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Gravures

DIAMANTINI Giuseppe

Ninfa seduta o Pleiade

1663

2000,00 €

Antiquarius Libreria

(Roma, Italie)

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Détails

Année
1663
Format
145 X 208
Graveurs
DIAMANTINI Giuseppe

Description

Acquaforte, ante 1663. Bellini (TIB 4730.016) segnala che in tutte le impressioni esaminate si nota una linea verticale, dovuta a un danno della lastra, che va dal braccio sinistro della donna alla gamba destra. ' L'acquaforte potrebbe risalire alla fine dell'attività dell'artista, quando le sue opere cominciarono ad anticipare elementi di stile settecentesco. Della serie Le Pleiadi. ' “Finora considerate separatamente, le sette lastre costituiscono un insieme compatto per stile, tecnica, formato e soggetto. ' Esse corrispondono verosimilmente (con l'aggiunta di un ulteriore esemplare non identificato o forse coincidente con S.R5) alle "otto figure allegoriche" descritte da Heinecken (1778-1790, IV, p. 651) e poi transitate nella letteratura successiva (Huber 1797-1804, IV, nn. 34-31, p. 80; Gori Gandellini, De Angelis 1811, IX, nn. 24-31, p. 144; Vernarecci 1892, n. 22. p. 87). ' A questo proposito va osservato che, presso una collezione privata italiana, si conservano quattro fogli della serie, completi di margini e che verosimilmente sono rimasti sempre assieme dal momento della tiratura. ' Due di questi recano una scritta antica affine, ma non identica, a quelle riscontrate su un gruppo di disegni appartenuti a un allievo del maestro, Pietro Paolo Brunacci da Montenovo (Ambrosini Massari 2017, pp. 233-234 e bibliografia precedente), facendo supporre che le incisioni appartenessero a un allievo o comunque a un precoce collezionista dell'opera di Diamantini. ' La serie, d'ispirazione allegorica e decorativa, rivela notevole virtuosismo e libertà d'esecuzione. ' Le semplificazioni del disegno e del chiaroscuro, la mancanza di firme o sigle di stampa e un generale gusto neo-cinquecentesco (che sembra guardare, come già suggerito dalla critica, al mondo di Marcantonio Raimondi e, si potrebbe aggiungere, a certi temi sviluppata da Agostino Carracci) suggerisce una datazio- ne precoce, anteriore al 1663. Va rilevata, a questo proposito, un'affinità tecnica e (più vagamente) iconografica con le uniche due incisioni note di Guido Cagnacci (Teeuwisse 2009, pp. ' 153-156) e con il gruppo dei Quattro elementi inciso verso il 1640-1660 da Giulio Carpioni (Mazzoli 2008, nn. 15-18, pp. 58-64). ' A quest'ultimo (e, in particolare, alla lastra raffigurante l'Aria) Diamantini sembra guardare per individuare il particolare rapporto tra figura e paesaggio. ' Il soggetto del gruppo può essere provvisoriamente riconosciuto nelle Pleiadi, figure della mitologia classica originaria dell'Arcadia, figlie di Atlante e di Peione e corrispondente alle sette stelle dell'omonima costellazione. ' Secondo la tradizione una delle Pleiadi (alternativamente identificata con Sterope, Elettra o Merope) sarebbe meno visibile delle altre, a causa della vergogna causata da un suo comportamento passato. ' Nella serie incisa da Diamantini, in effetti, una delle figure (S.1b) è voltata di spalle e sembra volersi celare allo sguardo dell'osservatore. ' Va rilevato tuttavia come tale soggetto costituirebbe un unicum iconografico nel Seicento veneziano, con l'eccezione della tela, dubitativamente identificato con Orione e le Pleiadi, dipinto da Pietro Liberi per Palazzo Ferro Fini a Venezia (Ruggeri 1996, n. P69, pag. 144)” (cfr. Luca Baroni, Giuseppe Diamantini – Catalogo Ragionato delle Incisioni – in Giuseppe Diamantini pittore e incisore dalle Marche a Venezia, 1.c, pp. 270 – 271). Ottima impressione, nello stile di Diamantini, su carta vergata coeva, con margini, in buono stato di conservazione. ' Bibliografia TIB 4730.016; Le Blanc, I, p. 123, n. 29; L. Baroni, in Giuseppe Diamantini pittore e incisore dalle Marche a Venezia (2021), pp. 270 – 271. ' Etching, ante 1663, unlettered. In all the impressions examined, a vertical lone, due to plate damage, goes from the woman’s left arm to her right leg. The etching may date from the end of the artist’s activity when his works began to anticipate elements of eighteenth-century style. ' According to Luca Baroni the plate is from the series of Pleiades, consisting of seven seven plates; they constitute a compact whole in terms of style, technique, format and subject. ' They probably correspond (with the addition of a further unidentified specimen or perhaps coinciding with S.R5) to the "eight allegorical figures" described by Heinecken (1778-1790, IV, p. 651) and then passed on in subsequent literature (Huber 1797-1804, IV, nn. 34-31, p. 80; Gori Gandellini, De Angelis 1811, IX, nn. 24-31, p. 144; Vernarecci 1892, n. 22. p. 87). The series, of allegorical and decorative inspiration, reveals considerable virtuosity and freedom of execution. ' The simplifications of the drawing and chiaroscuro, the lack of signatures or printing initials and a general neo-sixteenth-century taste (which seems to look, as already suggested by the critics, to the world of Marcantonio Raimondi and, we might add, to certain themes developed by Agostino Carracci) suggest an early date, before 1663. ' The subject of the group can be tentatively recognized in the Pleiades, figures of classical mythology originating in Arcadia, daughters of Atlas and Peione and corresponding to the seven stars of the homonymous constellation. ' According to tradition, one of the Pleiades (alternately identified with Sterope, Elettra or Merope) would be less visible than the others, because of the shame caused by its past behavior. ' In the series engraved by Diamantini, in fact, one of the figures (S.1b) is turned of back and seems to want to hide to the look of the observer. ' It should be noted, however, that this subject would constitute an iconographic unicum in seventeenth-century Venice, with the exception of the canvas, dubiously identified with Orion and the Pleiades, painted by Pietro Liberi for Palazzo Ferro Fini in Venice (Ruggeri 1996, no. P69, p. 144). A good impression, on contempoprary laid paper, with margins, good condition. Bibliografia TIB 4730.016; Le Blanc, I, p. 123, n. 29; L. Baroni, in Giuseppe Diamantini pittore e incisore dalle Marche a Venezia (2021), pp. 270 – 271. Cfr.
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