Libri antichi e moderni
Charles Dickens
DAVID COPPERFIELD. TRADUZIONE DI UGO DETTORE
GARZANTI, 1980
14,39 €
Studio Maglione Maria Luisa
(Napoli, Italia)
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Dettagli
Descrizione
Uno dei romanzi più amati del mondo, quello in cui ciascuno rintraccia il mito della sua infanzia, i personaggi, i sogni, i paesaggi, gli errori della sua giovinezza.
Descrizione bibliografica
Titolo: David Copperfield
Autore: Charles Dickens
Edizione: 2. ed.
Editore: Milano: Garzanti, 1980
Descrizione fisica: 2 volumi; 890 pagine; 18 cm.
Traduzione di: Ugo Dettore
ISBN: 8811368278, 9788811368274
Collana: Volumi 827*, 827** di I grandi libri
Soggetti: Letteratura inglese, anglosassone, Ottocento, Romanzo Storico, Classici, The Personal History, Adventures, Experience and Observation of David Copperfield, the Younger of Blunderstone Rookery, (which he never meant to publish on any account), Rivoluzione industriale, Inghilterra, romanzi storici, Autobiografia romanzata, autobiografici, Il circolo Pickwick, Romanzo sociale, Povertà, Oliver Twist, David Copperfield, Tempi difficili, Canto di Natale, Forster, George Eliot, George Orwell, David Daiches, death, Dickens's novel, Middlemarch, Bildungsroman, autobiographical, little Em'ly, London, marriage, hero, hero's, heroine, husband, Victorian, Freud, Virginia Woolf, Dover, Inghilterra, Grandi speranze, Tolstoj, Kafka
La massiccia presenza, nel David Copperfield, di episodi e figure tratti dalla vita di Dickens corrisponde in maniera evidente al bisogno di tracciare un bilancio, in un momento cruciale del percorso artistico ed esistenziale dell'autore. Le rocambolesche avventure di David, privato e infine reintegrato del proprio rango borghese; la rovina del meschino e crudele Uriah Heep; la figura controversa del cinico intellettuale Steerforth – che, tra l'altro, precorre i modi dello Stavrogin dostoevskijano – concorrono a creare un impasto drammatico di eccezionale intensità, sul quale l'autore proietta, più che in ogni altra sua opera, una morale consolatoria e edificante.
«.Lasciai l'Inghilterra, senza sapere, neppure allora, quanto fosse grave il colpo che dovevo sopportare. Lasciai tutti coloro che mi erano cari e fuggii; e credetti di avere già sopportato la mia pena e che fosse passata. Come un uomo su un campo di battaglia può ricevere un colpo mortale senza rendersi conto di essersi ferito, così io, quando rimasi solo col mio indisciplinato cuore, non avevo idea della ferita con la quale dovevo lottare.
.Questa consapevolezza mi raggiunse non d'un tratto ma a poco a poco, a grano a grano.»