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Libri antichi e moderni

Calvo Edoardo Ignazio

Favole morali scritte in terza rima piemontese Fascicoli Primo e Secondo

dalla Stamperia di Mattero Guaita, 1801

180,00 €

Gilibert Galleria Libreria Antiquaria

(Torino, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1801
Luogo di stampa
S.l.
Autore
Calvo Edoardo Ignazio
Editori
dalla Stamperia di Mattero Guaita
Soggetto
Dialetto piemontese, Favole in versi, Satira politica e di costume
Descrizione
*Flexibound
Sovracoperta
No
Stato di conservazione
In ottimo stato
Lingue
Italiano
Copia autografata
No
Print on demand
No
Condizioni
Usato
Prima edizione

Descrizione

In-16° (19.5x12 cm), pp. 34, brossure editoriali con titoli e filetti in nero ai piatti anteriori. Alla pagina di titolo del primo fascicolo terzina di Deodata Saluzzo. Lievi aloni alle cuffie e alle pagine iniziali ma più che buoni esemplari in barbe. Rara edizione delle 12 favole piemontesi del Calvo che nella nota introduttiva avanza la tesi che tali composizioni siano il precipitato dello spirito dei popoli e delle nazioni. Probabilmente le 6 favole del primo fascicolo sono state concepite durante la prima occupazione francese (e a causa delle allusioni satiriche in essa contenute il Calvo dovette pure fuggire da Torino) mentre le altre nell'intervallo dell'occupazione austrorussa e all'inizio della seconda occupazione francese. Nella favola Platon e i Pito, i tacchini in rivolta si appellano a Platone per avere un codice repubblicano; ne I Sturnei e i Merlo si allude ai francesi che saccheggiano i paesi appena liberati; ne L'Intendent e'l Poi protagonista è un amministratore avido che si nutre del sangue della povera gente. Nel secondo fascicolo, I Scalvron e l'Avije, in cui le api cedono la loro libertà ai calabroni che diventeranno i nuovi oppressori, sono evidenti le allusioni antifrancesi. Altre poesie sono invece riconducibili più propriamente alla satira di costume. Cfr. Armando, Bibl. di E. C., p. 41; De Mauri, Poesie piemontesi di Edoardo Calvo, pag. 71. Edoardo Calvo (1773-1804), medico, scienziato, ma, soprattutto, poeta dialettale, fu assistente all'Ospedale San Giovanni di Torino nel turbinoso periodo della dominazione francese, contraendo proprio nel corso delle sue funzioni la malattia infettiva che lo condusse alla tomba. Ideale maestro e predecessore del Brofferio e del Costa, nei suoi versi abbinò una mordace vena satirica a un'appassionata istanza civile; lasciò anche alcuni scritti di medicina. 'Il Calvo nel momento in cui la poesia dialettale rifiorisce in tutta l'Italia, fu il poeta più grande del Piemonte, e nella complessità del suo stato d'animo bene espresse tutta la complessità di vita che il dialetto in quel momento era capace di esprimere' scrive Benvenuto Terracini nell'esaustiva voce sul Calvo in Enciclopedia Italiana, VIII, 481-482.
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