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Libri antichi e moderni

[Calendrier De La République Française]

Calendrier de la République française. Précédé du decret sur l’ère, le commencement et l’organisation de l’annee, et le noms des jours et de mois, avec une instruction qui en fait connoître les principes et l’usage

De l’Imprimerie Nationale,, 1793

900,00 €

Pontremoli srl Libreria Antiquaria

(MILANO, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1793
Luogo di stampa
Paris,
Autore
[Calendrier De La République Française]
Pagine
pp. 28 [32]; 2 tavole ripiegate fuori testo.
Editori
De l’Imprimerie Nationale,
Formato
in 8° (218 x 138 mm),
Soggetto
Politica
Descrizione
legatura in mezza tela con piatti marmorizzati, conservati all’interno i piatti originali in carta grigia muta,

Descrizione

LIBRO Più che buon esemplare in barbe (leggere fioriture e bruniture alle carte) Le tavole rappresentano: “Concordance” e “rapport” fra il vecchio computo orario e quello nuovo deliberato dalla Convenzione (riproduzione grafica dell’orologio di Hanin et fils). Questa è la rara stampa ufficiale, a cura della presidenza della Convenzione, del nuovo calendario rivoluzionario repubblicano (dal 22 settembre 1793 al 21 settembre 1794), in esecuzione del decreto 4 Frimaire i cui XVI articoli sono riportati. Il calendario (in vigore anche negli stati italiani napoleonici) rimase applicato fino al 1 gennaio 1806 (poi soppresso dallo stesso Napoleone) e venne ripristinato per soli 18 giorni durante la Comune di Parigi. Usava il sistema decimale (10 ore di 100 minuti, 3 decadi mensili e così via). I nomi di giorni e mesi furono ideati da Fabre d’Eglantine (1750 - 1794), drammaturgo di successo presto caduto in disgrazia e ghigliottinato dopo un processo sommario. La nuova struttura del calendario fu elaborata da un collettivo prestigioso: il matematico Pierre Laplace, l’astronomo Giuseppe Lagrangia (noto come Lagrange), il padre della geometria descrittiva Gaspard Monge (sfuggito per un soffio alla ghigliottina), l’astronomo Joseph de Lalande. Erano coordinati da Gilbert Romme (1750 - 1795), che firma il decreto e che a sua volta era un matematico affermato. Il povero Romme non ebbe fortuna; condannato a morte durante il Terrore, si suicidò accoltellandosi quando già era stato condotto al patibolo, per non concedere ai suoi nemici la soddisfazione di eseguire la condanna.
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