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Gravures

BEATRICETTO Nicolas Beatrizet detto

Tito Livio

1550

1000,00 €

Antiquarius Libreria

(Roma, Italie)

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Détails

Année
1550
Format
235 X 310
Graveurs
BEATRICETTO Nicolas Beatrizet detto

Description

Bulino, 1550 circa, titolato e firmato in basso al centro TITVS LIVIVS PATAVINVS CVIVS INVICTO CALAMO / INVICTA ROMANORVM FACTA SCRIPTA SVNT / ANTONIUS SALAMANCA EXCUDEBAT. Sebbene priva di firma, l’opera è universalmente attribuita a Nicolas Beatrizet; figura nella lista dei lavori a lui assegnati da Bartsch, Robert-Dumesnil e Bianchi. Esemplare nel secondo stato di due descritto da Bianchi, con l’imprint di Antonio Salamanca Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva con filigrana “frecce intrecciate con stella” (cfr. Woodward nn. 193-195), con margini, in eccellente stato di conservazione. Come afferma Silvia Bianchi, non è noto il modello per questa incisione del Beatrizet, che venne replicata in controparte (probabilmente dallo stesso incisore) per i tipi di Antonio Lafreri e successivamente (1580 circa) copiata anche da Ambrogio Brambilla per l’editore Claudio Duchetti. “Esistono diverse versioni di questa incisione: la prima, della bottega di Antonio Lafréry, fu stampata nel 1572; ad essa fece seguito una riedizione a cura di Pietro De Nobili nel 1584. Un’altra, incisa da Nicolas Beatrizet, venne edita per i tipi di Antonio Salamanca, e da quella di Salamanca derivò una ristampa a cura di Fernando Bertelli nel 1586. La nostra, re-incisa da Giovanni Ambrogio Brambilla per i tipi di Claude Duchet e datata al 1582, discende dall’edizione del Lafréry” (cfr. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). L’opera appartiene allo ' Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. ' Lo ' Speculum ' ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anche francesi: curioso vedere come alcune tavole vengano ristampate a Parigi da Francois Jollain alla metà del XVII secolo. Diverso percorso ebbero alcune lastre stampate da Antonio Salamanca nel suo primo periodo; attraverso il figlio Francesco, confluirono nella tipografia romana di Nicolas van Aelst. Altri editori che contribuirono allo Speculum furono i fratelli Michele e Francesco Tramezzino (autori di numerose lastre che confluirono in parte nella tipografia Lafreri), Tommaso Barlacchi, e Mario Cartaro, che fu l’esecutore testamentario del Lafreri, e stampò alcune lastre di derivazione. Per l’intaglio dei rami vennero chiamati a Roma e impiegati tutti i migliori incisori dell’epoca quali Nicol. Engraving, c. 1550, titled and signed at lower center TITVS LIVIVS PATAVINVS CVIVS INVICTO CALAMO / INVICTA ROMANORVM FACTA SCRIPTA SVNT / ANTONIUS SALAMANCA EXCUDEBAT. Although unsigned, the work is universally attributed to Nicolas Beatrizet; it appears in the list of works assigned to him by Bartsch, Robert-Dumesnil and Bianchi. Example in the second state of two described by Bianchi, with the imprint by Antonio Salamanca. Magnificent proof, rich in tone, printed on contemporary laid paper with watermark "arrows intertwined with star" (see Woodward nos. 193-195), with margins, in excellent condition. As Silvia Bianchi states, there is no known model for this engraving by Beatrizet, which was replicated in counterpart (probably by the same engraver) for Antonio Lafreri and later (c. 1580) also copied by Ambrogio Brambilla for the publisher Claudio Duchetti. “Several versions of this engraving exist: the first, from the workshop of Antonio Lafréry, was printed in 1572; it was followed by a reissue by Pietro De Nobili in 1584. Another, engraved by Nicolas Beatrizet, was published by Antonio Salamanca, and from that of Salamanca derived a reprint by Fernando Bertelli in 1586” (translation from C. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). The work belongs to the Speculum Romanae Magnificentiae, the earliest iconography of ancient Rome. The Speculum originated in the publishing activities of Antonio Salamanca and Antonio Lafreri (Lafrery). During their Roman publishing careers, the two editors-who worked together between 1553 and 1563-started the production of prints of architecture, statuary, and city views related to ancient and modern Rome. The prints could be purchased individually by tourists and collectors, but they were also purchased in larger groups that were often bound together in an album. In 1573, Lafreri commissioned a frontispiece for this purpose, where the title Speculum Romanae Magnificentiae appears for the first time. Upon Lafreri's death, two-thirds of the existing copperplates went to the Duchetti family (Claudio and Stefano), while another third was distributed among several publishers. Claudio Duchetti continued the publishing activity, implementing the Speculum plates with copies of those "lost" in the hereditary division, which he had engraved by the Milanese Amborgio Brambilla. Upon Claudio's death (1585) the plates were sold - after a brief period of publication by the heirs, particularly in the figure of Giacomo Gherardi - to Giovanni Orlandi, who in 1614 sold his printing house to the Flemish publisher Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, on the other hand, sold his own plates to the publisher Paolo Graziani, who partnered with Pietro de Nobili; the stock flowed into the De Rossi typography passing through the hands of publishers such as Marcello Clodio, Claudio Arbotti and Giovan Battista de Cavalleris. The remaining third of plates in the Lafreri division was divided and split among different publishers, some of them French: curious to see how some plates were reprinted in Paris by Francois Jollain in the mid-17th century. Different way had some plates printed by Antonio Salamanca in his early period; through his son Francesco, they goes to Nicolas van Aelst's. Other editors who contributed to the Speculum were the brothers Michele and Francesco Tramezzino (authors of numerous plates that flowed in part to the Lafreri printing house), Tommaso Barlacchi, and Mario Cartaro, who was the executor of Lafreri's will, and printed some derivative plates. All the best engravers of the time - such as Nicola Beatrizet (Beatricetto), Enea Vico, Etienne Duperac, Ambrogio Brambilla, and others ' - were called to Rome and employed for the intaglio of the works. All these publishers-engravers and merchants-the proliferation of intaglio workshops and artisans helped to create the myth of the Speculum Romanae Magnificentiae, the oldest and most important iconograph. Cfr.
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