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Libri antichi e moderni

Sicuolo Diodoro

Diodoro Siculo delle antique fabulose nuovamente fatto vulgare et con diligentia stampato.

per li heredi di Philippo di Giunta,, 1526

1200,00 €

Zanfrognini Antonio Studio Bibliografico

(Modena, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1526
Luogo di stampa
In Firenze,
Autore
Sicuolo Diodoro
Editori
per li heredi di Philippo di Giunta,
Soggetto
GIUNTINA PRIME EDIZIONI IN LINGUA VOLGARE STORIA ROMANA ROMA, EGITTO

Descrizione

In 12° (16x9,5 cm); 119, (1) cc. Legatura seicentesca in piena pergamena. Un'antica nota di possesso privato al recto del piatto anteriore “John Grace Hermann Batterrea” e alla prima carta bianca, antiche note in inglese inerenti al volume e alla presenza di indicazioni di interesse britannico nel libro. Una leggerissima nota di possesso privato al frontespizio, non comprensibile “Io ….”. Tagli spruzzati. Al frontespizio marca tipografica di Giunta, con giglio araldico (stemma di Firenze utilizzato anche da Giunta), con putti ed iniziale F e motto “Nil candidius”. Prima rara edizione in volgare (una seconda edizione venne pubblicata nel 1542 dai Giolito) dell'opera più celebre del grande storico siceliota, Diodoro Siculo (Agyrium, 90 a.C. circa – 27 a.C. Circa), uscita per i torchi degli eredi di Filippo Giunta. Nato ad Agira, oggi in provincia di Enna, a lui si deve questa celebre opera dal titolo di Biblioteca che rappresenta una delle principali fonti storiche della prima metà del 1° secolo a. C. sulla Britannia e l'Egitto dove Diodoro Siculo si recò durante la sua vita. Come scrisse Arnaldo Momigliano nella voce dedicata a Diodoro Siculo, nell'Enciclopedia Italiana della Treccani edita nel 1931 "visse al tempo di Giulio Cesare, perché la sua opera finiva o con l'inizio della spedizione gallica (da lui posto all'anno del consolato di Cesare, cioè al 59 a. C.), come è affermato nel proemio, o con il racconto della spedizione in Britannia, secondo un'intenzione dichiarata più volte nel testo dell'opera, ma forse non attuata. D. dice pure di aver lavorato per trent'anni alla sua opera e afferma di aver molto viaggiato per potervi attendere, ma quest'ultima affermazione, luogo comune degli storici da Erodoto a Teopompo a Polibio, è tanto più sospetta in quanto dei viaggi non si ha alcuna traccia nell'opera, salvo che per Alessandria (XVII, 52). Può essere tuttavia che sia rimasto a lungo a Roma (1, 4, 3), perché egli imparò, benché non perfettamente, il latino; ma è falso il suo vanto di avervi cercato documenti: le ricerche furono fatte dagli autori che egli adopera. La Biblioteca era composta di 40 libri: i libri I-III comprendevano la preistoria dei popoli d'Asia e d'Africa, i libri IV-VI quella dei Greci e delle altre genti d'Europa (Galli, Iberi, Liguri, Tirreni, "popoli delle isole"); i libri VII-XVII comprendevano il periodo tra la guerra di Troia e la morte di Alessandro; i libri XVIII-XL la storia dell'età dai Diadochi a Cesare. A noi sono rimasti integri solo i libri I-V e XI-XX. I frammenti delle altre parti ci provengono principalmente:1. dagli estratti di Fozio dei libri XXXI, XXXII, XXXIV, XXXVI, XXXVIII, XL; 2. dalle cosiddette Eclogae Hoeschelianae, estratti dei libri XXI-XXVI, pubblicati nel 1603 da D. Hoeschel che li trasse da un manoscritto ora perduto; 3. dagli estratti bizantini ordinati da Costantino Porfirogenito "intorno alle ambascerie", "intorno alla virtù e al vizio", "intorno alle sentenze memorabili", "intorno alle insidie". Prima edizione in lingua volgare edita a Firenze dagli eredi di Giunta, edizione rara. Rif. Bibl.: IT\ICCU\RMLE\016169.