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Gravures

MAGINI Giovanni Antonio

Terra di Bari et Basilicata

1604

450,00 €

Antiquarius Libreria

(Roma, Italie)

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Détails

Année
1604
Lieu d'édition
Bologna
Format
464x375
Graveurs
MAGINI Giovanni Antonio

Description

In basso a destra, nel cartiglio, troviamo il titolo TERRA DI BARI ET BASILICATA e la dedica All’ Ill.mo mio Sig.r et P[ad]ro[ne] Col.mo Il Sig.r Marchese Hercole Malvezzi &c. Fabio di Giovanni Antonio Magini Padovano. A sinistra la scala grafica Miglia dieci (10 miglia pari a mm 40). Orientazione nei quattro lati al centro con il nome dei punti cardinali Septentrio, Meridies, Oriens, Occidens, il nord in alto. Graduazione ai margini di 1’ in 1’ da 39° 56’ a 41° 18’ 20’’ di latitudine, e da 38° 28’ 20’’ a 40° 43’ di longitudine. La carta della Terra di Bari e della Basilicata di Magini si basa, come fa notare Almagià, essenzialmente sull’Atlantino manoscritto di Niccòlo Antoni Stigliola e Mario Cartaro. Scrive Almagià: “La fonte principale che il Magini ha — direttamente o indirettamente —utilizzato è una carta ufficiale del Reame di Napoli, eseguita dallo studioso nolano Niccolò Antonio Stigliola o Stelliola (1547-1623) in un lungo volger d’anni, certo tra il 1583 e il 1594, con l’aiuto anche del cartografo viterbese Mario Cartaro. La prima notizia di questo lavoro si ha da una lettera dello Stigliola stesso all'Ortelio in data 16 giugno 1588, nella quale costui scriveva che aveva sperato di potergli mandare la corografia del Reame di Napoli, che doveva esser finita presto “sed communi quadam rerum calamitate concidit, praeterito iam quinquennio”; dalle quali ultime parole si ricava che lo Stigliola attendeva a quest’opera per lo meno dal 1583, ma non risulta che avesse allora un incarico governativo. Ma nel maggio 1591 troviamo lo Stigliola insieme con Mario Cartaro occupati a riconoscere la descrittione del Regno, mediante un viaggio di due mesi, per il quale entrambi ricevono una indennità speciale. Anzi il Cartaro sin dal novembre 1590 si trova impiegato presso la Regia Corte con l’incarico di disegnare e ponere in pianta qualsivoglia silo e pianta del Regno; dal 1593 egli figura poi tra gli ingegneri della Regia della Corte, lo Stigliola tra gli ingegneri municipali, come successore di Pompeo Basso. Nel 1595 lo Stigliola perde l’ufficio, perché, accusato di idee eretiche, è incarcerato dal Sant’Uffizio a Roma e sottoposto a processo. […] A noi rimangono una carta generale del Regno di Napoli, misurante cm. 69.2 X 40.3 e dodici cartine delle singole province — tutte a un dipresso dello stesso formato (circa cm. 51 X 36) e alla stessa scala e perciò formanti nell' insieme una carta unica — manoscritte, a colori, con la firma Mario Cartaro F. 1613 conservate in un volumetto della Biblioteca Nazionale di Napoli. La data tarda, e meglio altri caratteri già altrove segnalati, ci attestano che si tratta di una copia o comunque di una derivazione. […] La rappresentazione dell'Italia meridionale offertaci dalle dodici cartine costituisce sotto ogni riguardo e per ogni elemento un progresso così enorme rispetto a tutti i prodotti precedenti, che non trova spiegazione se non, appunto, nella considerazione che si tratta lavoro eseguito in lungo periodo di tempo, da persone di particolare competenza, e per incarico governativo. Ora è certo che il Magini ebbe sott'occhio i materiali derivanti da questo lavoro cosa pregevole […] la grandissima somiglianza con l’Atlantino napoletano del Cartaro, sia nel disegno dei contorni, sia nella rete idrografica fondamentale, i due elementi pei quali appunto il progresso rispetto a qualunque prodotto precedente appare più evidente. […] Anche per il rilievo vi sono somiglianze sostanziali nella rappresentazione della catena principale appenninica, la quale peraltro nell'Abruzzo passa ad est del Fucino nella carta del Magini, mentre nell'Atlantino del Cartaro corre ad ovest. La forma e la rappresentazione dei principali bacini lacustri è pure comune. La rappresentazione maginiana è tuttavia, per gli elementi finora esaminati più ricca e più completa” (cfr. R. Almagià, L'Italia di Giovanni Antonio.