descrizione

Tra retoriche risorgimentali e revisioniste, tra inviti al separatismo e richiami a una nuova Italia, a conclusione del Centocinquantenario dell'Unità, è netta la sensazione che preoccupazioni ideologiche e urgenze celebrative abbiano prevalso nel ripensare la nostra storia recente. Eppure, da archivi e testi mai o poco frequentati, ancora emergono personaggi ed eventi minori, storie individuali e familiari sconosciute, passioni, pensieri e azioni dimenticati. E alla ricerca di queste vite parallele che è andato Vito Teti, rintracciando la vicenda di Antonio Garcèa, calabrese, patriota rinchiuso in tutte le carceri borboniche, e Giovanna Bertòla, piemontese, giovane maestra e fondatrice de "La Voce delle Donne", giornale di donne e per le donne. Una storia minuta, quotidiana, faticosa, segnata da speranze e delusioni - a cui fanno da sfondo altre storie e altre figure del Risorgimento meridionale -, che aiuta a uscire da retoriche nazionali e da nostalgie neoborboniche. La storia dell'incontro tra un "vero figlio delle rupi Calabre" e la "Mammagrande" piemontese, che girano l'Italia per affermare il loro credo, è metafora di un'altra storia tra Sud e Nord, uomo e donna, passione e ragione, ceti privilegiati e ceti popolari. Un altro modo di "fare l'Italia" era possibile e il Risorgimento non sempre è stato "tradito".