Dettagli
Autore
Romagnosi, Giandomenico.
Soggetto
Antropologia e diritto - (Diritto naturale)
Descrizione
Pietro Bizzoni, Pavia, 1827. In 8vo, pp. 187 con Indice, bross. edit. in carta. Una delle opere più originali dell'autorevole giurista, per il quale i supremi principi della ragion giuridica naturale prendono forme e significati diversi secondo i tempi, i luoghi e le condizioni di civiltà a cui si applicano. Il Romagnosi (Salsomaggiore Terme, 1761 – Milano, 1835), ingegno enciclopedico vissuto tra due secoli, è stato un giurista e filosofo italiano, che ha apportato un notevole e originario contributo alla storia del pensiero. Si formò sulla scia del pensiero di Étienne Bonnot de Condillac e di Montesquieu, e lo scopo della sua attività come pensatore e come politico fu la traduzione della dottrina in arte di governo e d'incivilimento. Patriota, ebbe vita travagliata per le persecuzioni politiche. Il riconoscimento tributato dall’amministrazione napoleonica a Romagnosi per il suo valore scientifico testimonia anche una consonanza che legava il giurista ai protagonisti del nuovo corso della storia. Il sentimento nazionale era all’origine della sua gratitudine verso i francesi che avevano liberato il suolo italiano dall’occupante austriaco. Complessivamente, Romagnosi mostrava adesione convinta al rinnovamento politico, istituzionale e amministrativo avviato da Napoleone, anche se, nel tempo, non mancò di manifestare con le opere (con gli scritti, ma anche con l’azione politica) riserve nei confronti del suo operato (il culmine fu toccato con lo scritto uscito anonimo “Giudizio sul Regno di Napoleone Bonaparte” del 1814, in cui Napoleone è raffigurato come il traditore della rivoluzione).Già nella denominazione del suo insegnamento (Alta legislazione civile e criminale nei suoi rapporti colla pubblica amministrazione) si trova espresso con buona sintesi il contributo scientifico offerto dal giurista, all’interno del quale è da sottolineare il suo apporto alla nascente scienza dell’amministrazione in Italia: Romagnosi fu infatti tra i creatori del diritto amministrativo. Dal 1812 al 1814 diresse il «Giornale di giurisprudenza universale», inaugurando una stagione di intensa attività pubblicistica, che si protrarrà fino ai suoi ultimi anni. Al ritorno degli austriaci fu destituito dall’insegnamento universitario. Agli inizi ottenne la licenza di insegnare privatamente; fra gli allievi più ragguardevoli di questo periodo si annoverano personaggi come Carlo Cattaneo, Cesare Cantù, Giuseppe Ferrari, i fratelli Sacchi, Melchiorre Gioia. Al centro della sua riflessione stava adesso la delineazione di un ordinamento complessivo dello Stato, ch’egli immaginava sotto forma di monarchia costituzionale, ossia rappresentativa e nazionale (secondo il titolo dell’opera del 1815, fatta circolare anonima e in forma clandestina). Quando non poté insegnare più neppure privatamente, si dedicò per intero all’attività pubblicistica, proseguendo la collaborazione a riviste quali la “Biblioteca italiana”, “Il Conciliatore”, l’”Antologia” e soprattutto impegnandosi, a partire dal 1827, negli “Annali universali di statistica”, recentemente fondati (1824), e a cui per anni offrirà un contributo regolare. A Romagnosi va il merito di avere introdotto nella cultura italiana la disciplina della statistica. Figura difficile da delineare, quella di Romagnosi, anche per l’enorme massa di scritti, si può convenire che lo studio e l’insegnamento del diritto pubblico furono la sua occupazione centrale, ma altrettanto fondamentali furono le ricerche avviate agli inizi della sua carriera di studioso sul diritto penale. Conclusivamente si potrebbe dire che è la “natura delle cose” a costituire il criterio per la l’organizzazione della società politica: un pensiero incentrato appunto sul tema dell’incivilimento, sulla base del parallelismo tra le fasi della vita degli uomini e quelle della vita degli Stati. Alcune imperfezioni e mancanze della carta al dorso e usuali sporadiche fioriture del tempo.