AUTOGRAFODattiloscritto originale inedito.Stesura in pulito, sporadiche correzioni e aggiunte manoscritte in interlinea.Opera giovanile di Enzo Mainardi, inedita. L’opera inscena il classico escamotage letterario del manoscritto ritrovato e del suo autore, un giovane universitario indiano impazzito per via mistica e morto malamente, il cui nome è il capovolgimento anagrammatico di Enzo Mainardi, che si cela ovviamente anche sotto la sigla «E. M.», compagno e amico dell’autore all’università di Grenoble, incaricato della pubblicazione del manoscritto ritrovato in una bisaccia sul cadavere. L’opera è chiaramente di spunto autobiografico, dal momento che Mainardi frequentò un corso di Filosofia e Lettere moderne all’università di Grenoble nel 1919-1920, poco superati i vent’anni. L’opera precede l’adesione futurista dell’autore, da collocare nei pressi del Primo congresso nazionale del movimento nel 1924. -- Il protagonista della narrazione sperimenta l’“evasione quasi totale dei sensi dal corpo” e la fuoriuscita di sé dal proprio involucro fisico, fenomeno che egli battezza “AKUT”. Il racconto procede con il ricordo di un evento di separazione spirituale visto in India da bambino, su cui si innesta senza soluzione di continuità una riflessione teologica e quindi il protagonista si chiede “Sono io destinato a risolvere il più grande problema? | Riuscirò a concretizzare il Sogno? | Una grande certezza è in me: un giorno darò voce e braccia ad AKUT. | IO COMPIRÒ IL MIRACOLO”. Vale la pena ricordare che una delle liriche più antiche e note di Mainardi si intitola proprio “Il mio sogno”, e il “sogno”, tra virgolette nell’originale (come nel terzultimo verso della lirica: «come nel mio “Sogno”») torna con insistenza nel corso dell’opera, in particolare nell’ultima parte lirica (“Libero anche dal presente, | vivrò nell’attesa che si realizzi | il “Sogno”. | Finché io stesso non sarò che il “Sogno”). -- Fondamentale da questa prospettiva il “Manifesto” esposto nel quartultimo capitolo, “Arresto e evasione di un ‘AKUT’”: «[…] noi lanciamo la nuova teoria del “Senso”. | L’uomo è un “senso” personale circondato da una atmosfera o “aura” personale, nella quale vive e attraverso la quale si diffonde nel “senso” cosmico. | Il “senso” non è solido, non è liquido, non è gassoso. [In rosso:] Il “senso” è un quarto stato, è la chiave che Dio pone nelle mani dell’uomo per aprire lo scrigno che contiene i gioielli trascendentali della Quarta Dimensione. [Fine della scrittura in rosso] | È nell’anima, nell’intelligenza, nella materia. È come lo spirito ma non è lo spirito. Era prima di noi, sarà oltre noi. | L’idea, che genera l’azione, nasce dal “sogno” e sfocia nel “sogno”. | Il “senso” determina il “sogno” quindi, tutto, nella vita, è “senso” e “sogno”. […] Noi adoriamo il “Sogno”. | Noi esaltiamo il “Senso” con il suo magico potere irradiante e captante! | [Chiude il manifesto la firma, in rosso:] IL MOVIMENTO UNIVERSALE | “Adoratori del Sogno”». Nel capitolo seguente, “Una notte a Torino”, il protagonista assiste a un concerto di violino e grancassa che sconvolge e ammalia il pubblico. La descrizione della musica è appassionata e coinvolgente e richiama ancora i versi de “Il mio sogno”: «Anche voi | miserabili mortali | presto | come nel mio “Sogno”: | VEDRETE LA MUSICA | ASCOLTERETE I COLORI. -- “AKUT” si configura insomma come l’opera giovanile inedita e, fino a oggi, sconosciuta, nella quale l’autore tentò di offrire una consistenza narrativa al suo pensiero teosofico, pensiero che fa da cornice almeno ai componimenti della prima raccolta, “Preludio”, composta nel 1919 ma pubblicata solo nel 1973, ma che si riconosce in filigrana delle sue liriche successive, tra le quali alcune raccolte nei “Nuovi poeti futuristi” del 1925, e che Carlo Belloli descrisse come “interdinamismo cromotensivo”. -- Nella sua scheda de “La Scintilla”, la rivista futurista militante fondata da Mainardi nel giugno 1925 e durata per soli tre fascicoli, Umberto Carpi ha tracciato un profilo di Mainardi ancora oggi insuperato. Lo studioso aveva fatto in tempo, infatti, a parlare direttamente con Mainardi e a consultare il suo archivio, nonché proprio il dattiloscritto di “Akut” su cui si sofferma lungamente, leggendolo in controluce del contesto politico e artistico entro il quale si mosse Mainardi nel corso degli anni venti: «Il protagonista del romanzo, dotato di una specie di surplus sensoriale (d’un “akut” appunto) che lo pone in contrasto con l’ordine costituito e poi irrimediabilmente lo trascina a una sorta di rifiuto-emarginazione, conta fra i suoi sparuti ed emblematici adepti un anarchico di nome Scaleno: e proprio a Scaleno il Mainardi paragona l’anarcofuturista Soggetti. […] un singolare capitolo dell’“Akut” mainardiano, nel quale il protagonista, internato in manicomio, vi incontra un professore universitario così immedesimato nella parte di Lenin da averne persino acquisito le sembianze. È ben vero che la follia dello pseudo-Lenin assicura una preventiva presa di distanze, ma l’attrazione che le tesi dello straordinario alienato palesemente esercitano su Mainardi risultano davvero sorprendenti. Si tratta di un documento eccezionale dell’idea che del bolscevismo poteva possedere un ardito-futurista. [Segue lunghissima citazione dal testo del dattiloscritto …] le pagine di incubo “leniniano” che abbiamo letto ci permettono di cogliere alcuni sorprendenti risvolti politico-culturali. Elenco telegraficamente: l’alternarsi di repulsione e di attrazione per il radicalismo rivoluzionario antiborghese; il tema dell’individuo eccezionale, levatore di storia, rispetto alla passività delle masse; la specularità Lenin/Mussolini (e Marinetti); il palese disagio del futurista-macchinista, ma squadrista agrario, di fronte alla logica anticontadina e operaio-industriale» (pp. 195 e 207 e 209).Bibl. Umberto Carpi, L’estrema avanguardia del Novecento (1985), pp. 189-210.
Edizione: dattiloscritto originale inedito.