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Libri antichi e moderni

Deledda, Grazia

Fior di Sardegna [in copertina aggiunto: — Romanzo intimo — Volume unico]

Edoardo Perino, Tipografo Editore,, 1891-1892

1000,00 €

Pontremoli srl Libreria Antiquaria

(MILANO, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1891-1892
Luogo di stampa
Roma,
Autore
Deledda, Grazia
Pagine
pp. [4: carta bianca e tavola con ritratto dell’autrice inciso al verso] 256.
Collana
collana «Biblioteca Perino», n. 63,
Editori
Edoardo Perino, Tipografo Editore,
Formato
in 16° (185 x 125 mm),
Edizione
Edizione originale.
Soggetto
Narrativa Italiana dell' 800 Dialettali e Storia Locale
Descrizione
brossura beige chiarissimo stampata in nero ai piatti e al dorso, con elaborate cornici e fregi; titolo in rosso sulla copertina e catalogo editoriale in quarta;
Prima edizione

Descrizione

LIBRO Edizione originale. Ottimo esemplare conservato nella rarissima copertina originale in brossura, appena restaurata per consolidamento sul dorso, presente tutto in originale; fresco e pulito alle carte interne, con una minuta firma di possesso al frontespizio, vergata in elegante grafia e datata 1912. Rarissimo romanzo dell’appena diciannovenne Grazia Deledda, il primo ad apparire firmato con il suo vero nome e presso un editore popolare di portata nazionale. Fu preceduto solo da due prove ancora acerbe e del tutto derivative, la raccolta di novelle per l’infanzia «Nell’azzurro», pubblicata a Milano dall’editore Trevisini nel 1890, e il romanzo breve «Stella d’Oriente», pubblicato sotto lo pseudonimo di «Ilia di Saint-Ismael» in appendice all’«Avvenire di Sardegna» in novembre (raccolto in volumetto per i tipi del giornale al principio del 1891). Già dal 1888 la giovanissima scrittrice era in contatto con Edoardo Perino, l’editore di questa sua terza prova che, seppure ancora complessivamente debole, mostra chiari i segni della narratrice che verrà di lì a pochi anni e che — seconda donna in assoluto nella storia del premio — verrà insignita del Nobel per la letteratura nel 1927. -- Perino pubblicava la rivista popolare «Ultima moda», di cui Deledda era avida lettrice e su cui farà il suo esordio assoluto a diciassette anni con la novella «Sangue sardo» (1-8 luglio 1888). L’editore romano si convinse a pubblicare il romanzo puntando sull’effetto dell’ambientazione sarda, che prometteva avventure esotiche, e sul fascino dell’autrice femmina, di cui conosceva bene i possibili esiti commerciali, avendo da qualche anno tra i suoi titoli opere di Matilde Serao. Proprio sul «Fior di passione» di Serao (Perino 1888) fu esemplato il titolo a sensazione del romanzo di Grazia Deledda, che mescola autobiografia e invenzione, feuilleton e “verismo folcloristico”. Scrive l’autrice nel corsivo d’introduzione: «Chiunque da una novella sarda attende le solite storie atroci di sangue, di odi feroci e di amori terribili non legga questo povero lavoro, perché nulla troverà di tutto ciò, Chi invece ama conoscere un poco i costumi, le passioni, gli usi odierni, la vita e i personaggi del centro della Sardegna legga con pazienza e bontà queste modeste pagine, che tutto ciò descrivono con fedeltà, secondo le poche forze della giovine autrice, — la quale prega infine i suoi lettori Sardi di non offendersi se per caso trovano qualche fortuita rassomiglianza di nomi […]». -- Il libro reca la data 1891 al frontespizio ma 1892 sull’elegante copertina: come tipico dell’editoria italiana di fine secolo, i libri pubblicati nell’ultimo trimestre dell’anno venivano commercializzati già con la data dell’anno successivo, considerando i tempi di distribuzione e vendita. In effetti, le prime copie giunsero all’autrice al principio di gennaio 1892, quando per esempio si affretta ad annunciare al giornalista della «Tribuna» Stanislao Manca che «fra poco vi potrò anche spedire il mio “Fior di Sardegna”». Proprio Manca firmerà un profilo della giovanissima scrittrice sulla «Vita sarda» del 14 febbraio 1892, dilungandosi in un’ampia recensione del suo romanzo «edito testé dal Perino, e adorno di un orribile ritratto dell’autrice, così indegnamente disegnato che, se fu la sua vanità femminile a volerlo — cosa che non credo — non poteva rimanere maggiormente punita; ma preferisco attribuire alla mancanza di senso estetico nell’editore, la confezione di tale sgorbio» (si cita da Deledda «Amore lontano», Feltrinelli 2010). Da un’altra lettera, inviata il 27 ottobre 1892 ad Arturo Giordano direttore della «Rivista letteraria» di Napoli, si apprende come questo affondo di Stanislao Manca contro il ritratto della scrittrice stampato in «Fior di Sardegna» sortì un profondo effetto sulla giovanissima scrittrice, peraltro brevemente ma profondamente infatuatasi del Manca: «Come le ho già scritto, il cliché è riuscito malissimo, — ma lo rifarò per metterlo nel nuovo volume. Mi scrivono che è riuscito male perché la fotografia non si prestava alla zincotipia — comincerò quindi dal rifare la fotografia, e metterò ogni cura perché il cliché riesca bene. Naturalmente la Rivista Letteraria sarà la prima a riprodurla. Poi gli farò fare il giro per tutti i giornali illustrati d’Italia: ecco perché voglio che il cliché sia perfetto. — Sa, per quello sgorbio del Perino un avvocato mi consigliò di intentargli lite, assicurandomi che quell’editore verrebbe condannato a pagarmi una grossa indennità. Ma io ho riso su ciò, si figuri! Non siamo poi in America, — e poi il Perino è mio buon amico» («Lettere inedite di Grazia Deledda ad Arturo Giordano», Alghero 2004, pp. 24-25).
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