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Libri antichi e moderni

Bot, Oswaldo [Osvaldo Barbieri]

Autoritratto futurista [in copertina: Auto-ritratto futurista. 50 illustrazioni]

Stab. Tip. E. Rebecchi & F. (in copertina: Edizione Futurista - - E. Rebecchi & F.),, 1929

5500,00 €

Pontremoli srl Libreria Antiquaria

(MILANO, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1929
Luogo di stampa
Piacenza,
Autore
Bot, Oswaldo [Osvaldo Barbieri]
Pagine
cc. [48] con numerose illustrazioni in bianco e nero nel testo.
Editori
Stab. Tip. E. Rebecchi & F. (in copertina: Edizione Futurista -, E. Rebecchi & F.),
Formato
in 8°,
Soggetto
Futurismo Libri Illustrati e d'Artista
Descrizione
brossura arancione con piccole unghiature, grafica in nero e rosso dell’autore,

Descrizione

LIBRO Edizione originale, primo stato. Eccellente esemplare, freschissimo e pulito sia internamente che alla copertina (appena scurita e con una minima traccia d’abrasione sul piatto anteriore): non comune in queste condizioni. Esemplare appartenente al primo stato della tiratura, con l’errore «OSWLADO» per Oswaldo a p. [3] (titolo della prefazione di Marinetti), errore poi corretto in tipografia in corso di stampa. Rara opera prima del geniale futurista piacentino Osvaldo Barbieri, in arte «Oswaldo Bot», che a partire dai tardi anni ’20 diede vita a un’intensissima attività artistica dispersa in decine di piccole edizioni oggi tutte estremamente difficili da reperire e scarsamente documentate nelle biblioteche pubbliche e private. ICCU registra a oggi solo tre copie dell’«Autoritratto» (BNC Firenze, APICE Milano e ASAC Venezia); a queste vanno aggiunte senz’altro la copia della Biblioteca Passerini Landi di Piacenza e quella del MART di Rovereto. OCLC registra quattro copie, tutte negli Stati Uniti: UCLA, Getty, Yale e NYPL, alle quali bisogna aggiungere l’esemplare del Wolfsonian-FIU. -- In pochi anni, dalla remota provincia emiliana, Bot s’impose tra le prime file del gruppo futurista che esponeva nelle principali mostre nazionali e all’estero. Nel 1934 litigò con i vertici del movimento (in particolare con il torinese Fillia, all’epoca principale riferimento per il futurismo artistico) e fuoriuscì, mantenendo comunque intatta fino alla seconda guerra una produzione artistico-editoriale di eccezionale qualità. «La genesi di “Autoritratto futurista”, il primo libro che ne è anche a tutti gli effetti l’esordio, è un tour de force condensato in tre mesi: alla fine del ’28 Bot riceve gli apprezzamenti di Marinetti per il suo “ritratto meccanico” del Duce, apparso sul foglio piacentino “La Scure” in ottobre. Appena nel maggio ’29 esce l’“Autoritratto”. [.] il 13 gennaio 1929 Bot invia a Marinetti un fascicoletto di otto fogli manoscritti, con titolo “Filtrazioni cerebrali di Oswaldo Bot”. Il testo manoscritto è disposto in maniera parolibera a incorniciare disegni stampati in piccolo su carta lucida e applicati ad arte sui fogli: trenta tavole esatte di quello che sarà l’“Autoritratto”, contornate dal relativo testo. Da questo invio [.] prendettero il via rapidissimi contatti tra un Marinetti entusiasta e un Bot che smania di cogliere l’occasione. È poi noto il testo della lettera che Marinetti invia a Bot l’11 maggio ’29: “Caro Bot, ecco la prefazione. Vorrei correggerne la bozza. Mandamela. Te la rimanderò senza tardare. Ti consiglio questi due titoli a scelta: Come mi vedo o Autoritratto futurista”. Il 24 maggio il libro è già pronto, e Bot lo presenta alla Festa del Libro di Piacenza, al Palazzo Gotico» (Futurismo Collezione Mughini, p. 297). -- L’«Autoritratto» — il capolavoro futurista di Bot — è perfetta sintesi della sua arte: 41 parolibere con illustrazioni in bianco e nero che rappresentano stati d’animo (non banalmente «50 illustrazioni», come dice il sottotitolo in copertina), aperte da un punto di domanda e chiuse da un punto esclamativo. La prefazione di Marinetti traccia un percorso del paroliberismo psicologico-introspettivo, dalle «Forze umane» di Benedetta alla «Psicopatografia» di Giordano passando per gli «Stati d’animo» di Steiner, per approdare finalmente a «Barbieri Osvaldo il Terribile»: «[…] in queste sue opere bot, senza preoccupazione di disegno o di colore, racconta col pennello la sia anima impetuosa e sfrenata, l’ossessione dell’indagine precisa lo rende meno sintetico di quel che vorrebbe, tutti i moti del suoi io sono fissati coi rudi contrasti elementari e la potenza rompente di un fiume che imprime ovunque a colpi d’onde maestose la passione e la velocità della sua piena rivoluzionaria […]. Così BOT punta il suo pennello come una mitragliatrice BOT! BOT! BOT! BOT!». -- «Certamente assai singolari risultano le sue “tavole psicopatografiche” pubblicate in “Autoritratto futurista” nel 1929 (che ebbe la prefazione di Marinetti), connesse nella pagina a scritte che ne suggeriscono l’interpretazione, e alcune in certo modo simbolicamente più descrittive, altre risolte in soluzioni più astratte. Ed anche questo è un filone al quale Bot ritornerà nelle “18 Psicografie dell’Affrica”, pubblicate a Tripoli nel 1940 e tendenti a soluzioni piuttosto astratte. (Un precedente prossimo, anche se d’un livello certo più rigoroso e al confronto assoluto, è nel lavoro d’un personaggio connesso all’ambito futurista piacentino quale Giuseppe Steiner, che nel 1923 ha pubblicato il volumetto “Stati d’animo disegnati”, nelle edizione futuriste di “Poesia”, Milano; e altri ne pubblicava contemporaneamente a Parma in “Rovente”, probabile suggerimento operativo per Bot […])» (Crispolti, Il caso Bot, in: Osvaldo Bot: opere 1925-1958, cat. della mostra Piacenza 1990). Bibl.: Cammarota, Futurismo, 52.1; Lista, Le livre futuriste, nn. 79-81 p. 39; Gazzola, Bot, pp. 64-70; Id., Oswaldo Bot extra moenia, p. 43; Futurismo Collezione Mughini, n. 3 p. 302; Bot: Futurismi di un giocoliere (Piacenza 2015), pp. 59-61

Edizione: edizione originale, primo stato.