Gravures
Agostino Carracci (Bologna 1557 - Parma 1602)
Mercurio e le Tre Grazie, 1589
1500,00 €
Il Bulino Antiche Stampe s.r.l.
(Milano, Italie)
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Détails
Description
misure: mm 209 x 259
Pittore e incisore, fratello maggiore di Annibale (Bologna 1560 – Roma 1609) e cugino di Ludovico Carracci (Bologna 1555 – Bologna 1619). Fonda con loro l'Accademia degli Incamminati a Bologna il cui programma prevedeva un'adesione alla realtà in chiave antimanieristica, voleva il recupero della grande tradizione del Rinascimento italiano rifacendosi agli artisti del primo Cinquecento: Tiziano, Raffaello, Michelangelo e Correggio senza trascurare il colorismo veneto. A differenza di Annibale e Ludovico, i qualit privilegiarono la pittura su tela o ad affresco, per Agostino l'attività grafica è stata la principale occupazione raggiungendo risultati di grande livello attraverso la luminosità del segno e la chiarezza delle composizioni. Ha realizzato duecentotrentaquattro incisioni tra bulini e acqueforti sia d’invenzione che di riproduzione, rappresentando sia soggetti sacri che profani.
L'incisione è ratta dall'omonimo soggetto dipinto nel 1576 da Tintoretto (Venezia 1518 - Venezia 1594) in Palazzo Ducale a Venezia. L'incisione, per soggetto e formato, è da considerarsi in coppia con quella raffigurante Minerva allontana Marte dalla Pace e dall'Abbondanza datata 1589, data questa ragionevolmente valida per entrambi i rami. Nel foglio viene rappresentato Mercurio, divinità possente e vigorosa con il petaso alato e il caduceo attorno al quale sono intrecciati dei serpenti, mentre osserva tre fanciulle. Sono le Grazie dai corpi sinuosi, appena coperti da tessuti svolazzanti e riccamente panneggiati; la prima a sinistra, di spalle, poggia la mano su un dado mentre le altre due stringono tra le mani il mirto e la rosa, simboli di perpetuo amore. Contrariamente al dipinto, lo spazio è dilatato in orizzontale, si dà così un maggiore respiro alla vegetazione e alla natura ottenendo l'effetto di isolare le figure consolidandone l'equilibro che nel dipinto risulta precario. Carracci inoltre allunga i corpi e irrobustisce i profili dando così solidità e compattezza all'azione. In basso a destra all'interno del soggetto il monogramma "A.C", poco sopra: Iacobus Tinctoretus pixit. Nel margine inferiore bianco una riga su due colonne in latino: Spectator si scire cupis quid picta tabella est, est Iovis et Maiae filius et Charites. Nell'angolo a sinistra numero 3. Esemplare nel I/III stato prima delle aggiunte (II) e della rottura all'angolo inferiore destro (III).
Impressione eccellente, dai toni decisi e nitidi, riccamente inchiostrata con morbida e omogenea velatura di fondo grigio argentea. Esemplare rifilato lungo la battuta del rame. Ottimo stato di conservazione eccetto alcune piccole macchie. Esemplare controfondato in antico con timbro di collezione L P M Cerroni (1753 - 1826), storico e funzionario austriaco, figlio di un ricco mercante lombardo, consacrò la sua vita al collezionismo di manoscritti, libri e stampe, e alla scrittura. Catalogò la sua collezione che venne dispersa nel 1828 a Vienna, notevoli i nuclei di antichi maestri tedeschi e italiani.
Bibliografia: Bellori 390; Bartsch 117; De Grazia n. 149; LeBlanc 110.
Stato di conservazione: ottime