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Libri antichi e moderni

Corradi D'Austria (De) Domenico

Considerazioni sopra la proporzione del vigor delle polveri da fuoco, della forza delle medesime ne' pezzi d'artiglieria e della resistenza di questi pubblicate . in occasione della pruova da lui fatta di alcuni cannoni gettati di nuovo l'anno 1708.

Per Bartolomeo Soliani, 1708

500,00 €

Coenobium Libreria

(Asti, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1708
Luogo di stampa
Modena
Autore
Corradi D'Austria (De) Domenico
Editori
Per Bartolomeo Soliani
Soggetto
artiglieria, matematica, simple, modena, chimica, fisica

Descrizione

In 16, cm 10,5 x 15,5, pp. (8) + CLXXXVIII con 1 tavola fuori testo ripiegata incisa all'acquaforte. Piena pelle coeva con nervature al dorso. Edizione originale rara, prima opera di questo poliedrico scienziato. A partire dall'inizi del XVIII secolo, come il padre Bernardino, fu al servizio degli Estensi a Modena, prima come matematico e insegnante di artiglieria, a partire dal 1701 fu sovraintendente alle miniere di Forno Volasco. Nel 1706 successe al padre come Commissario dell'artiglieria. Nel 1708, occupandosi della fusione di 6 cannoni, ebbe la sventura che questi non reggessero alle prove. Nacque cosi' una diatriba con il fonditore: questi lo accusava di aver utilizzato troppa polvere da sparo, mentre il Corradi sosteneva trattarsi di un errore nella fusione. Al fine di difendersi il Corradi pubblico' questo testo, piu' vicino a un saggio che a un pamphlet, con il quale, oltre a difendersi, tratta in modo compiuto dell'uso delle polveri, descrive prove e misurazioni, espone una succinta storia della polvere da sparo e analizza quelle in uso nei vari eserciti. Sono poi analizzati i materiali per la fusione dei pezzi di artiglieria ecc. Molti gli autori citati, tra questi lo stesso Galileo, il padre Lana, Cassini. Alla fine, anche grazie alle perizie di altri periti provenienti da Torino, Milano e Firenze, fu scagionato mentre il fonditore fu riconosciuto colpevole della cattiva fabbricazione dei pezzi a causa di un eccessivo uso di stagno. Riccardi, I, col. 376.
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