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Libri antichi e moderni

Martignoni, Ignazio

Del bello e del sublime libri due

Tipografia Mussi, 1810

650,00 €

ORSI LIBRI di Federico Orsi Libraio Antiquario

(Milano, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1810
Luogo di stampa
Milano
Autore
Martignoni, Ignazio
Editori
Tipografia Mussi
Lingue
Italiano

Descrizione

LEGATURA LODIGIANI, COPIA DEL CONTE GIUSEPPE SEBREGONDI, NIPOTE DELL’AUTORE [LEGATURA] PRIMA EDIZIONE. In-8, pp. 142 (2). Preziosa legatura coeva firmata da Luigi Lodigiani (bottellino ovale di carta rosa al verso dell’angolo disopra della prima carta di guardia superiore: “Lodigiani relieur de S.A.I., i.e. “Sua Altezza Imperiale”) in pieno marocchino verde e fregi in oro. Piatti con tre cornici concentriche: l’esterna a doppio filetto; accanto, la centrale a palmette sovrapposte e la cornice interna ad angoli arrotondati e con finissima decorazione a mo’ di fibre di corda intrecciate. Morsi a doppio filetto e unghiature decorate con motivi floreali. Dorso scolorito riccamente dorato, caselle riempite con geometrie di cerchi interconnessi e divise da greche e filetti, con titolo, luogo e data impressi a caldo a piede e coda. Sguardie marmorizzate e tagli dorati. Qualche macchia al piatto disopra, cerniera superiore un poco usurata, con strappetto. Ex donis del Conte Avv. Giuseppe Sebregondi, “nipote dell’autore”, datato Villa Camilla, Domaso, 12 luglio 1922, a personaggio non identificato, forse “F. Solari” (poco leggibile). Buona copia, pulita e marginosa.

Prima edizione (la seconda stampata a Como nel 1826) di quest’opera di argomento estetico di Ignazio Martignoni, professore emerito di diritto del Collegio Elettorale dei Dotti e anche dei Conservatori dell’Accademia Italiana. Il nipote dell’autore, Giuseppe Maria Sebregondi, acquistò una villa a Domaso sul lago di Como nel 1903 e la nominò “Camilla” in onore della prima moglie, contessa Barbiano di Belgioioso. Come si apprende dal Dizionario Biografico degli Italiani della Treccani, alla voce “Martignoni, Ignazio”, l’opera riprende le linee della discussione settecentesca sugli omonimi temi, “innestandole nel dibattito sulle arti sviluppatosi in Italia nei primi decenni dell’Ottocento. Può essere affiancato, per alcuni contenuti e per il suo stile discorsivo, ad altri esempi più o meno coevi, come quello del ferrarese L. Cicognara (Del bello. Ragionamenti, 1808, dedicato a Napoleone) o di G. Talia (Saggio di estetica, 1822). Similmente, il suo successo può essere fatto corrispondere al bisogno di erudizione in campo artistico che contrassegnava il nuovo pubblico borghese in numerose regioni della penisola. Il principio della bellezza è individuato dal M. nell’armonia, concepita in base al criterio classicista della varietà ricondotta all’unità. Tale criterio è assunto a partire da un’ottica empiristica: la curiosità, il bisogno di fuggire la noia e la limitazione delle facoltà dell’uomo rendono piacevoli i rapporti percepiti nell’oggetto. Allineandosi alle tesi di F. Soave, il M. riconosce il bello negli oggetti capaci di produrre non solo sensazioni piacevoli, ma piacevoli rappresentazioni (riservate alla vista e all’udito). Il gusto ha un ruolo centrale nella selezione dei tratti e delle forme presenti in natura, nel perseguimento di uno stile sia bello sia sublime.” Su Lodigiani, si vedano le buone descrizioni delle legature Lodigiani della Biblioteca Panizzi e Decentrate di Reggio Emilia (accessibili sul sito internet): “L’attività di Lodigiani iniziata nei primi anni dell’ottocento, si svolse prevalentemente nell’ambito della Corte milanese di Sua altezza Imperiale Eugène de Beauharnais, Viceré d’Italia, dal 1805 al 1814, del suo consigliere, conte Étienne Méjan, per il bibliofilo milanese Conte Gaetano Melzi, per la Regia Stamperia e per la Biblioteca di Brera. Le etichette di Lodigiani compaiono tra il 1808 ed il 1815 (è del 20 ottobre 1808 la richiesta a Eugène de Beauharnais di fregiarsi del titolo di «Relieur de S.A.I. a Milan») nel periodo napoleonico su legature che ricoprono prevalentemente testi antichi (incunaboli ed edizioni aldine) e testi moderni stampati tra il 1803 ed il 1815. Hanno forma ellittica, dimensione 20x8 mm di vari colori: azzurro, giallo, rosa, lilla, verde: non sembra di poter attribuire alcun particolare significato alla diversità della tinta.”
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