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Libri antichi e moderni

[Carducci, Giosuè]

A Satana. Inno di Enotrio Romano

s. n.,, 1865

1300,00 €

Pontremoli srl Libreria Antiquaria

(MILANO, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1865
Luogo di stampa
Italia [Pistoia],
Autore
[Carducci, Giosuè]
Pagine
pp. 12, testo racchiuso in cornice tipografica.
Editori
s. n.,
Formato
in 8° (207 x 139 mm),
Edizione
Edizione originale.
Soggetto
Poesia Italiana dell' 800
Descrizione
brossura originale muta rosa chiaro,
Prima edizione

Descrizione

LIBRO Edizione originale. CON AUTOGRAFO. La copia di Narciso Feliciano Pelosini, avvocato di successo, scrittore e poeta, caro amico di Puccini e di Carducci, con cui a più riprese si confrontò per motivi politici; pregiata dall’invio autografo dell’autore «All’avv. N.F. Pelosini / G. C.» al piatto anteriore della brossura. Brossura con qualche marginale segno del tempo e un rinforzo in carta antica al dorso; piccola gora al margine esterno basso, che non tocca in alcun modo il testo, per il resto ottimo esemplare conservato in astuccio su misura. Scritto nel settembre 1863 e qui pubblicato in editio princeps, per la prima volta utilizzando lo pseudonimo di Enotrio Romano, l’inno «A Satana» compare privo della terz’ultima strofa («passa benefico / di loco in loco / su l’infrenabile / carro del foco»), che fu aggiunta solo nella seconda edizione del novembre 1867 (pubblicata con le stesse caratteristiche, ma in stampa meno elegante e in formato ridotto). L’inno fu poi ricompreso per la prima volta in volume nelle «Poesie» del 1871 (Firenze, Barbera). La datazione all’«Anno MMDCVIII dalla fondazione di Roma», e non con la data tradizionale, intende fin da principio porsi in opposizione alle convenzioni cristiane. Il poeta scrisse a Chiarini in una lettera del 15 ottobre 1863: «È inutile che io avverta aver compreso sotto il nome di Satana tutto ciò che di nobile e bello e grande hanno comunicato gli ascetici e i preti con la formula “Vade retro Satana”; cioè la disputa dell’uomo, la resistenza all’autorità e alla forza, la materia e la forma degnamente nobilitate. [.] Dopo letto, ricorda che è lavoro d’una notte». Qualche mese dopo (12 aprile 1864) Carducci aggiunse in una lettera a Luisa Grace Bartolini: «Ora quei miei versi possono apparire anti-cristiani. [.] Ho detto, possono apparire: perché, nell’intenzion mia, son più tosto anti-mistici, anti-ascetici, anti-medievali, che anti-cristiani». Quanto alla figura di Satana, non va identificato con il demonio; in risposta a Quirico Filopanti, sul «Popolo» del 10 dicembre 1869, Carducci scrisse: «Tu non potevi non intendere a qual nume inneggiassi io. Tu l’hai detto: alla Natura. E alla Ragione, aggiunge il redattore del “Popolo”. Sì, ho inneggiato a queste due divinità dell’anima mia, dell’anima tua e di tutte le anime generose e buone, e queste due divinità che il solitario e macerale e incivile ascetismo abomina sotto il nome di carne e di mondo; che la teocrazia scomunica sotto il nome di Satana. Satana per gli asceti è la bellezza, l’amore, il benessere, la felicità. Quella povera monachella desidera un cesto d’indivia? in quel cesto v’è Satana. Quel frate si compiace di un uccellino che canta nella sua cella solinga? in quel canto v’è Satana. Ecco, nella caricatura ridicola della leggenda, quel feroce ascetismo che rinnegò la natura, la famiglia, la repubblica, l’arte, la scienza, il genere umano; che soppresse, a profitto della vita futura, la vita presente; che, per amore dell’anima, flagellò, scorticò, abbrustolò, agghiadò il corpo». Cfr. Barbieri, Le editiones principes, Levia Gravia s.n. in fine