LIBROEdizione originale.Ottimo esemplare (minimi e ininfluenti segni del tempo marginali).«Di questo libro, stampato in novembre 1954 per le edizioni la palma in roma, con i tipi della tipografia sacro cuore di città di castello, esiste questo solo esemplare: altri cinquantanove esemplari sono al pari del presente unici, essendo tutte le illustrazioni opere autografe originali» (dal colophon, tutto minuscolo, in ultima pagina). Libro di rarità eccezionale, registrato in sole quattro copie nei repertori istituzionali online (Nazionale Roma; MART Rovereto; Biblioteca Panizzi Reggio Emilia; Fondazione Sinisgalli Montemurro) e mai apparso sul mercato. Il repertorio Gambetti⁄Vezzosi lo registra senza descriverlo, laconicamente chiosando «non reperito» (p. 971). Con questo libro d'artista Villa inventa il concetto di «esoedizione»: «un ibrido di esemplare unico ed industriale al tempo stesso, che Villa definisce “esoedizione”, per descrivere un tipo di libro che uscisse dal concetto di editoria canonico» (Archivio Nuvolo online). «Cinque invenzioni» è dunque il primo «esolibro», capostipite di una serie che caratterizzerà l'attività editoriale del poeta nella maggior parte dei libri prodotti con Ex e con La Nuova Foglio. -- La parte svolta da Nuvolo (nome d'artista di Giorgio Ascani, Città di Castello 1926-2008) nel confezionamento dell'edizione è determinante: il libro è composto sotto la sua direzione nella tipografia "Sacro Cuore" di Città di Castello, e ogni esemplare è rilegato in maniera diversa con carta da lui lavorata a mano, siccome diverse tra tutti gli esemplari sono le tavole interne. Da un punto di vista di pregio artistico, dunque, il libro contiene cinque piccole opere pittoriche originali (precisamente «autografe», secondo la definizione tecnica riportata nel colophon), oltre a configurarsi esso stesso come opera in sé, grazie alla copertina. Per Nuvolo si tratta del libro d’esordio, in cui raccoglie le coeve sperimentazioni dette «Serotipie»: «Nuvolo entered the professional art circuit in Rome, where contacts with Villa, Burri, Colla, and the Gruppo Origine, in addition to discourse surrounding international artistic developments, encouraged him to take up painting. His early experiments are rooted in his experience as a printer. In 1951, as Villa attests, he started applying a layer of nitrocellulose, to which he added oil paint or tempera, to small surfaces, to obtain drop and stain effects similar to those found in Pollock’s drip paintings. This “formless” result was achieved not through the chance outcome of automatic gestures, but from control attained through careful mechanical application. These images echo Abstract-Informel compositions that, while engaged with the work of Italians such as Dorazio and Savelli, bear similarities with art characterized by the application of seemingly molten flows of paint, seen both in the United States, especially in Action Painting, and in Europe, for example in the deeply textured canvases of Wols, who exhibited at the Galleria Il Milione in Milan in 1949. Nuvolo’s technique, however, was different: he invented and experimented with forms of silkscreen printing, adopting an artisanal method by grinding pigments from metal oxides and mixing them with resins and nitroglycerin to produce inks, to which he then added oil paint or tempera. The effect is one of stratification. Compared to the improvisational gesture tracked on the canvas, from Fontana’s holes to Kline’s or Mark Tobey’s signs, Nuvolo’s intervention, in the “Serotipie”, is oriented toward intentionality and control, despite the chaotic, formless images that result. […] in the Serotipie, he was compelled to produce hundreds upon hundreds of small works, as if he were continually seeking to remove and erase the figure, dissolving it» (Celant, p. 20-s). -- Il «poema» di Villa, «con la data del 1941 posta nell'ultimo verso del testo, fu pubblicato per la prima volta dall’autore» in questa rarissima plaquette: «Esso fu poi ristampato sulla rivista “Uomini e idee” (n. 3/25, sett. 1970, Napoli, pp. 138-147) e quindi da Aldo Tagliaferri (Opere poetiche I, Milano 1989, pp. 149-160). Nell’edizione originale, dunque, il poemetto, sotto la generica indicazione di “poema di Emilio Villa”, figura senza titolo alcuno almeno in esponente, e ciò mentre gli ultimi tre versi, stampati in neretto, esibiscono il nome dell'autore e la data, ciascuno in parentesi quadre incorporate nei detti versi conclusivi, in modo da far testo, volendo, con i versi stessi. Fu questo, propriamente, che ci indusse a pensare che tale grafia valesse a immettere nel testo quegli elementi “anagrafici” che di solito vengono dati subito prima dell'inizio e subito dopo la fine di uno scritto, e cioè la firma e la data, indiscutibilmente, ma anche il titolo, come ci sembrò volesse indicare il ricorso al carattere neretto, per la qual cosa d'allora il poemetto fu da noi indicato con l'ultimo verso assunto quale titolo: Si, ma lentamente. Tale iniziativa, tutto sommato arbitraria, del sottoscritto valse pure a immettere senz’altro riscontro anche questo tra i titoli villiani» (dichiarazione di Stelio Maria Martini).Parmiggiani, Emilio Villa poeta e scrittore, Milano, Mazzotta, 2008, pp. 132-137 e 507; G. Celant, Nuvolo and Post-War Materiality 1950-1965, Milano and New York, Skira and Di Donna Gallery, 2017, pp. 22, 71, 273a (e si vedano anche analogie formali con le «Serotipie» ai nn. 93-97, 106-113, 121 e 131-133; in particolare 111 per tavola [3] e 112 per tavola [4] nel presente esemplare)